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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty MODIFICA DELLE PAROLE

Messaggio  felice.alloggio Ven Set 30, 2011 2:43 pm

Ciao Franz,
credo si stia facendo un pò di confusione fra politica e il fare attività di partito per poi proporsi o essere proposti ad entrare nei vari Consigli e, infine, in Parlamento. Moltissimi fanno politica: il popolo viola, i girotondini, i grillini, i ciellini, gli indignati, l'associazionismo, gli ambientalisti, i lobbysti, eccetera, eccetera. Pochi, molto pochi fanno attività di partito e ovviamente voglioni rimanere sempre in pochi per un fatto di concorrenza, infatti meno si è maggiori probabilità vi sono di diventare consiglieri, o parlamentari. Ovviamente per questo ci sono diverse tecniche, dal dossieraggio, alla modifica delle parole, eccetera. Ma è sempre la politica, nel senso della partecipazione, quella che determina la permanenza di questo o quel partito prima nei Consigli e nel Parlamento, poi nella società. L'esempio della scomparsa dal Parlamento dei verdi e della sinistra di Bertinotti e Ferrero ne sono un esempio, perchè la politica, cioè i famosi viola, ambientalisti, girotondini, ecettera eccetera, ad un certo punto si sono chiesti ed hanno chiesto ai Bertinotti ed ai Ferrero, cosa ci facevano nel governo Prodi assieme ai Mastella, ai Dini, ai Cicciobello (Rutelli), ai Di Puietro, eccetera, eccetera. E anche la parabola discendente del berlusconismo ne è un altro evidente esempio. Pertanto l'unico modo per salvare la nostra esistenza, non la Patria, non i governi e tanto meno i partiti, questi ultimi pur necessari nelle società, è quella di partecipare sempre agli eventi e non delegare mai a nessuno gli interessi relativi al proprio vivere, alla propria libertà, alla giustizia, al benessere sociale, allo stare insieme ovunque, per le strade, nelle piazze per chiedere chiarezza e verità e per mettere a nudo, lapidandole, la corruzione, i privilegi, il cinismo dei ricchi e dei potenti che prima provocano e poi disprezzano la povertà.
Ciao dal vostro felix
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty PER FELIX

Messaggio  Admin Ven Set 30, 2011 3:17 pm

Caro Felice, lieto di leggerti ed eccomi qui a chiarirmi meglio. Parlavo della modifica della parola politica pilotata da personaggi molto pericolosi che vorrebbero, ma non ci riusciranno mai, che tutti si nauseassero della politica, lasciando solo a loro il privilegio di farla. Come fare per far nauseare qualcuno dal fare politica? Modificando dal profondo giorno dopo giorno in modo martellante il significato della parola trasferendola da un piano di nobiltà alla quale appartiene, viene dal greco polis lo sai meglio di me, per trasferire il significato nella torbida zona delle brutte cose. Per cui la gente della strada confonde i politici con i politicanti e la politica con il politicume. Tutto qui. Un abbraccio da franz falanga.
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty A PROPOSITO DELLA COMUNICAZIONE

Messaggio  Admin Ven Set 30, 2011 5:19 pm

Mi sto dando un po’ di arie, lasciatemi fare un minimo di autopromozione. Per cui please, cliccate qui sotto. Grazie! franz falanga

http://www.goleminformazione.it/Recensioni/Libri/A-proposito-di-comunicazione-come-perdere-con-certezza-le-elezioni-di-Franz-Falanga.html

http://formazioneaziendale.wordpress.com/2009/04/27/franz-falanga-a-proposito-della-comunicazione-categoria-comunicazione-politica/
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty ALTRI DIALETTI: QUELLO DI CORATO (Bari)

Messaggio  Vittorio E. Polito Sab Ott 01, 2011 1:29 pm

Il dialetto coratino, oggi, è solo un sentimento del passato, come ha scritto nel 1982 Cataldo Bucci nel suo "Dizionario Etimologico Coratino". Infatti "è tanto, ma proprio tanto diverso da quello parlato dai nostri padri, che, a sua volta, era già diverso da quello parlato dai nostri nonni". Con questo traduttore immediato dall'italiano al coratino, creato proprio grazie all'immane lavoro di Cataldo Bucci, vogliamo dare un piccolo contributo alla conservazione e al recupero del patrimonio lessicale della nostra amata città, facendo in modo che se volete dire quella parola lì in coratino, ma proprio non vi viene... bè! sapete dove andare.

UNA BELLA INIZIATIVA, QUELLA DEL SITO

http://www.vivicorato.it/Tradizioni/dizionario.asp

CHE HA MESSO IN RETE IL DIZIONARIO DEL DIALETTO DI CORATO. LA NOVITA' STA NEL FATTO CHE BASTA INSERIRE UNA PAROLA E LA TRADUZiONE E' BELLA E FATTA.


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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty GRAZIE A POLITO

Messaggio  Admin Dom Ott 02, 2011 8:27 am

Ho il piacere di ringraziare Vittorio Polito per il suo lodevole e costante aggiornamento che fa su Comanacosaellalde. Plaudo alla magnifica inziativa degli amici di Corato con quel loro dizionario on line. In proporzione noi abitanti di una città più grande dovremmo fare quanto meno le stesse eccellenze. Ho digitato "sfaticato" (non c'entra nulla con la tesi di questo mio messaggio) e vedete un pò che cosa mi è uscito. Notare l'uso della "j". franz falanga

sfaticato" in coratino diventa:

angappamòscue - (s.m.) - Fannullone.

cammisafrèsc-che - (s.m.) - comp. - Sfaticato, poltrone.

dermacchjare - (agg.) - vd. dermì - Dormiglione.

mangiaguadagne - (s.m.) - comp. - Fannullone.

panepèrse - (s.m.) - comp. - Paneperso, fannullone.

pappasùonne - (s.m.) - comp. - Letter. mangiasonno; dormiglione (PAG), stordito.

scalfaiazze - (s.m.) - comp. - Letter. scaldagiaciglio; dormiglione, fannullone.

sfaciannate - (agg.) - it. faccenda - Sfaccendato. Ozioso. Disoccupato.

stangachjazze - (s.m.) -comp. - Perdigiorno, fannullone.

stangapesule - (s.m.) - comp. - vd. stangachjazze.


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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty RE: GRAZIE A FALANGA

Messaggio  Vittorio E. Polito Dom Ott 02, 2011 9:41 am

E fu così che il buon Franz, che ringrazio a mia volta, mi ha invitato a nozze a proposito del dizionario di Corato, dal quale vi sono da prendere lezioni. Come Falanga ho ripreso alcuni vocaboli e, noto, che c'è una ricchezza di significati e di esempi veramente invidiabile e per la delizia di alcuni cultori del dialetto, si affaccia di tanto in tanto la indispensabile lettera J, che qualcuno sostiene, erroneamente, che non fa parte dell'alfabeto e quindi da eliminare (?), mentre è presente in molti dialetti dell'area pugliese e barese. Certamente non si tratta di un obbligo usare la J, ma quando ci vuole, ci vuole, invece di mettere più I con accenti o senza accenti. Insomma imposizioni non gradite dalla maggior parte degli scrittori e poeti del dialetto barese. O no?

Ecco il frutto della mia ricerca:

Aggiustare
accumetà - (v.) - lat. accomodare - Accomodare, rimediare, accordarsi.
addrezzà - (v.) - lat. dirictiare da dirictus, dritto (DE) - Raddrizzare; imbroccare la strada giusta (DER).
aggestà - (v.) - lat. med. adjustare (DER) Aggiustare, riparare.
arrecapetà - (v.) - lat. volg. capitare - Capitare, succedere; sistemare; so' arrecapetate 'n guàie, mi è capitato un guaio; so' arrecapetate tutte, ho sistemato, ho messo a posto tutto.
arremerià - (v.) - lat. remedium, rimedio - Rimediare, arrangiare.
arrenaccià - (v.) - gr. rinèo, limare - Rammendare.
arrepezzà - (v.) - lat. med. pettìa, pezza (DE) - Rattoppare.
cangià - (v.) - fr. changier - Cambiare, scambiare.
rettefecà - (v.) - tardo lat. rectifcare (DE) - Rettíficare.
sarcì - (v.) - lat. sarcire, ricucire - Rammendare (PAG).
scambelescìà - (v.) - c.s. - Rabberciare, adattare alla meglio (PAG).

Buono
abbunà - (v.) - fr. abonner - Abbonare, abbonarsi.
addattate - (agg.) - lat. adaptus - Garbato, a modo, decente; vestite addattate, vestito decente.
aggarbate - (agg.) - Ben fatto, ben modellato.
allecchètte - (agg.) - Magnifico, squisito.
buone - (agg.) - lat. bonus - Buono; allabbùone, stupido; alla hùone alla bùone, inaspettatamente.
caretatèvue - (agg.) - lat. charitas - Caritatevole.
cemetèrie - (s.m.) - it. cimitero - Persona da nulla (PAG).
chjachìelle - (s.m.) - Uomo da niente, inesperto, sempliciotto (PAG).
crestiane - (s.m.) - gr. kristianòs, cristiano - cristiano; persona, individuo; le crestiane, la gente.
dòlece - (agg.) - lat. dulcis - Dolce; si dice anche di persona inetta.
lescìteme - (agg.) - lat. legittimus, conforme alle leggi - Legittimo, legale. Genuino. Sano, senza difetti fisici, integro.
matafàune - (s.m.) - gr. mataios, infruttuoso - Babbeo, bietolone (PAG).
sandudde - (s.m.) - c.s. - Finto buono.

Gonfiato
attamerrate - (agg.) - vd. tammurre - Gonfio, della pancia.
avandasciotte - (s.m.) - Vantatore, millantatore.
pagghiuse - (agg.) - Fanfarone, millantatore. Femm. pagghjàuse.
palluniste - (s.m.) - Fanfarone.
sciarabballiste - (s.m.) - c.s. - Guidatore di calesse. Fanfarone.

Grazioso
addattate - (agg.) - lat. adaptus - Garbato, a modo, decente; vestite addattate, vestito decente.
berefatte - (agg.) - comp. di belle e fatte - Ben fatto, bello, spec. di viso; femm. berafatte.
dòlece - (agg.) - lat. dulcis - Dolce; si dice anche di persona inetta.
piacèvue - (agg.) - tardo lat. piacibilis (DE) - Piacevole, gustoso.

Furbo
attruttà - (v.) - ted. treten, camminare - Ammaliziare
attrappate - (agg.) - Ammalizzito, malizioso (PAG).
berbande - (s.m.) - lat. birba - Birbante, furbacchione.
dritte - (agg.) - lat. volg. dirictus (DE) - Dritto, furbo.
falapustìere - (s.m.) - sp. filihustero, corsaro - Persona furba, maliziosa.
felone - (s.m.) - lat. filum - Pane di forma allungata (PAG) - Persona furba.
malezziuse - (agg.) - lat. malitiosus - Malizioso. Femm. *malezziàuse.
marpiàune - (s.m.) - fr. marpion, piattola - Persona molto furba.
zechelàune - (s.m.) - ? - Uomo scaltro, volpone (PAG).

Riparare
accumegghjà - (v.) - lat. accumuliare, da cumulius (LEG) - Coprire.
accumetà - (v.) - lat. accomodare - Accomodare, rimediare, accordarsi.
aggestà - (v.) - lat. med. adjustare (DER) Aggiustare, riparare.
arrecapetà - (v.) - lat. volg. capitare - Capitare, succedere; sistemare; so' arrecapetate 'n guàie, mi è capitato un guaio; so' arrecapetate tutte, ho   sistemato, ho messo a posto tutto.
arremerià - (v.) - lat. remedium, rimedio - Rimediare, arrangiare.
arrepezzà - (v.) - lat. med. pettìa, pezza (DE) - Rattoppare.
cuvrì - (v.) - lat. cooperire (DE) - Coprire.
gavetà - (v.) - lat. cavitare da cavère, guardarsi (DER) - Evitare, scansare; salvaguardarsi.
protègge - (v.) - lat. protegere - Proteggere.
revestì - (v.) - tardo lat. revestire (DE) - Rivestire, ricoprire.

Saziare
abbeffà - (v.) - lat. bufo, rospo (LEG) - Gonfiare di cibo.
abbinghià - (v.) - lat. ab implere (DER) Saziare; abbìnghjeme e cuòccheme, persona pigra, indolente.
attenazzà - (v.) - denom. da tino - Gonfiarsi di cibo.
mangià - (v.) - fr. ant. mangier - Mangiare. Mangià assute, non mangiare minestra. Mangià pane e curtìedde, mangiare pane, tagliuzzato col coltello per mancanza di denti e di companatico.
'mbuttì - (v.) - lat. buttis - Imbottire, riempire qualche cosa.
seggebbà - (v.) - it. cibare - Nutrirsi, mangiare.

Uccello
acìedde - (s.m.) - lat. volg. aucellus (DE) - Uccello; volg. membro maschile; pl.acèddere; dim. acedduzze.
càcchje - (s.m.) - lat. volg. caclus, germoglio (DE) - Eufemismo per cazze.
caggiane - (s.m.) - lat. volg. gavja (DE) - Gabbiano (PAG).
cazze - (s.m.) - gr. akation, albero maestro della nave (DER) - Cazzo, membro virile, pene; c'èndre came u cazze pu paternostre, cioè non c'entra affatto; a cazze de cane, di cosa fatta male.
cecè - (s.m.) - Voce infantile per uccello; pene infantile.
ciàule - (s.f.) - Uccello in genere; membro virile; Ciàula d'ore, nome dato dal popolo al monumento ai Caduti, rappresentato da un soldato nudo.
criapòpele - (s.m.) - comp. - Creapopolo, sinonimo scherzoso di membro virile.
'ngannapastàure - (s.m.) - Uccello che si attacca al capezzolo della mucca succhiandone il latte.


NON SI PUO' CHE COMPLIMENTARSI CON GLI AUTORI DI TALE INIZIATIVA MERITEVOLE DI OGNI CONSIDERAZIONE E SEGNALAZIONE. VA ANCHE DETTO CHE NEL PREDETTO DIZIONARIO NON VI SONO PAROLE CHE INIZIANO CON UNA DOPPIA CONSONANTE E SONO INTERESSANTI ANCHE I PROVERBI.


Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Sab Nov 11, 2017 7:49 am - modificato 2 volte.
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty DA "LOSTRADONE.EU" DI MARTINA FRANCA.

Messaggio  Vittorio E. Polito Lun Ott 17, 2011 5:01 am



http://www.lostradone.eu/index.php?operation=vedi_articolo&articolo=3660

“Stringiamoci a coorte”, grazie al dialetto si parla di cose reali


Dalla sezione Società del 08-10-2011

di TERESA GENTILE

MARTINA FRANCA - Nell’ambito delle celebrazioni relative ai 150 anni dell’Unità d’Italia e dell’anniversario dell’ultima battaglia dei garibaldini sul Volturno a cui partecipò con valore anche un martinese capo coorte Giovanni Guglielmi, lo scorso sabato 1 ottobre, nel salone dell’associazione artigiana di Mutuo soccorso a Martina ed il 13 ottobre a Messina con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata tenuta a battesimo la silloge “Stringiamoci a coorte” di cui è autore il poeta e promoter lirico Rocco Fodale.
L’editore è Armando Siciliano. Grazie, all’Alto Patronato del Presidente della Repubblica l’avv. Elio Michele Greco ha consegnato il premio Ciaia, Progetto Giambattista Gifuni a Rocco Fodale ed all’editore Siciliano. Il premio Amicizia è stato consegnato a Fodale, Siciliano e Giovanni Nardelli (il poeta vernacolare locale grazie a cui la parlata dei martinesi inizia a pervenire a dignità letteraria grazie ad avvincenti bozzetti che vengono musicati e cantati).
Facendo tradurre proprie liriche da poeti vernacolari di altre regioni italiane Fodale li ha voluti esortare a continuare ad amare la Patria senza però dimenticare che i nostri avi hanno fatto parte di culture che intrecciandosi ed arricchendosi vicendevolmente hanno intessuto l’Umanità dell’Occidente caratterizzata da forte tensione alla Pace.
L’Associazione Artigiana di Mutuo Soccorso ha fortemente voluto questo incontro volto a rivalutare il vernacolo anche perché lo scorso anno, grazie all’impegno di due suoi consiglieri, Martino Antonio Fumarola e Giovanni Nardelli ha dato vita al Primo concorso vernacolare, che sarà ripetuto anche quest’anno. Molti poeti vernacolari hanno trovato il coraggio di farsi conoscere, affinare i propri talenti senza alcuna competizione ma da buoni amici formando una “coorte” che ha il quartier generale al Salotto culturale Recupero. Alcuni di loro hanno dato vita ad altre unità operative volte a tener in vita il dialetto, come l’Accademia della Cutizza e l’Europclub. Grazie al dialetto parlano di cose reali, inviano messaggi di operosità, fede e pace tramandando reali saperi e schegge di storia.
Sono stati proprio alcuni dei poeti vernacolari del Salotto culturale Recupero a leggere e condividere alcune liriche tratte dal testo per far riecheggiare i ritmi avvolgenti dei dialetti d’ogni regione d’Italia alimentando l’orgoglio delle proprie radici socio culturali.
Fodale facendo tradurre proprie liriche da poeti vernacolari di altre ragioni li ha voluti esortare a continuare ad amare la nostra Patria senza mai dimenticare che i nostri avi hanno fatto parte di culture che intrecciandosi hanno intessuto l’Umanità dell’Occidente caratterizzata da forte tensione alla Pace, alla Verità, alla Giustizia ed alla Bellezza.
L’inno nazionale è stato eseguito dal pianista Egidio Cofano e dai tenori Rocco Fodale e Gianni Nasti.
Le riprese in diretta sono state trasmesse su Valleditrialivechannel di Antonio Vinci e Walter Bagnardi.

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty MATTEO SALVATORE IL CAROSONE PUGLIESE di RAFFAELE NIGRO

Messaggio  Vittorio E. Polito Lun Ott 17, 2011 9:23 am

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty RECENSIONE "DIZIONARIO DELLA PARLATA CONVERSANESE" DI P. LOCAPUTO (Levante Editori)

Messaggio  Vittorio E. Polito Dom Nov 13, 2011 6:15 pm

Dal periodico "PUGLIA IN", ANNO IV N. 2, MARZO 2011, PAG. 8

ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Locapu10
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty NOTIZIE DAL VENETO CIRCA I VARI DIALETTI

Messaggio  Admin Mar Nov 15, 2011 3:31 pm

Sull'edizione di Treviso de IL GAZZETTINO di oggi lunedì 14 novenbre 2011 è apparso un interessante articolo di Adriano Favaro che ha intervistato la dottoresse Gianna Marcato, docente di dialettologia all'Università di Padova. L'intera pagina con l'intervista sarà inserita online fra qualche giorno. Non avendo momentaneamente disponibilità dello scanner ho inviato la pagina all'amico Polito che lo scannerizzerà e l'inserirà qui su comanacosaellalde. Come anticipo vi ricopio qui una risposta della Marcato che mi ha trovato totalmente d'accordo. Alla domanda: "Nel web ci sono decine di siti in dialetto..." La Marcato risponde: "Bisogna scriverlo però: anche qui funziona lo stesso meccanismo. Chi vuole imporre una regola di scrittura spesso non lo conosce bene". Il resto dunque al prossimo messaggio dell'amico Polito. Saluti a tutti. L'admin.
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty IL DIALETTO DI FOGGIA

Messaggio  Vittorio E. Polito Mer Nov 16, 2011 5:32 am

Dialetto foggiano

Flavia Vizzari il Sab Ago 02, 2008 2:39 am
Il giorno 29 dello scorso Febbraio, si è tenuta, nella sala consiliare della VI Circoscrizione, la presentazione della “Grammatica Foggiana”, l’ultimo lavoro di Francesco Garofalo, edito da Sentieri meridiani, al quale io sono intervenuto come relatore.

Gli spunti di riflessione emersi durante la conferenza sono parsi interessanti tanto che ho pensato di condividerli con i lettori del giornale al fine di provocare un serio dibattito sulla possibilità di concepire, tutti insieme, la lingua dialettale foggiana. Siamo partiti dalla distinzione tra il significato di DIALETTO, contrapposto a quello di VERNACOLO. Anche se i due termini vengono usati indifferentemente come sinonimi, nascondono delle differenze fondamentali. Dialetto è una lingua a tutti gli effetti, la lingua usata da una collettività circoscritta e che la usa in tutti i campi della vita. Il vernacolo, invece, ha un’accezione negativa perché è un linguaggio che si serve spesso dell’esagerazione, del doppio senso.

La differenza tra dialetto e vernacolo è la stessa che passa tra tradizione e folklore. Il dialetto lo usa il popolo, il vernacolo lo usa chi vuole prendere in giro il popolo. Il dialetto è il suono che accompagna il gesto dell’uomo, facendolo diventare il suono di una terra. Attraverso il dialetto siamo in grado di collocare geograficamente una persona. Questo avviene perché tra il luogo e il suono c’è un’osmosi che condiziona la comunità che abita quei luoghi. Noi, per esempio, abbiamo un dialetto che, foneticamente suona duro, aspro, proprio come la terra e il carattere di chi lo usa. Se ci spostiamo a Peschici, notiamo una fonetica più annacquata, scivolosa, dettata probabilmente dalla vicinanza col mare. Questo è il motivo, uno dei tanti, per il quale un dialetto può suonare diverso anche a pochi chilometri di distanza.
Un’altra differenza tra dialetto e vernacolo è il suo ambito di applicazione. Il dialetto possiede suoni e parole che possono affrontare tutte le situazioni umane: dalla nascita al funerale, dal matrimonio al battesimo. Il vernacolo invece, si trova bene solo nella festa e nella commedia, perché ha bisogno dell’esagerazione, dell’allusione, del doppio senso.
La produzione teatrale del nostro territorio, seppure molto proficua, si limita solo ed esclusivamente al genere della commedia che ha come forma espressiva il vernacolo. Questo giustifica il motivo per cui apostrofiamo come “teatro in vernacolo” le produzioni teatrali di casa nostra.

Una lingua per poter essere tale ha bisogno di regole, di convenzioni, di quello che comunemente chiamiamo “grammatica”. La difficoltà della lingua dialettale risiede nella sua trascrizione perché, diversamente da quanto accade nella lingua italiana, il dialetto è ricco di sfumature fonetiche che in italiano non esistono. Sebbene siano stati scritti in passato molti dizionari del dialetto foggiano, nessuno, se si esclude una produzione datata di Nando Romano e di Felice Stella, si è adoperato a scrivere una grammatica foggiana. Questo fa sì che chiunque si approcci alla lettura o alla scrittura di opere dialettali, si scoraggia perché non riesce a decifrare immediatamente quanto legge. Inoltre per chi si approccia a scrivere qualche opera in foggiano, non avendo riferimenti sicuri, si perde nella anarchia dei segni diacritici e delle convenzioni, che ognuno pensa di imporre al lettore, talvolta con l’ausilio di qualche legenda.

Il risultato della mancanza di regole condivise di scrittura è sotto gli occhi di tutti, soprattutto quando leggiamo i manifesti che pubblicizzano le rappresentazioni teatrali vernacolari. Può capitare, ad esempio, di trovare una stessa parola o un’intera frase che abbia lo stesso significato, ma scritta in modi diversi. Per ovviare a questi inconvenienti è necessario elevare il nostro dialetto a lingua, e per farlo bisognerà adottare delle regole grammaticali che si imporranno se riescono ad essere semplici e accessibili a tutti. Proprio questo è il lavoro che ha fatto Franco Garofalo: rendere il linguaggio dialettale libero da ogni segno convenzionale, aiutandosi in questo con gli accenti e con le vocali mute. La “Grammatica foggiana” di F. Garofalo è una grammatica comparata perché si rifà alle produzioni letterarie di autori come Lepore, Esposto e Anzivino.

Per arrivare a produrre una grammatica foggiana che vada bene per tutti, da adottare definitivamente in ogni ambito letterario, bisogna concordare e condividere delle regole che saranno tanto più efficaci quanto più saranno semplici ed accessibili a tutti. Per fare questo è auspicabile che si apra un dibattito su questi temi, per aprire, successivamente, un tavolo intorno al quale sedersi per stabilire una volta per sempre le regole di una lingua dialettale che possa facilmente varcare i confini locali.

Giuseppe Donatacci

www.passaparolaweb.it
forum dei poeti di Nino Barone
delegata Regione Sicilia
Onlus Mecenate
......
Sito Personale : www.flaviavizzari.jimdo.com
Flavia Vizzari
Re: Dialetto foggiano
Alfonso Chiaromonte il Sab Set 20, 2008 9:15 am
Per dialetto foggiano si intende la variante della lingua latina parlata a Foggia a partire dalla fondazione della città, risalente al secolo XI fino ad oggi. Rientra nei dialetti pugliesi settentrionali a loro volta connessi al gruppo del meridionale intermedio (laziale-meridionale, campano, abruzzese, molisano, pugliese settentrionale, lucano).

Storia:

Il foggiano può essere considerato come una varietà dialettale appartenente ai dialetti pugliesi settentrionali e che ha subito una forte influenza da parte del napoletano. Quest'influenza è avvenuta storicamente soprattutto durante la permanenza della "Regia Dogana della Mena delle Pecore di Foggia", istituita dagli Aragonesi nel 1447 e soppressa durante l'occupazione francese del Regno di Napoli nel 1806, a causa del forte afflusso di pastori dall'Abruzzo e dalla Campania. L'abolizione della Dogana con la cessione dei terreni del Tavoliere ai privati segnò progressivamente la fine della transumanza, mentre già erano stati ceduti i terreni dei conventi. Questi episodi generarono un mutamento linguistico parallelo alla crisi della città che solo cominciò a riprendersi con il primo Novecento proiettandosi linguisticamente verso la Puglia anche se sopravvivono forme abruzzesi e napoletane. Le prime sono testimoniate dal tipo: u si per u sajë cioè 'lo sai', le seconde dal persistere delle forme del tipo: jamë 'andiamo' opposte al tipo barese sciamë che giunge fino a Carapelle, alle porte della città. Tullio De Mauro, nella sua "Storia linguistica dell'Italia Unita" parla di una città precocemente italianizzata. Sull'argomento si veda. Nando Romano, "Sull'ètimo di Foggia", Foggia, 1986 e Idem, "I segreti delle vie di Foggia. La dogana antica", Foggia, 1998.

Cenni di fonetica:

Non è possibile trascrivere il dialetto di Foggia con i segni dell'italiano in quanto l'italiano dispone di sette suoni vocalici mentre il dialetto di Foggia riconosce ben quattordici vocali compresi gli allofoni (useremo ë per "schwa", vocale muta). Il dialetto di Foggia riconosce il suo vocalismo nel sistema vocalico latino più diffuso, comune al gruppo di partenza, ossia un gruppo proto-romanzo di sette vocali in cui gli esiti di I ed O brevi si uniscono con quelli di I ed O lunga, dato comune all'italiano. Per cui voci come neve, dal latino NIVEM, e voci come seta, dal latino SETA, conservano uno stesso esito vocalico come in italiano. Mentre gallina (GALLINA) esita in i. Per fare un esempio contrastivo, in siciliano si ha: gaddhina, nivi, sita. Così i tipi UVA, NUCEM, HORA, che in siciliano passano ad u, mentre in italiano e toscano si basano su una u ed una o chiusa. Differentemente dal toscano il foggiano è contrassegnato da una complessa metafonia, ossia l'influenza delle vocali finali sulla tonica, per cui si dice purkë (PORCUS) opposto a pòrkë (PORCA), in tal modo la metafonia viene utilizzata per opporre maschile e femminile, singolare e plurale ed infine per le persone dei verbi (vèvë, vivë per bevo, bevi). E tuttavia Foggia conosce, come i dialetti pugliesi settentrionali altre alterazioni vocaliche, a seconda se la vocale latina si trovi in sillaba aperta e chiusa: u vindë (VENTUM) con e breve, e apèrtë (APERTA) che si oppone al maschile apirtë con metafonia (APERTO). Lo schwa, o vocale muta, domina il panorama vocalico, ancorché atono, nella voce fëmmënèllë è presente per ben tre volte in una sola parola. Una ultima particolarità: non chiedete ai foggiani di pronunziare una è o una o chiusa. Nel pur ricco inventario vocalico del dialetto foggiano non esistono questi suoni, qualificandosi la è di rètë (RETE), come una turbata anteriore colorata da una leggera procheilia (avanzamento delle labbra), mentre la o chiusa come una turbata posteriore aprocheila, es.: a rotë (ROTA), italiano ruota. Così come è alterata la procheilia della u di uvë (UVA), e della semicentrale i di gallinë che i giovani pronunziano come una e chiusissima. Sicché il dialetto foggiano dispone di tre i e tre u: es: gallinë (semicentrale) gallinë (e chiusissima) littë (letto) i molto chiuso, e uvë, già descritto, fukë (fuoco) u molto chiuso, brottë (brutto) o chiusissima. Il consonantismo invece mostra fatti connessi all'area come la sonorizzazione delle sorde post-nasali, per cui le consonanti occlusive sorde p, t, k, passano a b, d, k, dopo la nasale tipo: dendë (dente), kumbagnë (compagno), angorë (ancora) ed anche ns passa a nz (non zo). Fra i fenomeni sintattici notevole l'accusativo alla greca (a facciastortë: colei dalla faccia storta) o l'accusativo con preposizione ma solo nel caso di oggetto animato (e vist'a MMarië? Hai visto Mario?) che sta prendendo piede anche in italiano (Nando Romano). Un altro fenomeno importante nella pronuncia delle parlate foggiane è la conservazione del gruppo consonantico -ll- (galle pergallo, cavalle per cavallo) che nel resto della Puglia diventa -dd- (gadde, cavadde). Sul piano morfologico il foggiano è caratterizzato dalla presenza del condizionale, che non troviamo invece negli altri dialetti pugliesi, come sì magnarríe, nel foggiano, equivale a mangerei, sarríe a sarei.

tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_foggiano (scritto dal dialettologo e scrittore Nando Romano) e da "Puglia" di Alberto A. Sobrero e Immacolata Tempesta, Editori Laterza, 2002.
Tratto da: http://okramantropos.myblog.it/archive/2007/06/09/il-dialetto-foggiano-fuggiane.html
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty NOTIZIE DAL VENETO CIRCA I VARI DIALETTI

Messaggio  Vittorio E. Polito Sab Nov 19, 2011 6:05 am

Da "IL GAZZETTINO" DI TREVISO DEL 14 NOVEMBRE 2011
CULTURA & SOCIETÀ
«Il dialetto ritorna sempre più forte»


Una nuova ricerca di Gianna Marcato analizza il rapporto tra la storia d’Italia e dialetti: «Fondamentali per il Paese»

Ho sentito alcune madri che per strada parlavano in dialetto ai loro bimbi di 4-5 anni.
E questi rispondevano in dialetto. Mi pareva incredibile Gianna Marcato, docente di dialettologia all’università di Padova si stupisce di questo capovolgimento di fronte. Non c’e da darle torto perché è lei la studiosa che ha meglio raccontato il tentativo di suicido avvenuto negli anni Settanta nel Veneto quando parlare di dialetto era “simbolo” di povertà e mondo contadino, e si voleva sradicare proprio il dialetto.
Tutto cambiato?
«Presto per dirlo. Pero se il simbolo del successo del Nordest sono i piccoli imprenditori che parlano il dialetto - e non più eruditi e colti ma meno "fortunati" economicamente – allora vuol dire che il dialetto e ancora accolto bene in questa terra».
Togliamo di mezzo subito l'equivoco "politico". Si insegna il dialetto?
No, ma si può studiare. Nel mio corso ci sono un centinaio studenti. Si siedono per terra durante le lezioni. Vogliono studiare la loro lingua».
Lo chiediamo una sola volta, il dialetto è...
«Lingua trasmessa oralmente, lingua aderente a chi lo parla. C’e chi lo parla per emarginare e chi per includere. La politica conosce questa differenza. Paolino Ie Empossa, immigrato dalla Guinea e già parlante un suo dialetto, il pepel, dice “mangiando lo impari” e cioè vivendo con la gente non puoi che impararlo, è la lingua della socialità. Parlare
ha le stesse regole del ballare».
Nel web ci sono decine di siti in dialetto...
«Bisogna scriverlo pero: anche qui funziona lo stesso meccanismo. CHI VUOLE IMPORRE UNA REGOLA DI SCRITTURA SPESSO NON LO CONOSCE BENE. E poi di quale dialetto stiamo parlando? Pitàro come a Padova o pitér come nel veneziano? Scrivere il dialetto, diceva Zanzotto, fa slogare i polsi. Gli antichi non avevano troppe regole per scrivere in veneto».
Gli stranieri ormai sono tanti e anche loro parlano in veneto?
«Una mia studentessa di Cadoneghe ha studiato le badanti rumene. Quelle che avevano sviluppato un rapporto affettivo con le persone che assistevano parlano bene e volentieri il dialetto. Le altre no».
Col cambio di cultura spariscono anche molte parole...
«Un altro mio studente e andato alla ricerca dei nomi dimenticati dei piccoli animali, ritenuti insignificanti, e delle piccole piante. Nessuno o quasi ne conosceva più il nome in dialetto. La natura sta diventando sconosciuta, si conoscono solo le grosse di grandi dimensioni»
C’è chi dice che così si perdono le "radici"
«Agli studenti chiedo, vedete radici sotto la suola delle scarpe? La gente si muove, la storia si costruisce dove si e, come la cultura. I nonni ci hanno affidato un dialetto. Noi dovremo consegnarlo a qualcuno. Ma sarà cambiato. La lingua
è mutazione».
Cambiano assieme dialetto e italiano?
«Gli studiosi parlano di eteronomia del dialetto nei confronti dell'italiano, il contrario di autonomia cioè. Basta non aver paura di passare da una all’altra lingua. Le forme e la parole transitano. L’italiano si e addomesticato a fianco dei dialetti».
Perché il "veneziano" resta così vivo e forte?
«Fino al ’600 non esisteva un vocabolario veneziano-toscano. Ci si capiva perche la lingua era diffusa, come la cultura. Adesso non e più cosi».

© riproduzione riservata
Adriano Favaro

LA LEZIONE DI ZANZOTTO
«Si difende l’ambiente, descrivendolo»
Cosa hanno detto i grandi cultori di questa terra del dialetto? «Ricordo - spiega Gianna Marcato - che Zanzotto ha sempre detto come fosse inutile cercare di difendere l'ambiente se non si conoscono le piante, il nome di alberi, animali. E non lo conosciamo perche abbiamo cancellato parte di quella lingua che ci aveva trasmesso i nomi e le cose dell’ambiente». Oltre alla testimonianza di Zanzotto
in un suo precedente libro “La forza del dialetto”, Gianna Marcato ha raccolto anche la testimonianza di Dino Colto. Lui stesso ricorda la riscoperta e comprensione del valore culturale della tradizione orale veneta solo dopo lo studio del greco. «Colto ha lavorato per far riflettere sulla sorpresa che deriva dalla scoperta del proprio dialetto, allorquando ci si allontana dal disagio creato da chi quella lingua non la ama e non la vuole sentire. Bello non vergognarsi più della propria lingua, cosi come ti vergognavi invece di tua mamma quando si recava al colloquio con gli insegnanti delle superiori e i prof. guardati con distanza alcune persone».

IL GAZZETTINO PAG. 20 Lunedì 14 novembre 2011


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Messaggio  Vittorio E. Polito Lun Nov 28, 2011 5:48 pm

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Messaggio  Vittorio E. Polito Mar Gen 17, 2012 8:07 am

Dialetti del Volgare Pugliese Dal VOCABOLARIO DEI DIALETTI GARGANICI (di prossima uscita) di Francesco Granatiero: LUCERTOLA: agghiasèrte (7) f. • agghietille (S) m. lucertolina [cfr. (Fs, Spl) agghietille ‘aglio tenero’] • mamàngele (0-1) f. ◊ mangé còute mamàngele (1) essere molto magro [‘mamma angelo’, < lat. tardo angelus, < gr. ánghelos ‘messaggero’; cfr. mamurche ‘mamma orco’] | mamangiulécchie (0-1), mangiulècchie (2) f. dim. • calascèrte (t, 6 anz.), calacèrte (6 giov.) f. • vucèrte (9c, 11m), vucèrtele (11m), vuscèrte (11l), muscèrte, muscèrtele (12), lucèrta (13), luciàrtula (14cp), nuciàrtula (14r), ucèrtela (14), vucèrta, ucèrta, vucèrtela (15), dascerta (Pb), lucèrte (S), ruscèrte (Svc) f. ◊ té la vuscèrte a dduje códe (11l) ha la lucertola a due code, fig. è molto fortunato | vuscertucce (11l) f. dim. | muscìngule (12g) m. dim. • sèrpe (2-3) f. -; -, serpe (2cr) | serpògne (Fr) f. - • vùsckere (t, 4, Cool, vàusckere (5), mùsckera (16) f. - [serbocr gùšter ‘lucertola’] | vusckóne (15p) m. accr. ◊ pare nu vusckóne... Pó ce lamènda: “Ténghe u treclecèddeche... nne sténghe bbóne...” Camina, va’ ffatija, uciurtulóne! (15p) sembra un lucertolone... Poi si lamenta: “Ho i trigliceridi... non sto bene...” Cammina, vai a lavorare, lucertolone!

I numeri indicano i paesi garganici: 0 = Monte Sant'Angelo; 1 = Mattinata; 2 = Manfredonia; 3 = Vieste; 4 = Peschici; 5 = Vico; 6 = Rodi; 7 = Ischitella; 8 = Carpino; 9 = Lesina; 10 = Poggio Imperiale; 11 = Apricena; 12 = Rignano; 13 = San Marco in Lamis; 14 = San Giovanni Rotondo; 15 = San Nicandro; 16 = Cagnano Varano; F = Foggia; S = San Severo. Le lettere minuscole vicino a numeri o lettere maiuscole si riferiscono alle fonti.



I Dialetti del Volgare Pugliese Non è "mascìngule" ma "muscìngule". La V iniziale è solo un suono prostetico che si mette davanti alla U: esempio VUNE "uno", VUNECE "undici", come la J di JESSE "essere", JANNE "Anna" o di L, viestano L-ESSE "essere". La V però può trasformarsi in M (si tratta sempre di labiali). Per cui MUSCINGULE può essere una fase successiva di VUSCINGULE, dove c'è VUSCE e il suff. lat. -INCULUS. Praticamente si parte da VUSC-ERTELE con uno scambio di suffisso. Nel caso di parole come LUCERTOLA non mi farei però tante domande, perché questa, come dice il dialettologo Massobrio, è una di quelle parole senza confini, dove agisce molto la fantasia e la psiche. Ben diversa è, per esempio, la distribuzione e il significato degli equivalenti della parola "testa" (cape, képe, còcce, ciòcche) o della parola "culla" (cùnnele, navìcule, nannavìcule, naca) ecc., che hanno profonde implicazioni storiche-etimologiche. Quando il gruppo sarà più folto, sarà la volta di queste parole che gettano luce sull'avvicendarsi dei popoli nel nostro territorio.

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty CURIOSITA' DALLA SICILIA (O DA LECCE?).

Messaggio  Vittorio E. Polito Dom Feb 05, 2012 8:06 am

http://artevizzari.forumotion.com/t1177-dialetto-riberese-gnciliberto

Dialetto Riberese (G.N.Ciliberto)
Flavia Vizzari il Lun Mar 02, 2009 7:18 am

LU DIALETTU DI RIBERA

Quanti palori antichi rivilisi, nun sentu cchiù ca vannu scumparennu,
si cangia e si stracangia lu paisi e lu passatu ormai si và pirdennu.
L’amatu nostru siculu parlari è funti di cultura ca nun muta,
in puisia a tutti fa ‘ncantari ch’è un focu sempri vivu e mai s’astuta.

Iu ‘nni facissi lingua nazionali, ‘nsignalla ‘nti li scoli a tutti quanti,
è ricca di sapuri, senza uguali, è bedda e si fa amari sull’istanti.
Tanti palori sù mudernizzati, ma unn’hannu cchiù ddu gustu e dda magìa,
vucabuli ca sunnu ormai scurdati quann’era nicu sempri li sintia.

Ricordu: gattaloru e cufilaru, bunaca, lu cufinu e lu gristuni,
lu meccu di lu spicchiu e lu casdaru, la cicaredda e anchi lu cicaruni.
Si jucava a li mazzi e a la cannedda, a l’une monti oppuru a li pumetta,
mangiannu passuluna e ‘na guastedda si sparagnava e un si facia la detta.

Ogni palora antica ch’era bedda, e pensu birriuni e anchi maidda,
ch’era espressivu “sciatara e mataredda” e un mulu fazu chi sempri ‘ncarzidda.
C’era la cazzalora e la scumera, lu rogiu si mittia ‘nta lu gileccu,
la fimmina ‘ndussava la suvera e lu sidduni si mittia a lu sceccu.

Oggi si usa tanta curtisia parlannu cu lu “lei” a li pirsuni,
ma prima si dicia “vù” o “vossia”, “don Pè”, “zù Cì”, o “’gnuri” pi taluni.
E si sintia puru “masciu Cola”, e “masciu Brasi” o “masciu Batassanu”,
mi pari ajeri, ma lu tempu vola e lu passatu è sempri cchiù luntanu.

Li fimmineddi schetti eranu beddi o cu lu tuppu o cu lu ‘ntrizzaturi,
mittianu ‘nti l’aricchi li ciurceddi e ‘mpettu spilli, oppuru tanti sciuri.
Si a li picciotti d’oggi ci dicemu: zaccagnu, muscaloru o cantaranu,
sicuru ca ‘mbriachi ci paremu, ca stu linguaggiu assai ci pari stranu.

Ricordu lu zimmili e la ‘ncirata, e lu trubberi e anchi la gazzanedda,
la strummula, la pica e la lazzata, la sbria, lu chiumazzu e la fascedda.
E po’ c’è ancora stipu e scanaturi, e màttula, camella e anchi lu ‘nziru,
li vrachi, lu portò, lu sagnaturi, lu càntaru, lu cardubulu e lu tiru.

Li vertuli, l’ancinu e l’ancineddu, lu mònacu, la naca e la curdedda,
la cuttunina e anchi lu murtareddu, lu muccaturi e puru la cincedda.
Tanti palori ormai si cancillaru, ma iu spirassi falli riturnari,
pirchì sù un patrimoniu troppu raru, ca a li nostri antinati fa pinsari.

Parlamulu a Ribera stu dialettu, cu l’anima, lu cori e cu l’affettu,
amamu lu linguaggiu sicilianu ca fu la matri di l’italianu.

G. Nicola Ciliberto


GLOSSARIO

- ancinu : strumento che si usava durante la mietitura
- ancineddu : idem come sopra, ma più piccolo

- birriuni : copricapo di lana usato per la notte
- bunaca : giacca

- camella : contenitore d’alluminio per alimenti, detta anche "cubanagera"
- casdaru : grossa pentola in rame o alluminio
- cicaredda : tazzina da caffè
- cicaruni : grossa tazza di terracotta o maiolica senza manici, usata per il latte
- cannedda : dischetto di terracotta o ceramica usato nel gioco omonimo
- cantaranu : sorta di grosso armadio, dove si custodiva anche il vaso da notte detto “càntaru”.
- càntaru : vaso in terracotta che serviva per i bisogni fisiologici
- cardubulu : grosso insetto che come le api va’ di fiore in fiore
- cazzalora : pentola d’alluminio o d’acciaio
- chiumazzu : cuscino
- cincedda : cinghia per i pantaloni
- ciurceddi : orecchini
- cufilaru : struttura in muratura e gesso ove si accendeva il fuoco
- cufinu : cesta fatta di canne e legno
- curdedda : cordella usata negli indumenti femminili
- cuttunina : pesante coperta imbottita in lana e cotone, usata per l’inverno

- detta : comprare a credito
- don Pè-zù Cì : don Giuseppe - zio Francesco

- fascedda : contenitore di ricotta, intessuto di prodotti vegetali detti vinchi
- fazu : imbizzarrito

- gattaloru : buco nel muro di casa per il passaggio del gatto
- gazzanedda : nicchia ricavata nella muratura usata per riporvi oggetti casalinghi
- gileccu : gilèt
- gristuni : fondo di quartara o vaso in argilla, usato per dar da mangiare alle galline
- ’gnuri : signore
- guastedda : forma di pane arrotondata

- lazzata : spago per avvolgere la trottola. E’ detta anche "rumaneddu"
- l’une monti : gioco molto in voga negli anni ’50 (il nostro Iune mond’ a la lune)

- maidda : grosso contenitore in legno ove si impastava il pane
- masciu : maestro
- màttula : orinatoio
- mònacu : scaldino in lamiera per contenere il carbone ardente
- mazzi : due pezzi di legno, uno grande ed uno piccolo, usati nel gioco dei bambini
- meccu : parte del lucignolo delle lucerne o stoppino delle candele ove arde la fiamma
- muccaturi : fazzoletto
- murtareddu : vasetto in rame usato per triturare la cannella, l’aglio e altri prodotti
- muscaloru : ventaglio di paglia per alimentare la legna che arde

- ‘ncarzidda : mulo nervoso che scalcia
- ‘ncirata : mantello cerato con cappuccio
- ‘ntrizzaturi : nastro di seta per legare i capelli
- ‘nziru : vaso di terracotta

- passuluna : olive nere
- pica : corda
- pumetta : bottoni

- rogiu : orologio

- sagnaturi : pezzo di legno cilindrico per spianare la pasta
- sbria : grossa tavola con asta mobile in legno per impastare il pane
- scanaturi : tavola per impastare il pane o i dolci
- sceccu : asino
- sciata e mataredda (oppure “sciatara e mataredda”): espressione di meraviglia
- scumera : mestolo con fori
- sidduni : sella
- spicchiu : lucerna in terracotta ove arde "lu meccu"
- stipu : armadio
- strummula : trottola in legno

- tiru : grossa lucertola con pelle a forti colori tra il giallo e il verde
- trubberi : tovaglia da tavola
- tuppu : mucchio di capelli intrecciati dietro la nuca

- vèrtuli : contenitori in tela per riporvi oggetti o alimenti del contadino
- vrachi : pantaloni
- vù - vossìa : lei

- zaccagnu : coltello
- zimmili : grosso contenitore in vimini per trasportare paglia o prodotti erbacei



forum dei poeti di Nino Barone
delegata Regione Sicilia
Onlus Mecenate
......
Sito Personale : www.flaviavizzari.jimdo.com
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty DA SAN MARCO IN LAMIS

Messaggio  Vittorio E. Polito Mer Mar 07, 2012 6:59 am

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty IMPORTANZA DEL DIALETTO

Messaggio  Vittorio E. Polito Dom Mar 11, 2012 6:27 pm

http://www.esperante.it/2011/07/limportanza-dei-dialetti/

L’importanza dei dialetti

luglio 1, 2011 da genius

La definizione della parola dialetto indica l’idioma proprio di una comunità che condivide un’area geograficamente delimitata. Il dialetto viene adottato e tramandato in forma prevalentemente orale al contrario delle lingue ufficiali. La lingua italiana deriva dal fiorentino che costituiva uno dei dialetti neolatini d’Italia.

Usanze linguistiche che raccontano di noi

In Italia viene usata un’ampia gamma di forme dialettali che narrano la storia delle diverse comunità del paese. Spesso non solo queste sono caratteristiche di una determinata regione ma è possibile trovare all’interno di una stessa regione, anche più di una forma dialettale utilizzata. I dialetti sono considerati emblema dei costumi e delle tradizioni territoriali e nazionali; il loro valore è, di conseguenza, certamente antropologico ma anche culturale. Molti auspicano una legislazione al fine di tutelare queste culture linguistiche allo stesso modo in cui vengono protetti i monumenti e le chiese che, attraverso la loro presenza, raccontano l’evoluzione di un paese. Studiare le forme dialettali consente di ripercorrere il percorso antropologico e storico di un popolo grazie al suo modo di esprimersi e di comunicare. I dialetti non devono essere confusi con quelle che vengono definite lingue minoritarie; il dialetto non è un’altra lingua bensì parte integrante della lingua parlata a livello nazionale ed è proprio in virtù di ciò che deve essere considerato parte del patrimonio culturale.

Una carta a tutela degli idiomi

Il 21 febbraio si è celebrata la Giornata internazionale della Lingua Madre organizzata per valorizzare tutti gli idiomi meno diffusi e che, allo stato attuale, sono giudicati a rischio di estinzione. Trentatre stati hanno firmato la Carta europea per le lingue regionali e minoritarie stilata dall’Unione Europea. Il ladino, il sardo e il friulano sono riconosciute in Italia ufficialmente come lingue minoritarie, mentre alcuni dialetti italiani inseriti nella Carta, come ad esempio il napoletano, il ligure ed il piemontese, non hanno ricevuto il riconoscimento ufficiale dello Stato.

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty RECENSIONE «Cummà’, non ime ditte nente» di M. GALANTE (Ed. Il Rosone)

Messaggio  Vittorio E. Polito Ven Mar 16, 2012 11:37 am

ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Giorna29
16 MARZO 2012
ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Galant10



Dialoghi in dialetto garganico

di Vittorio Polito

È stato pubblicato dalla casa editrice “Il Rosone” il volume di Michele Galante «Cummà’, non ime ditte nente» (Comare, non ci siamo dette niente), dialoghi in dialetto garganico pubblicati dal periodico “Il Solco” negli anni 1928-29 (pagine 160, € 12), riproposti in questo volume. La copertina, che rappresenta le “Comari”, è un acquerello di Annalisa Nardella.

Michele Galante, autore di molte pubblicazioni tra le quali il corposo “Dizionario del dialetto di San Marco in Lamis” (Levante Editori), riporta in questo volume ventotto brani dialettali, con traduzione a fronte, di cui 26 in forma di dialogo e due lettere inviate da una moglie al marito emigrato in America, con relative risposte e firmate con vari pseudonimi: “Lu ’ntrecante” (l’impiccione), “Lu ’mpicciuse” (l’attaccabrighe), sono quelli prevalenti, ma non mancano anche altri.

Gli scritti hanno un grande valore sul piano etno-demologico, oltre che letterario. Essi, infatti, aprono uno spiraglio di grande interesse sugli usi e sui costumi di San Marco nei primi decenni del Novecento, riproponendo una realtà sociale che sembra molto lontana dai ritmi e dagli stili di vita attuali. Insomma è la storia intima di un paese, le vicende vissute e sofferte da una comunità rigidamente divisa in classi. I testi pubblicati hanno significative differenze linguistiche rispetto al dialetto attuale, con lemmi ormai scomparsi e che confermano una ennesima volta che il dialetto è uno strumento di comunicazione che si evolve, al pari della lingua.

Joseph Tusiani, poeta, nato a San Marco in Lamis, residente in America, che firma la prefazione, sottolinea che Michele Galante consegna con questo volume alle nuove generazioni l’unico esempio di prosa dialettale sammarchese, ammirevole se è opera di un solo autore, di ottima fattura se frutto di un’intesa di amici letterati, consapevoli di tracciare un breve ma importante solco nella storia linguistica della nostra terra.

Nel tempo in cui viviamo diamo molta importanza al riconoscimento dei valori dei beni monumentali e ambientali, cercando di tutelarli nel migliore dei modi. È necessario che la stessa cosa venga fatta anche per le nostre parlate e per i nostri dialetti. La perdita dei dialetti potrebbe paragonarsi ad un incendio che mandasse in fumo i boschi o prosciugasse le sorgenti. Non dimentichiamo che i dialetti sono gli impetuosi affluenti della lingua.
16 MARZO 2012
Vittorio E. Polito
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty TG IN DIALETTO SICILIANO "lu primu tiggì 'n lingua siciliana"

Messaggio  Vittorio E. Polito Lun Lug 09, 2012 5:21 am

https://www.youtube.com/watch?v=QzB2nY3_OwI


QUESTE SONO INIZIATIVE SIMPATICHE, LODEVOLI, INTERESSANTI E ISTRUTTIVE. ALTRO CHE SCRIVERE BARI CON DOPPIA B, DEGHIARAZZIÒNE PER DICHIARAZIONE,
UAGGLIÒLE INVECE CHE UAGNÈDDE, ECC.
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty E' DI SCENA IL DIALETTO DI MINERVINO MURGE

Messaggio  Vittorio E. Polito Ven Ago 03, 2012 4:26 pm

da "LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO" DEL 3 AGOSTO 2012, PAG. XVIII

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty ANCHE IL DIALETTO HA IL SUO FESTIVAL

Messaggio  Vittorio E. Polito Mer Ago 22, 2012 5:13 am

Da http://www.anconatoday.it/eventi/festival-dialetto-varano-ancona-2012.html

Varano: 38° Festival del Dialetto dal 23 Agosto al 2 Settembre
Un programma ricco quello del festival del dialetto che è stato presentato stamattina presso il Comune di Ancona. Si partirà alle 16:30 con la premiazione dei poeti dialettali adulti e la mostra del Rosso Conero

di Stefano Pagliarini

Dal 23 Agosto al 2 Settembre torna a Varano il 38esmio Festival del Dialetto. "Varano è il paese dei dialetti", questo si legge all'ingresso della frazione del Comune di Ancona perché è il primo paese ad aver realizzato nelle Marche una manifestazione popolare e culturale di alto livello regionale. L'iniziativa è stata presentata questa mattina presso la sala Giunta di Palazzo del Popolo e sono stati presenti il sindaco Fiorello Gramillano, l'assessore alla cultura Andrea Nobili, il presidente della seconda circoscrizione Massimo Mandarano, Gilberto Lucesoli (Presidente Comitato Manifestazioni Varanesi), Orietta De Grandis (direttore artistico), Fabio Serpilli (coordinatore del premio letterario), Lucia Gioia.

Il Festival del dialetto è oramai un appuntamento di rito per gli anconetani, soprattutto perché, nel corso degli anni, è diventato sempre più ricco e capace di richiamare un numero maggiore di visitatori. Ogni giorno dell'evento si potrà assistere alle esibizioni di compagnie teatrali amatoriali provenienti da tutte le Marche, che si esibiranno nel loro dialetto, dall'anconetano al maceratese, dal pesarese al fanese, dal fermano all'ascolano, senza dimenticare i dialetti più simili al nostro per vicinanza geografica ma essenzialmente differenti come lo jesino. Sabato 25 Agosto alle ore 21:00 sarà inoltre premiato il "personaggio di Ancona 2012".

Un momento importante del Festival sarà di certo il premio letterario: si articola in due sezioni (poesia e narrativa) e vede la partecipazione di 165 autori marchigiani con testi scritti nei vari dialetti. Vi sarà anche un premio riservato alla poesia comica. Curatore di questo momento è Fabio Serpilli (docente di scrittura creativa all'Accademia delle Bella Arti di Urbino) e, con lui, vi sarà una giuria di tutto rispetto: "Solo leggendo i nominativi della giuria si comprende che è qualificante" ha detto Gramillano. I testi saranno poi pubblicati in un'antologia stampata in 800 copie. Lucesoli ci tiene poi a precisare che, non solo Varano è il primo paese a occuparsi di dialetti, ma è il primo ad aver organizzato convegni di caratura nazionale sul Rosso Conero che, ha ricordato Lucesoli, è nato a Varano.


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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty DAL "CORRIERE DELLA SERA"

Messaggio  Vittorio E. Polito Mer Ago 22, 2012 5:26 am

Elzeviro

Il dialetto poetico cancellato dalla tv
Il saggio letterario di Nino Borsellino

«Lo scrigno del dialetto» di Nino Borsellino, edito da Fermenti (pp. 104, 14), racchiude in un saggio magistrale i quattro principali poeti dialettali, Giovanni Meli, Carlo Porta, Gioacchino Belli e Salvatore Di Giacomo: un contributo prezioso alla comprensione del rapporto tra lingua e dialetti. Nella nota introduttiva, l'autore sottolinea la singolarità dell'italiano che come osserva Gianfranco Contini si avvale di una pluralità di linguaggi parlati non per inserimenti esterni ma per germinazione spontanea. Secondo Borsellino, la poesia dialettale ha lo stesso valore di quella italiana perché, quando il dialetto si formalizza in lingua scritta, «è un atto di scrittura che si riflette in poesia». Questi poeti hanno il pregio di non aver «contaminato» le loro produzioni con linguaggi misti come i prosatori Gadda o Meneghello, ma hanno conservato purezza e autenticità.

Il libro si apre con il ritratto di Meli. Quando nella «farsetta siciliana», i palermitani in festa per l'arrivo a Palermo nel 1798 di re Ferdinando IV scacciato da Napoli dalle armate rivoluzionarie francesi, il poeta rappresenta popolani, borghesi e nobili dissestati, mostra sensibilità per le condizioni sociali e politiche della Sicilia. In polemica con Leonardo Sciascia il quale nel Consiglio d'Egitto considerava Meli un intellettuale che cercava di rendersi gradito al potere, Borsellino sostiene che il poeta aveva uno spirito indipendente: egli si era espresso in dialetto, pur padroneggiando l'italiano, perché lo considerava la lingua di un popolo erede di un'antica civiltà e non un rozzo vernacolo popolaresco. La poesia per lui, medico condotto, non era evasione, ma la sua vera vocazione e il dialetto lo strumento migliore per cantare, nella tradizione dell'Arcadia, la bellezza della Natura e i valori della pace.

Borsellino passa poi ad esaminare le opere del milanese Porta, a cui Dante Isella ha dedicato nei Meridiani di Mondadori la raccolta completa delle poesie. In Porta, diversamente da Meli, non c'è la finzione del mondo dell'Arcadia, ma un rapporto diretto con la realtà. L'uso del dialetto è essenziale per rappresentare con spontaneità i soggetti delle sue satire, oppressi dalla prepotenza dei soldati napoleonici e dalla loro condizione di sudditi. Le vicende di Giovannin Bongee, «eroe comico della sopportazione», o di Marchionne, altra vittima esposta alla beffa, servono per delineare personaggi teatrali che Porta sa descrivere con grande verve comica, cosicché la sua poesia ci dà il ritratto vivo della società milanese del tempo. Al Porta, Borsellino assegna la posizione di poeta europeo che ha dato a Milano «la prima lingua moderna del racconto del teatro».

Quanto al Belli, nei suoi 2.279 sonetti si riflette lo sguardo «del popolano della Roma del primo Ottocento» che non si fa prendere dalla retorica della romanità ma sa esprimersi con istintiva ironia. Borsellino non solo sa cogliere il rapporto tra la Roma dei Papi e la plebe, che non ha speranza di riscatto sociale ed è incurante di tabù morali, religiosi e sessuali, ma collega l'immaginazione del Belli alle descrizioni dissacranti di Pietro Aretino: vedi il sonetto «Li Beati», dove il Papa è costretto a rinviare la loro promozione in paradiso a causa del costo delle funzioni: «li santi della Chiesa nun se ponno creà senza quattrini».

Di Salvatore Di Giacomo, fa il ritratto oltre che del maggiore dei lirici in dialetto di fine Ottocento, anche della sua umanità, delle sue timidezze, dei suoi problemi nervosi.

Dalla lettura di questo saggio viene spontaneo chiedersi quale effetto abbia avuto la «lingua televisiva» sulla persistenza dei dialetti. Ci sarà ancora una poesia dialettale non artificiosa o l'evoluzione dei dialetti finirà per essere cancellata dal consumismo del parlato televisivo? Sono molte le domande che nascono dalla lettura dei testi di coloro che Borsellino considera i quattro maggiori poeti dialettali. Avendoli collegati alle correnti culturali e filosofiche del loro tempo, Borsellino ha fatto emergere non solo un tratto significativo del loro modo di esprimersi, ma anche il rapporto tra la grande tradizione culturale e l'espressione dialettale che definisce «la vena aurea che dalle origini scorre, continua a scorrere nel corpo della letteratura italiana in poesia e in prosa».

Giovanni Russo
12 luglio 2012 | 16:05
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty DAL "GIORNALE DI PUGLIA" (22 AGOSTO 2012)

Messaggio  Vittorio E. Polito Mer Ago 22, 2012 2:00 pm

http://www.giornaledipuglia.com/2012/08/anche-i-dialetti-hanno-i-loro-festival.html
ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Giorna10
22 AGOSTO 2012
Anche i dialetti hanno i loro festival
08:55 | Raccolto in: Cultura e Spettacoli | Pubblicato da: Giornale di Puglia

ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Festiv11

di Vittorio Polito

Dal 23 agosto al 2 settembre prossimi si svolgerà a Varano, frazione del Comune di Ancona, il Festival del Dialetto giunto ormai alla 38ª edizione.
Il Festival ormai è un appuntamento di rito per gli anconetani, soprattutto perché, nel corso degli anni, è diventato sempre più ricco e capace di attirare un numero maggiore di visitatori. Ogni giorno si esibiranno nei rispettivi dialetti, compagnie teatrali amatoriali provenienti da tutte le Marche, dall’'anconetano al maceratese, dal pesarese al fanese, dal fermano all’ascolano, senza dimenticare i dialetti più simili per vicinanza geografica ma essenzialmente differenti come quello di Jesi.

Sabato 25 Agosto alle ore 21:00 sarà premiato il “personaggio di Ancona 2012”.
Un momento importante del Festival sarà certamente quello del premio letterario che si articola in due sezioni (poesia e narrativa), e vede la partecipazione di 165 autori marchigiani con testi scritti nei vari dialetti. Vi sarà anche un premio riservato alla poesia comica. Curatore di questo momento è Fabio Serpilli (docente di scrittura creativa all'Accademia di Belle Arti di Urbino) e, con lui, una giuria di tutto rispetto: “Solo leggendo i nominativi della giuria si comprende che è qualificante” ha detto Gramillano, sindaco di Ancona. I testi saranno poi pubblicati in un’antologia stampata in 800 copie. Gilberto Lucesoli, Presidente del “Comitato Manifestazioni Varanesi”, tiene a precisare che, non solo Varano è il primo paese a occuparsi di dialetti, ma è il primo ad aver organizzato convegni di caratura nazionale sul Rosso Conero che, ha ricordato Lucesoli, è nato a Varano.

Il Festival nacque nel 1970 dall’idea del Parroco Don Celso Battaglini di unire l’arte della cucina marchigiana con la riscoperta della cultura del dialetto: un binomio di successo, con il sostegno dell’infaticabile Presidente Gilberto Lucesoli e di tutta la popolazione del paese di Varano.

Ed ecco un po’ di storia: nell’anno 1976 ospite di prestigio l’attrice Ave Ninchi; nel 1978 parteciparono le migliori orchestre italiane allietarono le serate della manifestazione; nel 1980 si registra il “Primo Convegno sul Vino Rosso Conero doc”. Nel 1987 entra in gioco la poesia con il “Primo concorso in vernacolo anconetano” e per l’occasione fu pubblicato il volume “Ancona e la sua poesia”. Tutte le manifestazioni sono accompagnate dalla pubblicazione di libri che rappresentano la celebrazione e la memoria storica degli eventi.
Dal 1995 la “Rassegna del Teatro Comico Dialettale”, prima aperta solo agli anconetani, vede la partecipazione di compagnie delle provincie marchigiane, e dall’anno 2000 vengono selezionate per i loro migliori lavori in tutta la Regione dal Direttore Artistico Orietta De Grandis. Grande è la partecipazione di pubblico per la visione dei tanti spettacoli teatrali che si susseguono ininterrottamente per tutta la manifestazione che dura 11 giorni alla presenza di un grande pubblico. Uno spettacolo nello spettacolo.

Varano promuove anche la collettiva di pittura “Tra poesia e colore”con autori affermati e giovani promesse. L’organizzazione è dell’artista Lanfranco Santini.
Dal 2005 Varano presenta una novità epocale: l’apertura del Concorso di poesia a tutti i dialetti marchigiani, l’idea e la cura del Concorso letterario e del libro è del poeta e scrittore Fabio M. Serpilli.

Grande è la partecipazione della Proloco Calamo e dell’Associazione A.I.C.S. rappresentata da Giorgio Sartini, affezionato sostenitore per la sempre maggiore riuscita del Festival e negli ultimi anni attraverso la collaborazione della Fita-Gatt-Marche ha aggiunto un valore in più per la realizzazione della Rassegna Teatrale.
La cultura popolare del Dialetto Marchigiano, nel Festival di Varano, raggiunge la massima espressione per lingua, cucina, teatro, territorio, aggregazione, che ottiene sempre più notevole risonanza nazionale.
Il segreto del successo sono la passione e la competenza dei responsabili della manifestazione nonché la disponibilità degli abitanti di questa magnifica località affacciata sul Conero, il monte che geostoricamente funge da faro dei dialetti italiani, qualificando Varano come paese dei dialetti.
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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty ANCHE I PIPISTRELLI HANNO IL LORO DIALETTO

Messaggio  Vittorio E. Polito Gio Set 06, 2012 6:51 am

Anche i pipistrelli hanno il loro dialetto
Dall'Abruzzo un contributo alla scoperta


BRUXELLES. Anche i pipistrelli hanno i loro «dialetti», diversi a seconda della regione in cui vivono. La notizia arriva da un recente studio in Australia, che è arrivato alle stesse conclusioni di una ricerca italiana condotta in Abruzzo, Lazio, Campania e Sardegna. Un tassello in più per la ricerca, alla vigilia del 2011, quando partirà l'Anno Onu del pipistrello. Secondo gli scienziati, i pipistrelli hanno «inflessioni» differenti. I ricercatori avevano da tempo sospettato l'esistenza di questo fenomeno, rilevandolo per la prima volta in Australia. In questo studio sono stati usati richiami diversi per circa 30 specie. Gli animali utilizzano un sofisticato sistema ad ultrasuoni, che serve sia per comunicare, sia per esplorare l'ambiente circostante (ecolocalizzazione), muoversi e cacciare. Anche secondo lo studio italiano, i pipistrelli parlano una lingua diversa dai fratelli che abitano nell’Italia peninsulare. Così come esistono pipistrelli attivi anche di giorno per la presenza di potenziali predatori di giorno, in particolare rapaci diurni, come i falchi. Al centro della ricerca condotta da una squadra di scienziati, guidata da Danilo Russo, docente di Conservazione della natura all'Università Federico II di Napoli, c'è una specie di pipistrelli che si nutre di insetti, l'Hipposideros ruber. «Di tutti gli esemplari monitorati», afferma il docente, «il 90% di quelli attivi durante il giorno sono maschi». Probabilmente si tratta di un modo efficace per evitare la competizione fra i sessi per le prese.

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ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Empty I DIALETTI VENETI: PERSISTENZA ED EVOLUZIONE NEL CORSO DEI 150 ANNI UNITARI

Messaggio  Vittorio E. Polito Gio Set 06, 2012 7:54 am

ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO - Pagina 2 Topono10

HTTP://WWW.TRECCANI.IT/SCUOLA/DOSSIER/2011/150_LINGUA/TOMASIN.HTML

I DIALETTI VENETI: PERSISTENZA ED EVOLUZIONE NEL CORSO DEI 150 ANNI UNITARI
di Lorenzo Tomasin*

Con un paradosso solo apparente, si potrebbe dire che l’unità politica d’Italia fu realizzata dai Piemontesi e si coronò con la conquista di Roma, e l’unità linguistica fu compiuta, con largo anticipo, dai Veneti con la (metaforica) conquista di Firenze. A Venezia, durante il Rinascimento, il canone della lingua letteraria, basato sul fiorentino antico – non su quello 'vivo' contemporaneo – fu consacrato dalla teoria del Bembo e dalla pratica degli stampatori.
Una varietà linguistica pervasiva
Sebbene, dunque, il Veneto sia entrato nel Regno d’Italia da meno di centocinquant’anni (nel 1866), l’italiano comune era già da secoli di casa nella Serenissima, in cui una fiorente vita culturale non impedì mai un altrettanto vivace sviluppo della varietà locale: a una ininterrotta tradizione letteraria, il veneziano affiancava un uso nel parlato non solo familiare e domestico, ma anche formale nelle istituzioni politiche e giuridiche della Repubblica, nonché una diffusione, con lievi adattamenti locali, a tutti i principali centri della terraferma veneta, trentina e friulana. Indizio significativo di tale sopravvivenza quasi indisturbata è il manifestarsi, nel veneziano otto-novecentesco, di fenomeni d’innovazione non condizionati dall’influsso dell’italiano e dunque spiegabili con normali dinamiche d’evoluzione (tale è per esempio il caso dell’apparire di una caratteristica articolazione della consonante l, ancor oggi esclusiva di questo dialetto: si pensi alla pronuncia locale di una parola come gondola).
Un dialetto che attraversa la storia dell’Italia unita
Varietà urbana per eccellenza, il veneziano poteva contare, in età risorgimentale, su una diffusione geografica e sociale peculiare, che si presta a spiegarne la sopravvivenza nell’epoca della generale sdialettizzazione postunitaria: quest’ultima interessa piuttosto, nelle Tre Venezie, i dialetti rurali, privi o poveri di anteriore tradizione scritta, ma non basta ad estinguere la massiccia dialettofonia otto-novecentesca del Veneto nel suo complesso, condizionata anche da uno sviluppo economico diverso da quello lombardo e piemontese e da una ridotta immigrazione da altre regioni d’Italia.
Ancora all’inizio del secolo XXI, il Veneto continua a risultare la regione d’Italia in cui più alta è la percentuale di uso del dialetto, come emerge per esempio dal rapporto Istat La lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere, pubblicato nel 2007.
La regione – assieme alla provincia di Trento – risulta per esempio l’unica zona d’Italia in cui è prevalente l’uso del dialetto in famiglia, se pure non esclusivo (69,6% contro il 48,5% della media nazionale); anche il numero di coloro che nei rapporti con gli estranei si valgono sia dell’italiano sia del dialetto è, nel Veneto, ben superiore alla media italiana (28,7% contro il 19%), mostrando che l’impiego delle varietà locali non è qui confinato ai soli ambiti della comunicazione informale o intima e affettiva, partecipando ancora – almeno in parte – di livelli e di registri che altrove sono ormai appannaggio della lingua nazionale.
Il dialetto veneto come preziosa dotazione culturale
Che tale distribuzione non sia frutto di condizioni d’arretratezza ma, al contrario, rappresenti una preziosa dotazione culturale appare suggerito da due indizi: da un lato, la forte 'tenuta' del dialetto – ossia la limitata erosione dei suoi àmbiti d’uso da parte dell’Italiano – anche nel periodo di maggiore vivacità economica e sociale della regione (i dati Istat relativi al 2000, cioè al culmine dell’ascesa economica del Nordest prima della recessione d’inizio secolo, parlano di una intatta vitalità del dialetto in pieno boom); da un altro, i dati relativi alla conoscenza delle lingue straniere, che situano il Veneto ai valori più alti: al terzo posto, cioè, dopo Lombardia e Friuli (al quinto se si considerano anche le aree in cui una lingua straniera è anche lingua ufficiale, cioè Alto Adige e Val d’Aosta), il che pare suggerire che, proprio come accade nel vicino Friuli, la convivenza dell’italiano con una fortissima tradizione linguistica locale favorisce, anziché ostacolare, la propensione dei cittadini all’apprendimento di altre lingue.


*Professore all’Università Ca’ Foscari di Venezia e all’Università Bocconi di Milano. Autore di diverse monografie sull’argomento dell’articolo, quale, tra le ultime, Storia linguistica di Venezia, 2010.
Pubblicato il 14/12/2011
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