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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty RE: sezze-sezze (?) - Frasi con "a"

Messaggio  Vittorio E. Polito Ven Gen 09, 2009 6:07 pm

Caro Nico,

sèzze-sèzze esiste e significa “proprio giusto” (Romito:Dizionario della lingua barese, Levante Editori);
Gentile nel suo “Nuovo dizionario dei baresi” (Levante Editori), scrive: sèzze, a punto giusto, simile, uguale = sèzze-sèzze, giusto giusto;
anche Colasuonno nel suo Dizionario dei dialetti pugliesi (Franco Milella Editore), scrive sèzze = uguale. Inoltre indica sezzà = uguagliare, pareggiare, livellare.
Ma c’è anche assezzà che sia Romito che Colasuonno e Gentile traducono in “mettere al posto giusto, eguagliare, pareggiare, livellare”.


Per quanto riguarda, invece, "a squìcce" significa "a goccia" "a poco a poco", "una parte minima di un liquido"

Saluti
Vittorio
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty Al nostro grande ADMIN

Messaggio  santa vetturi Sab Feb 14, 2009 1:12 am

Stavolta m'è venuta a me l'ispirazione... pochi versi, scritti di getto, senza alcuna pretesa se non quella di esprimere la propria stima.
Che ci vuoi fare, Falàn, la prima volta... fai quest'effetto!!!


Te sò canesciùte sop’a stu forùm
po’ mmenz’o prjisce neve de Fesbùk
e mò finalmènde ca te sò ngondrate
Falàn… me sì adavère conguistate

Acquanne scrive tu sì nderessande
m’a parlà sì angore chjù ndregande
nu recuèrde ammesckate a na battute
te sò stat’a sendì ngandate e mmute

Sì apjirte u munne de l’Architetture
a mme ca m’ammangave sta culture
pure ce sò studiate l’arte andìche
do Partenone a Brunellèsche ardìte

Grazzje a stu done tù assà speciale
de ragionà sop’o particolare
me sì fatte screpì dret’o cemènde
tanda beddèzze e la pausì du ngèggne

Ce sì ffatte stu portènde... che na tombe
feguriàmece cu piane… sì na bbombe
non vegghe l’ore ca vjine a senà
mò mbrima file te stoggh’aspettà



Con tanta simpatia
da Santa flower
santa vetturi
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty Al nostro grande ADMIN

Messaggio  felice.alloggio Lun Feb 16, 2009 11:43 am

Dopo aver letto la poesia di Santa, non posso non collegarla al fatto che venerdì tredici febbraio u.s.
è stata la vigilia di San Valentino. E qui mi fermo.
Inoltre chi pensa che la combinazione di venerdì con il numero tredici sia una combinazione sfortunata
dovrà rivedere la sua opinione. E qui mi fermo.
La serata birichinamente trasgressiva di Falanga, persona serissima, mi induce a pensare che il nostro Admin da bambino
abbia giocato tanto, da ragazzo abbia conquistato tanto, da adulto abbia lavorato tanto e nell'età matura
ci sta insegnando tanto.
All'interno di tutte queste fasi della sua vita, credo che Falanga abbia capito e amato tanto. E qui non mi fermo,
perchè vorrei approfittare di questo spazio per lanciare un'idea. Far partecipare Falanga attivamente
ai nostri incontri sul dialetto attraverso il sistema della video-conferenza. It's possible?
Ciao a tutti
Felix
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty RE: AL NOSTRO GRANDE ADMIN

Messaggio  Vittorio E. Polito Lun Feb 16, 2009 1:35 pm

Felice Alloggio nel precedente postreply ha scritto, tra l'altro,:

"Far partecipare Falanga attivamente ai nostri incontri sul dialetto attraverso il sistema della video-conferenza. It's possible? "

Non si può che concordare su quanto scrive Felice, anche perchè il contributo, autorevole e pacato, che potrebbe dare il nostro Franz, sarà sicuramente favorevole alla soluzione di molti problemi che il Seminario, tra urlatori e polemisti sta affrontando, a mio avviso, con alcune difficoltà.
Pertanto spero che la presidenza del Seminario si attivi per la possibile realizzazione della proposta di Felice.

Cordialmente

Vittorio Polito
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty ALLA MIA ETA'

Messaggio  Admin Mer Feb 18, 2009 4:17 pm

Santa, Felix e Victor, ho i miei anni, non fatemi emozionare più di quanto non lo sia quotidianamente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Grazie Santa!
falàn
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty DEDICATO A VITO MAUROGIOVANNI

Messaggio  Admin Mar Apr 07, 2009 4:49 pm

E' SCOMPARSO VITO MAUROGIOVANNI, IL CANTORE DI BARI
Vittorio E. Polito il Mer 4 Mar 2009 - 23:44

Vito Maurogiovanni, scrittore, giornalista, commediografo e sceneggiatore, la grande memoria storica della nostra città non è più tra noi.
Bari perde uno dei suoi grandi e amati figli che sapeva tutto sulla nostra città, sui personaggi, sui fatti, sulla storia. La sua innumerevole produzione letteraria su varie materie: teatro, dialetto, commedie, sopravvivrà sempre a se stesso a testimoniare la sua “immortalità”.
Ricordo solo qualche titolo delle sue opere relative al dialetto.
MAUROGIOVANNI C. & V.: Natale a Bari, Paolo Malagrinò Editore, Bari, 2006; Poesie;
MAUROGIOVANNI V.: Il Teatro, Levante Editori, Bari, 1993;
Una raccolta di otto commedie delle quali sette largamente rappresentate ed una inedita: Chidde dì du 188; Aminueamare; Sanghe, amore e contrabbanne; Cinque monaci da fucilare; Piove, l’acqua è di limone, Papa Galeazzo: splendori e miserie; Nicolaus (… venne dal mare); e Onda Marina.
Cose e fatti baresi calati nel più vasto contesto dei tempi che vede i personaggi, tratti da un sottoproletariato urbano, vivere le realtà temporali con una magica autenticità popolare. In tale tessuto, importante è l’uso del dialetto barese nella sua ricchezza idiomatico-espressiva piuttosto che nel valore filologico.
MAUROGIOVANNI V.: La passione de Criste, Edipuglia, Bari, 1988;
Il dramma teatrale La Passione de Criste è, in sostanza, un altro grande lavoro in dialetto. Replicata oltre cento volte in teatro è stata trasmessa anche da Raitre. Il dramma rappresenta "la passione di una classe che supera la propria condizione di emarginazione e misera attraverso emigrazione e abbandono di affetti, abitudini, ricordi e perviene così a una resurrezione in negativo" (Raffaele Nigro)
MAUROGIOVANNI V.: U cafè antiche, Levante Editori, Bari, 1983;
In Via De Rossi, a Bari, c'era un antico caffè aperto nel 1860 dal padre dell'autore, quell'Antico Caffè, con il lampione rosso, i divani rossi, i quadri dei Mille di Garibaldi, tutti commossi naturalmente e in camicia rossa. E un lampione bianco, luminoso, che si accendeva nelle grandi occasioni. Quì ha vissuto l'autore consentendogli di memorizzare tante di quelle cose e di quei personaggi, da indurlo a scrivere, tra le sue numerose pubblicazioni in lingua e in vernacolo, il dramma in dialetto barese U cafè antiche. Il dramma si svolge nel piccolo caffè, quello di Maurogiovanni, che dà materia all'autore, una mescita aperta a Bari da un bisnonno di origine napoletana, che vide passare borbonici e garibaldini, e che nei suoi tre atti fioriscono anche spontanee situazioni comiche attinte dal vivere quotidiano del nostro popolo. Il lavoro è ambientato in un epoca ormai lontana ma che l'autore ha trattato con una finezza davvero pregevole.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty Il mio grido di dolore e di sdegno, per quest'Italia ferita a morte, ancora...

Messaggio  santa vetturi Gio Apr 16, 2009 8:41 am

DA SAN GIUGGLIÁNE A L’ÁQUILE

screvìbbe…. NON AVÁ SECCÉTE CHIÚ
pe l’angeuìcchie volate a Gesù
… e mbèsce à seccedùte pe sfertune
sò mmuèrte stì crestiàne abbùne abbùne

nge ammànghe n’ald’e ppicche e sò trecjìnde
na volde angore sò tande stedjìnde
ddà stèvene a stedià cu lore ngèggne
lendane da famìgghie e assà che mbèggne

la case ca penzàvene secure
addò se preparàvene o future
à scafuàte ndèrre senz’avvìse
nzjìm’a tand’alde case… all’ambrevìse

ma no jè vvere… ca già se sapève
sò mjìse e mjìse ca ddà tremuàve
nu studiòse u-avève pure ditte
nesciùne uà sendute…poverjìdde

sett’anne …e vene arrète a la memòrie
da San Giugliane a L’Aquile la storie
de case ca sò ffatte cu scketùre
cemènde e sabbie nzjìme… ce jattùre

de l’Abbruzze la terra generòse
squarciate mbjìtte da cusse tramòte
à state accedùte da la ngordìzzie
da mbrùgghie fatte nzjìn’a l’edilìzzie

avàste a chiange larme de delore
la voscia noste avà parlà pe llore
jòsce pe chisse e pe chidde d’apprìme
pe tutte le nnocjìnde muèrte nzjìme

velìme stà tranguìlle jìnd’a le case
l’ama fa mmègghie... sòlide e adeguate
e a cì à perdute tutte jìnd’a na notte
aprìme u core neste… e non o motte

SANTA VETTURI
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty VARIE, VARIE: L'AVATAR

Messaggio  Ospite Gio Ago 27, 2009 2:37 pm

Iosce fasce calde e l’umedetà iè assà, allore m’ha venute ngape de parlà de na cosa ca non zacce buene ceccose significhe l’avatar (forse iè u loghe?), ma vedime de ce se tratte:

De cudde mì non pozze disce nudde
Cudde de Lomute che la pestole me pare nu picche violende
Cude de Polite iè na fotografie ca me pare bbone
Cudde de Monde Antiche e Tijmbe Moderne pote scì ma u nome iè troppe lenghe.
Cudde de Felisce Allogge u sò già ditte iè na varchecedde ca vole disce ca u patrune iè asseduàte e vole scì lendàne e chiane chiane, senza cazzà le pijtea nesciùne
Cudde de Sanda Vetture, me pare na cosa terciute e mbregghiate ca forse vole segnefecà ca la titolare iè assà particolare?
Cudde de Gaetane Mele iè na firme e pure chedda de Serwille iè na firme uguale, parene firme false o me sbaglieche?
Po’ stà cudde de rise patane e cozze, bè nnanze a nu piatte de rise patane e cozze nge petime sole assite e mangià
L’uldeme de la congreghe iè Armande Sandore ca peteve mette pure na fotografie nu picche megghie. Chedda ca se vete pare proprie n’autofotografie. O me stogghe a sbaglià?

Tutte l’alde ca stonne parene le pedine du scacche o ce ssacce.
Mettite l’alde avatar adacchesì pozze disce alde cose.

Salute a tutte

Disciadisce

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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty ADMIN: CHI L'HA VISTO?

Messaggio  Ospite Gio Ago 27, 2009 4:43 pm

Paragonate a na pedine de le scacche u Admin s'ha fatte coragge e ha mise u avatar su pe fasse canosce. Ma me pare c'ha sbagliate percè la fotografie pare chedda de Carlucce Marx cu giornale l'Unità. O no?
Admin sì abbastanze piazzate. Comunque mò sapìme ce ssì e a ce partite appartiìjne. Ma forse si rimaste l'uldeme comuniste d'Italie.
Salute pure a te

Disciadisce

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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty BEL QUESITO

Messaggio  Admin Ven Ago 28, 2009 8:32 am

Chi dei forumisti è in grado di dirmi QUANDO sono stati installati al lungomare quei bei lampioni che tutti conosciamo e che, secondo me, sono il simbolo di Bari?
Grazie
Franz Falanga
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty TEMPI DI SCANDALI

Messaggio  Ospite Ven Set 04, 2009 10:07 am

SE POTE FA NA VOLDE N'ECCEZIONE ALLE REGOLE? JI SPERECHE DE SI, SE NO LA SCANCELLECHE.


ER CANE POLIZZOTTO

Jeri ho incontrato un Cane polizzotto
Dico: - Come te va? - Dice: - Benone!
Ogni ladro che vedo je do sotto.
Li sento da l'odore, caro mio!
Còr naso che ciò io!... -

In quer mentre è passato un fornitore
che Dio solo lo sa quant'ha rubbato.
Ho chiesto ar Cane: - Senti un certo odore? -
Ma lui m'ha detto: - No... So' raffreddato... -
Er Cane polizzotto ch'ho incontrato
lo faranno prestissimo questore.

Trilussa

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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty I CONTRIBUTI SONO SEMPRE BEN ACCETTI

Messaggio  Admin Sab Set 05, 2009 2:17 pm

Ma viva la faccia! Certo che i contributi sono sempre ben accetti! Eppoi i nostri cugini de Roma ci stanno ner core.
Admin
Admin
Admin
Admin

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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty RE: BEL QUESITO

Messaggio  Vittorio E. Polito Sab Set 12, 2009 4:12 pm



I NUOVI FANALI DEL LUNGOMARE DI BARI? SONO STATI COLLOCATI TRA IL 1963 E IL 1964. COME RISULTA DA FOTO DEL MIO ARCHIVIO ED INVIATE ALL'ADMIN. SOTTO UNA FOTO ODIERNA DALLO STESSO ARCHIVIO
SALUTI
VITTORIO


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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty LA CAROLINA

Messaggio  Admin Dom Mar 21, 2010 3:59 pm

LA CAROLINA

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target felice.alloggio il Ven 10 Apr 2009 - 17:04

Cari amici,

negli ani '60 e '70, si sviluppò a Bari la cultura del biliardo. Non c'era quartiere della città in cui non vi erano sale da biliardo per trascorrere il tempo a giocare a flipper, carte, soprattutto Tressette, Briscola e Scala quaranta, e a biliardo con le Boccette, la Carambola Francese, l'Italiana, la Bazzica, la Goriziana e ricordo ancora bene il none, la Carolina.

A proposito di quest'ultima c'è qualcuno nel forum che l'ha giocata? Che conosce le regole? Io ricordo solamente che si giocava con cinque palle e prima di tirare con la famosa stecca in legno, si dichiarava il tipo di tiro da fare. Ho bisogno di conoscere tutto su questo gioco di biliardo perchè su Internet non ho trovato nulla. Quindi se qulacuno mi può aiutare lo ringrazio anticipatamente.

Spero di sentirvi.

Ciao Felice


VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty LE SALE DA BILIARDO



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Sab 11 Apr 2009 - 8:47

Caro Felice, hai sollevato dei bei ricordi, vorrei esternarli sia per te che per gli altri forumisti interessati. Per quanto riguarda la "carolina" premetto che ricordo il nome ma non il regolamento. Ricordo benissimo la carambola, l'italiana, le boccette, la bazzica. Mi interessa però dare qualche informazione. Negli anni sessanta conoscevo due sale da biliardo. Tutte e due in centro. Una sopra l'attuale SAICAF che allora si chiamava Caffè Savoia, e l'altra di fronte al fianco del Petruzzelli, in via Cognetti. I frequentatori erano tutti i professionisti baresi, avvocati, medici, commercianti. Gli ambienti erano molto silenziosi e mai, dico mai, ho assistito a discussioni ad alta voce. Ricordo benissimo che io e qualche altro raro giovane si andava più per ammirare i comportamenti da gentlemen dei giocatori più grandi di noi che per giocare noi stessi, anche perchè i "grandi" erano di una bravura straordinaria e noi dei dilettantelli. La carambola che secondo me era il gioco dei giochi, aveva dei giocatori che riuscivano a fare minimo cinquanta sessanta carambole sotto stecca ed oltre, io e qualche mio altro coetaneo ne facevamo massimo due o tre, quando andava bene. I gestori erano di una discrezione assoluta e, lo ripeto, il silenzio e il bon ton erano la regola. Carte ne vedevo poche, forse erano più usate la sera, io ci andavo di pomeriggio la sera bisognava studiare. Mi accorsi che qualche cosa non andava più, il bello si era rotto, quando un bel giorno irruppero i cosiddetti calcio balilla. Da quel giorno entrò il fracasso nel circolo, le regole di buona convivenza saltarono, il bon ton andò a farsi benedire e il rumore diventò ingestibile. Era iniziata l'era contemporanea. Dopo un pò i silenziosi concittadini più anziani di me non vi andarono più e tutto il giocattolo si sfasciò.
Parecchi saluti a tutti e grazie Felix per avermi fatto ricordare, ahimè con un pò di tristezza, l'avvento del rumore nella nostra sgangherata civiltà.
Falàn


VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty ANCORA SUL BILIARDO. IN MODO PIU' COMPLETO



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin Ieri a 17:11

ELOGIO DELLA CLASSE E DELLA GEOMETRIA
Nei lontani anni sessanta a Bari conoscevo due sale da biliardo. Tutte e due in centro. Una sopra l'attuale SAICAF che allora si chiamava Caffè Savoia, e l'altra di fronte al fianco del Petruzzelli, in via Cognetti. I frequentatori appartenevano generalmente alla buona borghesia barese, erano avvocati, commercianti, medici, ingegneri, professori, maestri elementari, pochi o nessuno (purtroppo) gli appartenenti alla classe operaia. Non so se nei circoli privati cittadini ci fossero anche lì dei biliardi, ma, ove ci fossero stati, era scontatissima l’assenza della classe operaia. Mi piace pensare che i frequentatori delle due sale da biliardo di cui sto scrivendo le frequentassero con la segreta speranza prima o poi di trovarvi anche appartenenti a classi sociali totalmente diverse dalle proprie. Mi piace pensarlo. I biliardi erano di due tipi, quelli con le buche ai lati e agli spigoli e quelli senza le buche. Sui biliardi forniti di buche venivano giocate l'italiana, le boccette, la bazzica, la carolina, l’americana, su quelli privi di buche si giocava esclusivamente la carambola che era considerato il gioco da biliardo per eccellenza. Gli ambienti erano molto silenziosi e mai, dico mai, ho assistito a discussioni ad alta voce. Ricordo benissimo che io e qualche altro raro giovane si andava più per ammirare i comportamenti da gentlemen dei giocatori più grandi di noi che per giocare noi stessi, anche perchè i "grandi" erano di una bravura straordinaria e noi eravamo dei dilettantelli da strapazzo. La carambola che secondo me era il gioco dei giochi, aveva dei giocatori che riuscivano a fare minimo cinquanta sessanta carambole sotto stecca,qualcuno arrivava a cento colpi utili di seguito, io e qualche mio altro coetaneo ne facevamo al massimo due o tre, quando andava bene. I gestori delle sale di cui sto parlando erano di una discrezione assoluta e, lo ripeto, il silenzio e il bon ton erano la regola. Carte da gioco ne vedevo poche, forse erano più usate la sera, io ci andavo di pomeriggio, la sera bisognava studiare. Via via che seguivamo le partite lentamente ci appropriavamo del lessico dei giocatori di biliardo, non so se quello era il lessico italiano, certamente era un lessico dove erano usate parole italiane, ma penso proprio che fossero pensate in dialetto. La prima regola del biliardo era prendere palla, sembra una stupidaggine, ma riuscire a prendere palla, riuscire cioè a colpire la palla con la stecca in una maniera quanto meno corretta è operazione mica tanto facile. Innanzi tutto bisogna saper bilanciare la stecca da biliardo, non sono tutte della stessa lunghezza ognuno dovrebbe avere la propria stecca. Generalmente esistono due tipi di stecca, quella normalmente usata per giocare e un’altra molto più lunga che viene usata quando la palla da colpire è in una posizione sul tavolo molto lontana dal giocatore, in quest’ultimo caso bisogna contemporaneamente usare una particolare stecca con alla estremità una specie di ponticello a forma di emme dove si poggia l’estremità della stecca molto lunga. Sull’estremità della stecca c’è un sugherino incollato sul quale spesso si strofina un cubetto di gesso azzurrino che permette di non steccare quando si colpisce la biglia. La steccata è una cosa che fa rabbrividire i giocatori; accade quando, non essendoci sulla punta una giusta dose di gesso, la stecca scivola sulla superficie della biglia senza farla correre nella direzione voluta e con il pericolo di fare uno sbrego sul panno verde che copre la lastra di ardesia del biliardo.
A proposito del biliardo, il piano dello stesso è circondato da una cornice alta diversi centimetri con una cornice interna in gomma molto dura sulla quale le biglie una volta che la colpiscono compiono degli angoli di uscita uguali in tutto e per tutto agli angoli con i quali sono entrati in contatto con la sponda stessa. Già da ora si può capire che il gioco del biliardo si basa sulla geometria nel senso della fondamentale regola secondo la quale l’angolo di incidenza è uguale all’angolo di riflessione, Questa è la regola iniziale di base che poi è modificata di volta in volta, ne parleremo più avanti. Innanzi tutto in che cosa consiste il gioco della carambola. Sono presenti sul tavolo tre biglie una rossa e le altre due chiare, una bianca e una giallina. Si gioca generalmente in due. Ogni giocatore ha quindi la sua palla e comunque per poter fera la giocata deve colpire per prima sempre la sua biglia. Chi ha la palla bianca devo colpire con un unico colpo, sarebbe meglio dire con un’unica azione, prima una palla e poi l’altra. In altre parole con un unico tiro si devono colpire contemporaneamente le due palle. Se si colpisce prima una biglia e poi subito dopo l’altra si è fatto un punto, si è cioè fatta una carambola di prima, se invece, per colpire tutte e due le palle, si fa intervenire la sponda per avere delle particolari traiettorie, previste dal giocatore, si è fatto comunque un punto punto, si è cioè fatta una carambola, però in questo caso è stata una carambola di seconda o di sponda. La stecca va tenuta con la mano destra (ovviamente se si è destri, sennò il contrario) e poggiata sul dorso o sulle dita della mano sinistra. Da come il giocatore usa la mano sinistra per appoggiarvi la stecca si nota subito la sua maestria e, contemporaneamente la sua eleganza, perché il gioco del biliardo è innanzi tutto un gioco ove l’eleganza del giocatore è uno dei personaggio principali. La mano usata per l’appoggio può essere messa in posizioni diverse a seconda del colpo da fare e si possono addirittura usare dita diverse a seconda della creatività del giocatore. Ma arriviamo al piatto forte dell’intera faccenda e cioè arriviamo finalmente a come e dove si colpisce la palla. COME e DOVE dunque. Iniziamo dal come. Con la propria biglia si può/deve colpire l’altra biglia onde indirizzarla in qualche posto del rettangolo verde di gioco e, contemporaneamente, permettere di far andare la propria biglia a colpire la palla rossa, in altre parole con la propria palla bisogna colpire prima quella dell’avversario e poi la palla rossa durante la stessa giocata. Facciamo qualche esempio. Il caso più facile è quando io giocatore vedo davanti a me le due biglie e, con un'unica giocata, con dolcezza riesco a sfiorare, ovviamente toccandola, la biglia avversaria per poi arrivare a toccare quella rossa. Il gioco diventa più difficoltoso quando io non vedo la terza biglia perché è completamente coperta dalla seconda, quando per esempio le tre biglie sono allineate una dietro l’altra. Allora intervengono i giochi di sponda, i giri, i gran giri, le carambole di seconda o di prima e così via. Siamo già entrati nel lessico. Per esempio se colpisco la mia biglia con un colpo secco e potente nella sua parte superiore, la palla avversaria corre in avanti e la mia la segue quasi con la stessa velocità, questo colpo si dice a correre o a scorrere. Se invece colpisco la mia biglia con un colpo secco al centro la palla avversaria corre in avanti e la mia biglia resta fissa nel posto dell’impatto, questo colpo viene chiamato stoppata. Se colpisco la mia biglia con un colpo secco nella parta bassa la palla avversaria corre sempre avanti mentre la mia biglia addirittura retrocede, questo colpo è chiamato retrocesso o palla retrocessa. Ricapitolando, la palla si può colpire con la stecca in testa, sulla pancia, oppure sotto. Non è ancora finito perché tutte le traiettorie cambiano se gli stessi colpi anziché essere inferti alla parte mediana della biglia, vengono invece inferti alla parte sinistra o alla parte destra della medesima. In questo caso il colpo inferto alla biglia è un colpo ad effetto nel senso che, se colpisco la biglia con la stecca sulla sua parte destra, la stessa non seguirà più le regole della fisica tipo l’angolo di incidenza uguale all’angolo di riflessione, ma privilegerò l’angolo di riflessione allargandolo molto di più sulla destra e la stessa cosa avverrà se dò l’effetto a sinistra. Ricapitolando posso colpire la mia biglia in nove punti diversi ottenendo nove traiettorie diverse. Ma sto parlando della mia biglia, le stesse traiettorie posso farle eseguire anche alle altre due biglie presenti sul tavolo di gioco in maniera indiretta usando tecniche diverse e ancora più raffinate, utilizzando per esempio le sponde, la forza con cui colpire la biglia e la posizione che io giocatore posso prendere girando intorno al biliardo. Come si può agevolmente notare il gioco è di grande finezza, di grande razionalità e di grande concentrazione; non viene perdonato anche lo sbaglio più piccolo, perché dietro al gioco stesso esistono le leggi ferree della geometria, dell’attrito, della velocità, della postura del giocatore e, cosa che non guasta, delle ferree leggi dei regolamenti internazionali.
Un bel giorno però mi accorsi che qualche cosa non andava più, il bello si era rotto, il giocattolo biliardo e la sua rarefatta ed astratta atmosfera furono violentati e buttati nel cestino della carta straccia quando in quel famoso bel giorno irruppero nella sala da biliardo i cosiddetti calcio balilla. Da quel preciso istante entrò il fracasso nel circolo, le regole di buona convivenza saltarono, il bon ton andò a farsi benedire e il rumore diventò ingestibile.
Dopo un pò i silenziosi concittadini più anziani di me non vi andarono più e tutto il giocattolo si sfasciò. I vecchi giocatori di biliardo furono sostituiti da altri giocatori di biliardo, questa volta più occasionali e molto ma molto meno bravi. L’atmosfera rarefatta del club se ne andò a farsi fottere ed io non misi più piede nella sala da biliardo. Non avevo più nulla da imparare, non ricevevo più alcuno stimolo. Era iniziata l'era contemporanea. Mi sarei accorto diversi anni dopo che la barbarie stava prendendo il sopravvento.
Parecchi saluti a tutti e grazie Felix per avermi fatto ricordare, ahimè con un pò di tristezza, l'avvento del rumore nella nostra sgangherata civiltà, civiltà si fa per dire.


Ultima modifica di Admin il Dom Mar 28, 2010 8:24 am - modificato 1 volta.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty CURIOSITA'

Messaggio  Admin Dom Mar 21, 2010 4:10 pm

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 EmptyPETENGHINE. CHI ERA COSTUI?

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Gio 4 Dic 2008 - 10:01

Petenghine, chi era costui?
Da Nico Lomuto il Ven 7 Mar 2008 - 17:31

Qualche volta mi incuriosisce l'origine di qualche pittoresca espressione, anche perché a volte u fattaridde ( fattarjidde? fattariide? fattarjdde?... ehm ... dicevamo ...) si rivela poi più divertente del mottetto in questione. Per esempio, spero che nel forum qualcuno conosca l'origine del nome "u bballe de Petenghine" col quale si denota un particolare stile di ballo, un po' "hard' e di solito considerato poco elegante. Chi era o è questo spavaldo Petenghine (Ma potrebbe anche non esserci nessun signor Petenghine; pet'nghin' potrebbe anche essere un'antica contrazione di qualche frase)?
Nico Lomuto


Re: Petenghine, chi era costui?
Da armando santoro il Ven 7 Mar 2008 - 17:37

non vorrei sbagliare ma non vi era anche un modo di dire "Gràzzie e Petenghìlle"?
Come a dire, stai dicendo uan cosa scontata.
armando santoro

Petenghine, chi era costui?
Da Vittorio E. Polito il Ven 7 Mar 2008 - 17:44

Petenghine, secondo il Dizionario della lingua barese di Romito (Levante Editori) e il Nuovo dizionario dei baresi di Gentile (Levante Editori), è un ballo popolare scherzoso. Non si fa nessun riferimento a personaggi o ad altro.
Vittorio E. Polito

il ballo di petenghino
Da Admin il Ven 7 Mar 2008 - 18:34

Ahi Nico! Mi stai tirando per i capelli. In barese il ballo di petenghino indica un ballo ormai arrivato alla frutta, ormai arrivato allo sfrasciamento totale. In effetti la frase ubbàlle de petenghine non viene mai prinunciata così com'è, ma è sempre seguita da una spiegazione molto gaglioffa e sanguigna che qui non trascrivo. Questo ballo potrebbe essere paragonato ad una lambada ante littteram molto ma molto scostumata. Mi ricorda anche il black bottom irlandese di buona memoria. Quando noi si suonava nei nascenti flamingos, si diceva The petenghin square dance.
Mi fermo qui.
La frase esplicativa appalesava con precisione assoluta i gesti del cavaliere. Si fa per dire cavaliere.
Va detto che il dialetto barese ha una pesante componente maschilista della quale non vado assolutamente fiero. Va però anche detto che le donne baresi veraci hanno sempre contrastato questa tendenza con altrettanta tostaggine.
Franz Falanga

ulterioreinfodafranz
Da Admin il Ven 7 Mar 2008 - 19:22

Mi ero dimenticato di dire che i balli dei cocchieri, generalmente venivano indicati come i balli di petenghine.
Petenghine quindi appartiene alla mitologia così come appartiene Chinasse.
Tornando ai cocchieri, prima di questa nobile professione c'erano i carrettieri, che in quanto a rudezza non erano secondi a nessuno.
Chinasse ovverosia l'arte de Chinasse, mangià, beve e sta allaspasse.
Notare che mentre il dolce far niente in barese è considerata un'arte, i veneziani considerano il non far nulla un semplice mestiere.
El mestier de Corteasso, magnàr, bèvar e non fare un.... cavolo.
Notare quindi questa raffinata definizione dell'arte che diamo noi baresi.
Franz Falanga


Ulteriori info da Vittorio
Da Vittorio E. Polito il Ven 7 Mar 2008 - 20:04

Attenzione Franz, è Mechelasse il personaggio sfaticato per abitudine e non Chinasse. Infatti Romito nel Dizionario sopra citato così riferisce: "Mechelasse mange e bève e stà a la spasse", ed è confermato anche da Gentile nel Nuovo dizionario, pure citato. Di chinasse non c'è traccia.
Vittorio
Vittorio E. Polito

aggiungounmioricordo
Da Admin il Sab 8 Mar 2008 - 9:56

armando santoro ha scritto:
non vorrei sbagliare ma non vi era anche un modo di dire "Gràzzie e Petenghìlle"?
Come a dire, stai dicendo uan cosa scontata.

Vedo che l'amico Santoro ha scritto Petenghille, e secondo me non ha sbagliato quando ha scritto Petenghille e non Petenghine. Per quello che riesco a ricordare, non so se il ricordo è giusto, penso non fosse Petenghille ma Tenghille senza la Pe iniziale. Per cui si diceva Grazzie a Tenghjìelle. E qui ho messo la J. Significava "grazie al cavolo, stai dicendo una cosa ovvia scontata". Per cui Tenghjìlle significava anche cavolo. Mi scuso se spesso entro in argomenti pruriginosi, ma se la mia esperienza nel campo del turpiloquio è notevole, lo devo solo all'aver vissuto parecchi anni per strada, e all'aver vissuto i meglio anni della mia vita a via Celentano che non era seconda a nessuna strada per quanto riguarda la frequentazione diciamo proletaria. Frequentazione della quale vado ovviamente fiero.
Ma tu addò s' nate?
avvia Celendàne
Gràzzie a Tenghjìelle
peccùsse canùsce cèrte paròle!

Che i celentanini continuino a volermi bene!
E anche voi naturalmente!!!
Franz Falanga.
P.S. Nico Lomuto abitava anch'egli a via Celentano, o meglio nella parte alta e più nobile, cioè a via Davanzati dove il sanguigno proletariato era più diluito. Vero carissimo Nico? La cosa che però mi fa piacere è che "a sumo" sento che lui rammenta benissimo le sue radici pur essendo all'oggi molto ma molto più distante.
Il bellissimo termine "sumo" è di rara bellezza e concisione. Tradotto in italiano perde il cinquanta per cento della sua finessa (con due esse please). Come si tradurrebbero me ne so sciùte o sùme, vattìnne o sùme, vattinne sùme sùme, me ne sò venùte semànne semànne?
Che meraviglia!
Admin

A proposito di Tenghjìelle e Tenghììdde
Da Vittorio E. Polito il Sab 8 Mar 2008 - 11:34

Vito Barracano nel suo "Vocabolario dialettale barese" (Mario Adda Editore) Tenghjìelle lo indica come "Tenghììdde" (personaggio allusivo, ma pare... inesistente);


Giuseppe Romito nel "Dizionario della lingua barese" (Levante Editori) lo indica come "Tenghijlle" (riferimento ad un ipotetico tizio senza nome, donde deriva il detto "cundue a tenghijlle" = contalo a lui!;


Gentile nel Nuovo dizionario dei baresi (Levante Editori) riporta in sostanza la stessa definizione di Romito.


In conclusione ritengo che "Cundue a tenghjìlle" è elegante, mentre il barese incazzato lo traduce con "cundue a cùsse" oppure "cundue o càzze".
Vittorio E. Polito


ANCORA PETENGHÌNE
Da Vittorio E. Polito il Lun 11 Ago 2008 - 10:50

Pino Gioia, fine poeta dialettale barese nella sua pubblicazione "Ritratti" (Adda Editore), insieme all'artista Luigi Giacopino, ha tra le altre cose, scritto la bella poesia "U balle alla petenghìne" che vi voglio proporre, in considerazione delle vostre provocazioni sul termine "Petenghìne":


U BALLE ALLA PETENGHÌNE


di Pino Gioia

Mmènz'alle viche, ijnd'alle candìne
se facèv'u bàlle... alla petenghìne!
na fisarmoniche e na catàrre stenàte
agnève de priìesce... tutt'ù vecenàte!

Ijère cudde u bàlle delle poverijdde
ca facève arrezzà le rècchie e le capijdde
zembave ogn'è june, sule sule,
po' s'acchiavene... cule a cule!

U ballàve u chezzàle acciuccàte
che le calzune rutte e le pite sckalzàte
zembàve la uagnèdde chendegnòse
se tenève totta, se sendève preciòse!

Pure la vecchiarèdde che le gamme a taràlle
se scettave a rècchie jind'a cudde bàlle
se scève sop'è sotte, dalla sèra alla matìne
tutte parèvene, le mègghie... ballerìne!

Fu dà ca s'accecchiò Ciccille e Rosìne
e tanne seccedì, la mègghia ruìne
totta 'na volde sckattò forte u'aggigghìe
se n'ascennerene e s'acchiarene... sètte figghìe!

So' trasute stasère a na discotèche
zembavene le uagnùne, tenèvene u fuèche
pure dò ogne june, ballave sule sule
ma non stève u'aggigghie d'ù... cule a cule!



Vittorio E. Polito


Ultima modifica di Admin il Dom Mar 28, 2010 8:28 am - modificato 1 volta.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty MESTIERI SCOMPARSI

Messaggio  Admin Dom Mar 21, 2010 4:13 pm

LE MESTIERE DE LA STRATE, C'AVONN SPARESCIUTE.

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Gio 4 Dic 2008 - 10:14

LE MESTIERE DE LA STRATE, C'AVONN SPARESCIUTE - POESIE
Da armando santoro il Dom 9 Mar 2008 - 13:08

suggerirei di utilizzare questo spazio per una raccolta di poesie, da parte degli autori, dedicate a quei mestieri, nobili e meno nobili di una volta, oramai pressocché scomparsi. E ve ne sono davvero tanti.
armando santoro

mestieri
Da Admin il Dom 9 Mar 2008 - 18:17

Posso provare a ricordare alcuni vecchi mestieri:

U conzapiàtte
U mèste allandrète
U molafuèrbece

ciao a tutti da franz

MESTIERI SCOMPARSI
Da Vittorio E. Polito il Lun 10 Mar 2008 - 15:15

La capère (l'antenata della parrucchiera)
La fèmmene de le pèzze vijcchie (barattavano pezze vecchie con oggetti vari)
U conzacature (attaccava cocci di terraglia)
U parambrèlle (il riparatore di ombrelli)
U chiappacane (l'accalappiacani, un servizio effettuato dal Comune)
U fernare (il fornaio)
U scarpare (il calzolaio)
U calatafare (il manutentore delle chiglie delle barche)
U ferràle (il fabbroferraio)
La vammara (l'ostetrica o levatrice)
U meste fueche (il preparatore di fuochi d'artificio)


Re: LE MESTIERE DE LA STRATE, C'AVONN SPARESCIUTE - POESIE
Da armando santoro il Gio 13 Mar 2008 - 10:26

(spazio poesie)


Re: LE MESTIERE DE LA STRATE, C'AVONN SPARESCIUTE - POESIE
Da armando santoro il Gio 13 Mar 2008 - 10:38

- la mesta recamatrìsce
- u mèst checchjìre
- u mèst veccjìre (mcellaio)
- u mèst checchiàre (muratore)
- lo svuotatore dei pozzi neri
- la lavannàre
- u peggheràle (pastore)
- u spazzacamìne
- u pelìzza stevàle - u pulìmme (il lustrascarpe)
- u cenciaiùle (cenciaiolo)
- u stagnàre (stagnino)
- u 'mbrellàre (ombrellaio)
- u bianghesciatòre (imbianchino)
armando santoro


Ultima modifica di Admin il Dom Mar 28, 2010 8:29 am - modificato 1 volta.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty LA BBANNE DE LE CHIACUNE

Messaggio  Admin Dom Mar 21, 2010 4:18 pm

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 EmptyLA BBANNE DE LE CHIACUNE

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Gio 4 Dic 2008 - 10:22

la bbanne de le chiacune
Da Nico Lomuto il Mar 19 Feb 2008 - 22:00

Conosce nessuno l'origine della curiosa espressione "la bbanne de le chiacune" con cui si indica un insieme musicale (?) un pochino scalcinato che, dando fiato agli strumenti, si rivela un vero disastro, inferiore a qualsiasi aspettativa?
Nico Lomuto


la bbanne de le chiacune
Da Vittorio E. Polito il Mer 20 Feb 2008 - 8:32

La bbanne de le chiacune (banda dei fichi secchi o da burletta) è un complesso di poche pretese che nella Bari di altri tempi, soprattutto nella città vecchia, era costituita da sgangherati suonatori (per lo più anziani guitti o miseri pensionati) che si accontentavano di una manciata di fichi secchi in cambio della loro chiassosa prestazione. Ancora oggi queste piccole bande sono ancora presenti in alcune città o paesi e offrono le loro prestazioni, specie in occasioni di feste patronali, in cambio di qualche spicciolo
Vittorio


LA BANNE DE LE CHIACUNE (una poesia)
Da Vittorio E. Polito il Lun 18 Ago 2008 - 9:03

LA BANNE DE LE CHIACUNE
di Giovanni Panza
da: Cazzavune, Schena Editore, 1985

Un aspetto particolare del folclore locale e l’ineluttabilità del tempo che corre in attesa
della conclusione finale della vita.

Sott’o uarche de Sand’Andè
se ne stonne tutt’e sé
che stremiind’e berrettine
pe senà le congertiine.

Sta Ueline, la grangasce;
po’ Ciccille, vasce vasce
ca sone u tammeriidde
strengenne u mazzariidde;

Mba Geuanne, cu fresckette,
vene dret’a meste Colette
ca batte le piattine;
mba Faiele son’u clarine;

Frangeschine u trembone
s’ammandene sop’o trippone.
Cu stannarie vonne nnande
le uagnune a ttande e ttande.

Stonne atturn’a la banne
piccininne nziiem’a granne
ca che mmane pe trombette
acchembàgnene le marcette

o se mèttene a sckamà,
a fa iose, a zzembà,
a senà aregonette
tra zzumbe e piroette.

Mmenz’a tande bregeniidde
vonne serie le vecchiariidde.
Tanda prisce mett’a ognune
chedda banne de le chiacune.

Sott’o uarche de Sand’Andè
no nghiù vonne chidd’e sé:
meste Colette se ne scì
ma la banne nonn’acchiedì:

pure Ciccille, chiù nadà
mbaravise scì a enà
pertanne u tammerriidde
che tutt’u mazzariidde.

Ueline fertune passò,
uardiaporte addevendò;
mba Faiele, mmò fa uanne,
pe l’ospizze lassò la banne;

po’ Frangische menì mene;
sule Geuanne s’ammandene,
pure ce chiù no tene fiate,
’o fresckette affezionate.

Nanda nnande chiù no stonne
le uagnune, no nge vonne;
alde ccose onna penzà,
a la banne cì sta a badà?
Vittorio E. Polito


Ultima modifica di Admin il Dom Mar 28, 2010 8:31 am - modificato 1 volta.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty CHI L'HA DETTO CHE IL DIALETTO DERIVA DAL LATINO?

Messaggio  Admin Dom Mar 21, 2010 4:22 pm

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 EmptyCHI L'HA DETTO CHE IL DIALETTO DERIVA DAL LATINO?

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Gio 4 Dic 2008 - 10:42

CHI L'HA DETTO CHE IL DIALETTO DERIVA DAL LATINO?
Da Vittorio E. Polito il Dom 8 Giu 2008 - 8:17

Leggo dal sito www.accademiadellacrusca.it la polemica che segue a proposito dell'origine latina del dialetto veneto e di altri dialetti. Poichè in occasione del nostro Forum del 19 giugno scorso qualcuno ha affermato che il dialetto barese deriva dal latino e dal greco, riapriamo la discussione (scientifica) alla luce di quanto riportato. La parola agli esperti.

Saluti

Vittorio Polito



LA LINGUA VENETA NON DERIVA DAL LATINO di Fra

Vorrei riprendere la discussione di qualche tempo fa riguardo all'uso di lingua e dialetto ed in particolare la questione della "lingua madre". Sono veneto, vivo quindi in una regione dove più che in altre l'uso del dialetto resiste. Dico "resiste", mentre una ventina d'anni fa avrei detto "trionfa". Ciò perchè anche qui l'uso del dialetto ha subito una forte contrazione specie tra i giovani e i giovanissimi. Il motivo non è certo misterioso: al di là degli aspetti che già tutti conoscono che hanno avuto il merito di divulgare ed incentivare l'uso dell' Italiano (scuola, televisione, giornali) va aggiunto un particolare squisitamente sociologico che ha portato all'abbandono del dialetto in ambito familiare. O meglio ad un autentico bilinguismo familiare, per cui i genitori continuano ad usare il dialetto tra loro, ma con i figli si esprimono rigorosamente in Italiano. Ergo, quella lingua che essi stessi hanno appreso a scuola diventa lingua madre per i loro figli. Questo, bisogna riconoscerlo, non solo per motivi di crescita culturale, ma anche (e forse soprattutto) di promozione sociale. In effetti i primi a beneficiare dell'Italiano come lingua materna sono stati i figli delle famiglie delle classi sociali elevate dove l'uso del dialetto ha iniziato a regredire già negli anni sessanta, poi, tre o quattro lustri dopo, è stata la volta delle classi medie, infine questo fenomeno inarrestabile ha coinvolto pure le classi popolari.
Devo dire sinceramente che non è tutto oro quel che luccica. E cioè che in molti casi l'Italiano è stato insegnato male a causa della scarsa padronanza della lingua da parte di certi genitori. Ho udito frasi da far accapponare la pelle, dove l'italiano veniva adattato alla morfologia e alla sintassi dialettale (te adesso vieni a casa, [cosa sei dietro a fare?), semplicemente perchè ci si vergognava di rivolgersi ai propri figli o nipoti in dialetto. Io credo invece che se non si ha una buona padronanza della lingua italiana sia meglio rivolgersi in dialetto ai propri figli e lasciare che la "lingua di Dante" la apprendano a scuola. Va altresì detto che con il passare degli anni e l'aumento della scolarizzazione fortunatamente sono sempre più numerosi i genitori -anche dialettofoni- in grado di insegnare un italiano corretto ai figli.
In conclusione, un sì incondizionato e senza riserve all'Italiano come lingua materna, ma solo quando si sia in grado di insegnarlo correttamente. Altrimenti, meglio il dialetto.


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Un’altro luogo comune da sfatare.

IL LATINO NON È LA LINGUA MADRE DEI DIALETTI E DELLE LINGUE COSIDDETTE NEOLATINE O ROMANZE

Si sente dire pressoché in ogni dove e dai più: maestri e insegnanti di scuola, professori e letterati, da esperti linguisti, giornalisti, dai media e ripetuto da quasi tutti in buona fede e per inerzia culturale, senza mai ben riflettere che i dialetti italiani e le lingue europee definite“romanze o neolatine” (veneto, toscano, lombardo, ladino, romancio, francese, spagnolo, portoghese, romeno, italiano, ecc.), derivano direttamente o indirettamente dal latino volgare e/o letterario; si dà come ovvietà che questa sia la verità e ogni discorso anche “dotto, tecnico e scientifico” sulla lingua, risente di questa impostazione aprioristica che ha più un sapore deistico-sacrale e dogmatico che altro.
Purtroppo non c’è nulla di più errato e falso.
Non esiste nessuna lingua madre latina per tutte queste lingue, tanto meno una lingua latina matrigna; quello che sarebbe più corretto dire è: “il latino è tuttalpiù una lingua cugina” che essendo divenuta la lingua ufficiale e principale degli apparati di uno stato durato qualche secolo, ha per forza di cose in una qual certa misura, influenzato e modificato le lingue dei popoli di questo “grande” stato multietnico e multinazionale, senza peraltro arrivare a sostituirle o a modificarle alla radice per divenire con il tempo la lingua madre
come qualche sciagurato ha la insipienza di sostenere.

I popoli d’Europa non sono cresciuti succhiando il latte dalla madre che cantava loro ninnananne in latino nelle sue due versioni volgare o letteraria, a parte forse in qualche famiglia a ridosso del Tevere o dispersa qua e là.
Presupporre che tutti gli uomini-i vari popoli-le diverse genti dello stato imperiale multinazionale e multietnico romano parlassero latino fin dal loro apparire al mondo preromano o che il latino fosse diventata nei secoli della romanità non tanto e solo la lingua letteraria, politico-amministrativa di una minoranza, ma anche quella parlata nella quotidianità dalla maggioranza, il cosiddetto “ volgare” di tutte le genti indigene o di gran parte di coloro che vivevano nei territori soggetti a questo stato da secoli scomparso senza rimpianti (nelle città, nelle valli, nelle ville, nelle contrade, nelle paludi, nelle selve, nelle isole e nelle lagune, dal Mediterraneo al Baltico, dall’Atlantico al Caspio) è un assunto talmente assurdo e insensato da far sorridere chiunque ci rifletta su n’attimino senza presunzioni fideistiche o assunzioni dogmatiche.

Innanzi tutto, tanto per citare qualcuno conosciuto da tutti, “il buon Gesù”, che era un indigeno e cittadino della Giudea inclusa nello stato romano; Egli non si esprimeva di certo in latino ma nelle sue lingue aramaica e giudaica; quest’ultima adoperata anche nel tempio e nel tribunale di Gerusalemme e finanche dai funzionari romani nelle loro relazioni con gli ebrei.

Poi soltanto pensare, immaginare, supporre che le genti autoctone dell’Europa incluse nello stato romano per qualche secolo, avessero abbandonato le loro “millenarie lingue naturali e biologiche” per parlare il “latino” mi pare altrettanto sciocco e insensato; basti pensare che all’epoca lo stato romano non imponeva a nessuno di parlare latino (non ne avrebbe avuto i mezzi per quanto brutale, violento e terroristico sia stato l’impero), che non esisteva la scuola pubblica, non esistevano le biblioteche civiche nei comuni, non c’erano i quotidiani, nemmeno la radio, tanto meno la televisione, il telefono, internet, non c’era la cartellonistica stradale né le carte d’identità, non esistevano i cinema, né un Dio unico di stato, che non esisteva ancora questa perversa pratica di eugenetica culturale, che solo una piccolissima parte della popolazione sapeva scrivere e leggere, forse il 2/3‰; che gli innesti di coloni (militari e non) di “etnia” romana e lingua latina volgare, nelle varie regioni dell’impero, erano talmente esigui rispetto alla popolazione indigena e autoctona all’interno della quale si inserivamo da essere quasi irrilevanti come un effimero temporale in un deserto; basti l’analogia con il nostro tempo, tenendo conto delle debite proporzioni nei vari fattori:

in centocinquantanni di stato italiano, di scuola obbligatoria, di lingua italiana obbligatoria, di ricatto e terrorismo linguistico, di incantamenti e stregonerie mediatiche: radio, cinema, televisione, giornali, libri, festival delle canzonette ecc., in Veneto il 70% dei veneti parla ancora veneto, lascio a voi immaginare come poteva essere 2000 anni or sono.
Se poi si considera che il latino scritto, detto classico, per intenderci quello dei letterati e della chiesa cattolico-romana, non era certo la “lingua naturale anche detta impropriamente latino volgare” dei vari popoli della prima Roma città e dintorni [in origine “Titienses, Tities" (Tizii: e cioè i Sabini), "Luceres" (Lùceri: e cioè gli Etruschi) e "Ramnenses, Ramnes" (Ramni: e cioè i Latini)]; e che a quei tempi e anche dopo, le lingue letterarie e artificiali parlate e scritte dai pochi erano oltremodo diverse da quelle naturali parlate dai più e che erano lingue artificiali multinazionali adoperate da più etnie come lo è stato anche il greco, che non era solo dei greci (entità multietnica) e neanche frutto unicamente di una loro esclusiva elaborazione ma piuttosto e verosimilmente un prodotto del concorso di svariati popoli per poter comunicare tra loro, come più tardi è accaduto anche per il latino nella sua sola versione classica e oggi per l’italiano, costruito e usato da più popoli e stati (es. gli stati preunitari, tra cui lo stato Veneto, e post unitari: S.Marino, Svizzera Ticinese e Vaticano) come seconda o terza lingua delle genti della penisola e limitrofi; anche se per queste lingue (greco-latino-italiano) una loro radice fondamentale viene fatta risalire a un territorio e a una popolazione ben specifica e determinata; per cui oltretutto sarebbe anche inesatto e scorretto attribuirne la esclusiva paternità o maternità ad una singola etnia o nazione o stato o regione o città; se si considera che a quel tempo la maggior parte delle persone non aveva bisogno di parlare altre lingue per motivi di lavoro o di obbligatorietà scolastica (come oggi con l’inglese e l’italiano) e che la necessità di parlare e scrivere un’altra lingua era ristretta a una minoranza cittadina, mercantile, istituzionale e politica prevalentemente indigena che di conseguenza praticava naturalmente il bilinguismo; se poi si tiene conto che i veneti avevano già la loro lingua scritta secoli prima dei “cosiddetti latini” e della nascita di Roma villaggio (le iscrizioni venetiche più antiche risalgono all’ottavo secolo avanti Cristo, quelle latino-romane solo al sesto); se si considera che tutte le lingue e i dialetti parlati dei popoli europei, sono di radici indigena e indoeuropea (ad esclusione forse del Basco, ritenuta dagli studiosi non indoeuropea), si può capire come tutte queste lingue parlate dette impropriamente neolatine abbiano delle somiglianze dovute innanzitutto e principalmente a questa loro radice indoeuropea e secondariamente all’influenza delle lingue naturali parlate, dai cosiddetti “volgari”, nella naturale frequentazione e mescolamento secolare delle genti e che solo in minima parte, successivamente, siano state influenzate anche dalla lingua franca e multinazionale detta “latino amministrativo e letterario” adoperata sempre da una ristretta minoranza come seconda o terza lingua multietnica.

Da queste semplici considerazioni si può facilmente capire come questo luogo comune sia solo una fantasia, un’idea introdotta nella storia della lingua e nei discorsi intorno alla lingua-alla cultura-alla civiltà e alla storia, in barba alla correttezza scientifica e all’evidenza più elementare, per ragioni meramente politiche e per una sorta di perversione psicologica tipica di chi ha scarso rispetto e coscienza di se e crede di “nobilitarsi” dandosi inesistenti radici comuni con i potenti di turno presenti o trapassati.

Le differenze linguistiche tra i vari popoli dell’Europa post-romana non si spiegano come un processo di differenziazione conseguente alla caduta dell’impero romano, bensì con la più semplice ovvietà che la differenza
preesisteva alla romanità e ha continuato a persistere durante tutto il periodo romano.

Le lingue appartengono agli uomini e non agli stati.
E Dio non ha mai parlato agli uomini con un’unica lingua, tanto meno con il latino che non ha mai dato forma al Fiat nella genesi biblica o nella bocca del Cristo, anche se la Chiesa Cattolica lo adopera da duemila anni.
Sarebbe ora che gli scienziati linguisti dimostrassero più rispetto per la scienza e più coraggio, e non si lasciassero corrompere dalle ideologie che spiegano e piegano la realtà in funzione dei loro comodi.
E che gli insegnanti nelle scuole la finissero una buona volta di raccontare frottole ai nostri figli.
_________________
berto (Alberto Pento)



SEI BARESE SE...
Da Vittorio E. Polito il Dom 2 Nov 2008 - 12:07



SEI BARESE SE…

NON SONO FARINA DEL MIO SACCO, MA SOTTOPONGO ALLA VOSTRA ATTENZIONE LE SEGUENTI FRASI , PERVENUTEMI VIA MAIL, CHE VORREBBERO CONTRADDISTINGUERE, SOTTO CERTI ASPETTI, I BARESI.
A VOI LA PAROLA


· sei barese quando ti lamenti sempre della tua città ma quando sei
fuori la vanti come se fosse il paese delle meraviglie!!!
· sei barese se quando vivi fuori e fai colazione al bar, ti lamenti
del fatto che assieme al caffé non ti hanno portato il bicchiere d’acqua per
sciacquarti la bocca!
· sei barese se quando vai a farti una pizza con gli amici, il
proprietario ti fai offrire un giro di limoncello gratis.
· sei barese se, pur vivendo al Nord da dieci anni, non hai perso
una virgola del tuo meraviglioso accento!!
· sei barese se sai come si cucina Patate, riso e cozze.
· sei barese se parcheggi la macchina da un abusivo senza farti problemi.
· sei barese se ti lamenti della cucina di chiunque, tranne di quella di tua madre.
· sei barese se a scuola facevi 'X'.
· sei barese se almeno una volta alla settimana hai una voglia matta
di mangiare il crudo di mare.
· sei barese se nel cibo metti quintalate di aglio, prezzemolo, pane
grattugiato!
· sei barese se d’estate vai a ponente con sedie e tavolini e
organizzi delle mangiate all'aperto.
· sei barese se ogni amico lo chiami con 'oh' con la o chiusa prima
del nome.
· sei barese se tifi la tua squadra del cuore sperando che salga a
breve in serie A.
· sei barese se a maggio hai già fatto il primo bagno.
· sei barese se cerchi lavoro e non ne trovi, e nel periodo continui
a vegetare a casa dei tuoi.
· sei barese se in ogni frase inserisci un 'mèèh' oppure 'mooooh'
oppure 'mò' con un’intonazione diversa a seconda di ciò che vuoi dire.
· sei barese se ti piace far merenda anche con pane e pomodoro.
· sei barese se non riesci a stare più di un mese senza vedere il
mare e allora decidi di appendere una sua foto in camera.
· sei barese se appena arriva marzo fai il cambio di stagione, anche
se fuori ci sono 10 gradi.
· sei barese se credi che la precedenza ce l’ha chi se la prende.
· sei barese se invece di stare attento a come guidi tu, cerchi di
prevedere le mosse dell'autista che ti precede.
· sei barese se per te le tagliatelle sono le seppie crude.
· sei barese se almeno una volta nella vita hai detto: stai attento,
ancora cadi!!
· sei barese quando ti mangi le vocali!
· sei barese se non riesci a stare più di una settimana senza
comprarti la focaccia.
· sei barese se organizzi una panzerottata.
· sei barese se ti sei vergognato quando hai sentito l’accento di
Pasquale Laricchia al Grande Fratello.
· sei barese se in vacanza raccogli i ricci dagli scogli, invece di
comprarli.
· sei barese se per te Emilio Solfrizzi è Toti di Toti e Tata.
· sei barese se conosci “Filomena cozza depurata”.
· sei barese se non sopporti il cielo coperto per più di 24 ore!
· sei barese quando riesci a sdrammatizzare tutte le situazioni!
· sei barese se abiti al nord e dici 'passami il coso' e nessuno ti
capisce!
· sei barese se d’estate vai al lido della tua città, anche se il
mare fa schifo.
· sei barese se vai al mare anche solo per un’ora dopo pranzo.
· sei barese se in estate la prima volta che ti abbronzi, ti ustioni
e spelli perché non vedi l'ora di abbronzarti subito.
· sei barese se sulla pasta alla crudaiola ci grattugi la ricotta
marzotica.
· sei barese se a Pasquetta rimani imbottigliato sulla statale 16.
· sei barese se la cena non comincia mai prima delle 21.30.
· sei barese se quando qualcuno inciampa per strada ti viene
spontaneo dire 'auuande!'.
· sei barese se ogni tanto ti viene voglia di orecchiette fatte in
casa.
· sei barese se conosci qualcuno che ti regala una cassetta di
ciliegie ferrovia.
· sei barese se conosci i fioroni.
· sei barese se al bar chiedi un espressino al cioccolato.
· sei barese se hai la nausea della Fiera del Levante e ci vai solo
se hai i biglietti omaggio.
· sei barese se lasci la macchina in doppia fila e te ne freghi di
controllarla.
· sei barese quando adori le riunioni di famiglia.
· sei barese quando il tuo cane siede sul sedile accanto al
guidatore o te lo porti sulla vespa.
· sei barese se conosci il mago del gelato.
· sei barese se conosci il Divinae Follie.
· sei barese se mangi fave e cicorie.
· sei barese se conosci qualcuno che ha la villa a Rosa Marina.
· sei barese se porti i bambini allo zoo safari.
· sei barese se conosci il “Battiti Live”.
· sei barese se giochi a burraco da 20 anni.
· sei barese se vai in discoteca solo se hai pass o riduzioni.
· sei barese se entri in pizzeria dopo che sei uscito dal cinema
(anche dopo il 2 spettacolo).
· sei barese se conosci pizzerie che danno pizza, birra e dolce a 7
euro.
· sei barese se ogni occasione è buona per festeggiare.
· sei barese quando non ti vergogni della tua terra e ricordi sempre
il luogo dove sei nato. Quando critichi il sindaco, chi agisce per lui,
quando non sopporti il comportamento di alcuni tuoi compaesani, il chiasso,
la confusione, il traffico, la cafonaggine, ma allo stesso tempo la esalti
per il mare, la buona cucina, il sole caldo anche d’inverno, per
l’ospitalità della gente e per tutte le bellezze che la rendono una terra
splendida!!!
sei barese se dopo aver letto questa e-mail non vedi l'ora di mandarla a
tutti gli amici, specie quelli che vivono al nord e magari di farne una
copia da appendere in camera![/size]

Sono barese, perche' ...
Da Nico Lomuto il Sab 8 Nov 2008 - 0:55

Complimenti Vittorio, hai proprio indovinato un bel tema! Peccato che penso non avrai molte risposte, perché ...

Sei barese se qualsiasi attività per più d’uno o la organizzi tu, o la ignori

Sei barese se tu sei tanto ragionevole; sono gli altri che sono ostinati

Sei barese se i cognomi che finiscono in consonante, li pronunci in genere con l’accento alla fine (p.es., Sylòs, Spilotròs, Mulàs) Fra le eccezioni, notevole Cavour, che per misteriose ragioni tu insisti a chiamare Càvour

Sei barese se se una qualsiasi impresa non ti va in porto, tu dai la colpa ai baresi (pronunziato fra i denti, con disprezzo) o alla solita mentalità barese (con lo stesso disprezzo)

Sei barese se ti preme dimostrare perché non sei esattamente barese

Nico Lomuto



RE: SEI BARESE SE...
Da Vittorio E. Polito il Sab 8 Nov 2008 - 7:33

Caro Nico,

ho lanciato la provocazione, inviatami, per curiosità dei lettori. Non mi aspetto altro. Però tu sei riuscito a colpire segno. E rifacendomi a quanto scrive Franz nel mio libro: non sei barese se non pronunci Via Quinti Nosella invece di Quintino Sella.
Ciao
Vittorio
Vittorio E. Polito

NE AGGIUNGO UN'ALTRA
Da Admin il Sab 8 Nov 2008 - 10:47

Vittorio e Nico avete fatto centro! Se mi concedete l'ospitalità avrei anche io da segnalare al colto e all'inclito un'altra caratteristica dei baresi.

Sei barese se ad una qualsivoglia richiesta ti venga fatta a voce o per iscritto, generalmente rispondi sciorinando un aristocratico silenzio.

Questa caratteristica, controllatelo, è scientificamente provata, funziona a tutte le scale, da quelle profondamente amicali ai rapporti con la burocrazia, in tutti gli ambienti. Detto in soldoni mai come a Bari funziona il detto non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E le cose di questa città continuano a stagnare, a stagnare, a stagnare. Chi si contenta gode. Potrei portare innumerevoli esempi ma tant'è.
Besos a tutte e pacche sulle spalle a tutti.
falàn
Admin
Admin



SEMPRE A PROPOSITO DEI BARESI
Da Admin il Sab 8 Nov 2008 - 15:06

Sono stato fuori a pranzo e mentre ero in ristorante pensavo alle caratteristiche dei barisienne. Me ne è venuta un'altra che mi affretto ad inserire qui nel forum.
Come qualcuno di voi saprà, circa un annetto fa è uscito un mio libro Odadò Odadà sul dialetto barese. Come tutti gli studiosi che si rispettino mi sono procurato il piacere di inviare una copia a studiosi baresi dell'argomento, professori universitari esperti nel ramo, intellettuali baresi di chiara fama, giornalisti e direttori di giornali. Insomma ho promosso il mio libro, come generalmente tutti gli autori fanno. Ad occhio e croce ho inviato una trentina di copie ai suddetti miei adorati concittadini.
La domanda che vi pongo è la seguente: quanti mi hanno risposto? Quanti hanno quanto meno accusato la ricezione magari con un miroscopico ringraziamento?
Ve lo dico immediatamente NESSUNO, ad eccezione del giornalista Vittorio Polito, allora per me totalmente sconosciuto, che non avendo ovviamente ricevuto il libro da me, perchè, come già detto, non ci si conosceva, acquistò il libro per proprio conto, facendo poi la relativa recensione sul quotidiano BariSera.
La cosa che più mi ha intrigato è che ad ogni libro che spedivo accludevo una lettera mia di presentazione del lavoro e concludevo sempre con auguri e complimenti ai destinatari per la loro attività, così come si usa fare fra persone bene educate.
Che conclusioni trarre? Personalmente non ho avuto bisogno di trarre conclusioni, conosco i miei polli, per cui mi limiterò ad aggiungere un'altra nostra caratteristica a quelle fin qui elencate sull'argomento. Solo che questa volta non la scriverò, qualunque cosa abbiate pensato fra le quattro mura del vostro studio, anche la più trucida e la più volgare, è quella giusta.
Soliti besos alle nostre amiche e solite pacche sulle spalle ai nostri amici.
falàn



NATURALMENTE NON TUTTI SONO COSI'
Da Admin il Sab 8 Nov 2008 - 17:08

Mi preme però aggiungere che, a differenza dei leghisti che fanno di tutt'erba un fascio e con i quali non ho in comune nemmeno il respiro, non tutti i baresi sono così come quelli dei quali ho parlato nei miei messaggi precedenti. Come si dice fra persone bene educate, esclusi i presenti.
Soliti miei salamelecchi.
falàn

METACINEMA
Da santa vetturi il Gio 27 Nov 2008 - 13:08

Vi riporto fedelmente le impressioni di mia figlia (28 anni), di ritorno dal cinema.
Io mi ci sono divertita, e mi sembra che calzino perfettamente al Topic.
Ciao,
Santa

Il Barese DOC al cinema...

Eccomi qui a condividere la mia ultima esperienza "cinematografica"...
Il film, per la cronaca, era "Twilight": abbastanza fedele al libro nel dipanarsi della storia, ma forse un po' troppo affrettato nel trasmettere i sentimenti dei protagonisti...il libro emoziona sicuramente di più… val comunque la pena vederlo.
Ma passiamo al vero film della serata: i miei compagni di visione!!!
Sarà che il film attirava (e che era mercoledì), ma resta inspiegabile quel che attirava...mai vista una tale concentrazione di tipica "fauna" barese!
Pare, infatti, che il Barese a denominazione di origine controllata abbia anche il suo modo di stare al cinema e partecipare al film...
...ed ecco il perchè del mio DECALOGO DEL BARESE DOC AL CINEMA:

1) Dimostrare la propria emozione per l'inizio del film, ululando o pregando gli altri di tacere, sovrapponendo la propria voce alle altre ("E statte citte...).
2) Esprimere pareri sulla scelta degli attori attraverso commenti lusinghieri e coloriti ("Mocche a cì stè toste") o duri e mordaci ("Ce facce de...").
3) Approvare o criticare il comportamento tenuto dai protagonisti, attraverso linguaggio aulico e ricercato (“Chiamjìnd’a cudde str…)
4) Aiutare i protagonosti a prendere decisioni (" Vide ce te muve").
5) Illuminare i protagonisti su ciò che era loro sfuggito: suggerire, ad esempio, alla protagonista, sorpresa, il modo dell'improvviso apparire dell'altro nella sua stanza ("Jè trasute da la fenéste, mongolò").
6) Partecipare con fervore agli inseguimenti e ai colpi di scena (“Luzze!”).
7) Esprimere il proprio incoraggiamento ai protagonisti, durante le scene romantiche (" Angore t’ada move").
Gioire calorosamente del salvataggio di uno dei protagonisti, per mezzo di urla di giubilo.
9) Suggerire ai propri vicini, e non, di fila la propria idea sul finale del film.
10) Infine, ma non ultimo per importanza, applaudire con “pathos” e "pietas" alla fine del film.

Ovviamente, spero appaia lampante che, pur avendo gradito il primo, il secondo film resta di certo il mio preferito!!!


PAOLA POTENZA
santa vetturi


Re: DECALOGO DEL BARESE DOC AL CINEMA
Da Nico Lomuto il Gio 27 Nov 2008 - 20:15

Cara Paola, il tuo decalogo a mme me face ride. Ma ti segnalo un altro punto importante:
4') Aiutare i protagonisti nell'azione
La seguente scenetta mi fu raccontata anni fa da mio cugino (io purtroppo non c'ero). Film di mostri, alla Godzilla, si era alle prese con una piovra gigante; dopo che la piovra aveva distrutto Tokyo e si era dimostrata impervia alle armi, i generali discutevano che fare ...ah, l'hai visto anche tu ... Dal pubblico si levò una voce: la morte d'u purpe è la cepodde!
Nico Lomuto

Re: DECALOGO DEL BARESE DOC AL CINEMA
Da Vittorio E. Polito il Gio 27 Nov 2008 - 20:25

Attento Nico LA MORTE DU PULPE JE' LA CEPODDE E NON LA MORTE DU PURPE E' LA CEPODDE
Ciao

Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Gio 4 Dic 2008 - 15:41, modificato 1 volta
Vittorio E. Polito

DECALOGO
Da santa vetturi il Ven 28 Nov 2008 - 19:11

Caro Nico,
grazie per la tua piacevole risposta. Sono contenta di averti fatto ridere, anche perché, scrivendo il mio decalogo, speravo proprio di potere trasmettere ad altri lo spirito goliardico rimastomi all'uscita dal cinema.
Ovviamente, con il tuo consenso, aggiungerò al mio decalogo il primo corollario.
Saluti,
Paola
santa vetturi


Ultima modifica di Admin il Gio Apr 01, 2010 5:11 pm - modificato 2 volte.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty LA BANNE DE LE CHIACUNE E IL NOSTRO MERCANTE IN FIERA

Messaggio  Admin Dom Mar 21, 2010 4:26 pm

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 EmptyLA BANNE DE LE CHIACUNE

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Vittorio E. Polito il Mer 17 Feb 2010 - 11:37

Ho trovato una mia foto relativa a "La banne de le chiacune" scattata nel giugno 2001 in Bari vecchia e l'ho inserita nel replay.



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 La_ban11

La foto è di Vittorio Polito

La bbanne de le chiacune
Da Nico Lomuto il Mar 19 Feb 2008 - 22:00

Conosce nessuno l'origine della curiosa espressione "la bbanne de le chiacune" con cui si indica un insieme musicale (?) un pochino scalcinato che, dando fiato agli strumenti, si rivela un vero disastro, inferiore a qualsiasi aspettativa?
Nico Lomuto

la bbanne de le chiacune
Da Vittorio E. Polito il Mer 20 Feb 2008 - 8:32

La bbanne de le chiacune (banda dei fichi secchi o da burletta) è un complesso di poche pretese che nella Bari di altri tempi, soprattutto nella città vecchia, era costituita da sgangherati suonatori (per lo più anziani guitti o miseri pensionati) che si accontentavano di una manciata di fichi secchi in cambio della loro chiassosa prestazione. Ancora oggi queste piccole bande sono ancora presenti in alcune città o paesi e offrono le loro prestazioni, specie in occasioni di feste patronali, in cambio di qualche spicciolo
Vittorio


LA BANNE DE LE CHIACUNE (una poesia)
Da Vittorio E. Polito il Lun 18 Ago 2008 - 9:03

LA BANNE DE LE CHIACUNE
di Giovanni Panza
da: Cazzavune, Schena Editore, 1985

Un aspetto particolare del folclore locale e l’ineluttabilità del tempo che corre in attesa
della conclusione finale della vita.

Sott’o uarche de Sand’Andè
se ne stonne tutt’e sé
che stremiind’e berrettine
pe senà le congertiine.

Sta Ueline, la grangasce;
po’ Ciccille, vasce vasce
ca sone u tammeriidde
strengenne u mazzariidde;

Mba Geuanne, cu fresckette,
vene dret’a meste Colette
ca batte le piattine;
mba Faiele son’u clarine;

Frangeschine u trembone
s’ammandene sop’o trippone.
Cu stannarie vonne nnande
le uagnune a ttande e ttande.

Stonne atturn’a la banne
piccininne nziiem’a granne
ca che mmane pe trombette
acchembàgnene le marcette

o se mèttene a sckamà,
a fa iose, a zzembà,
a senà aregonette
tra zzumbe e piroette.

Mmenz’a tande bregeniidde
vonne serie le vecchiariidde.
Tanda prisce mett’a ognune
chedda banne de le chiacune.

Sott’o uarche de Sand’Andè
no nghiù vonne chidd’e sé:
meste Colette se ne scì
ma la banne nonn’acchiedì:

pure Ciccille, chiù nadà
mbaravise scì a enà
pertanne u tammerriidde
che tutt’u mazzariidde.

Ueline fertune passò,
uardiaporte addevendò;
mba Faiele, mmò fa uanne,
pe l’ospizze lassò la banne;

po’ Frangische menì mene;
sule Geuanne s’ammandene,
pure ce chiù no tene fiate,
’o fresckette affezionate.

Nanda nnande chiù no stonne
le uagnune, no nge vonne;
alde ccose onna penzà,
a la banne cì sta a badà?





VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty IL NOSTRO MERCANTE IN FIERA



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Vittorio E. Polito il Gio 25 Feb 2010 - 19:05

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Aaa110VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 112VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 212VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 311VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 412VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 512VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 610


Ultima modifica di Admin il Gio Apr 01, 2010 5:14 pm - modificato 2 volte.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty LA MIA TESI SUL DIALETTO BARESE di STEFANIA CARONE

Messaggio  Admin Gio Apr 01, 2010 5:20 pm

la mia tesi sul dialetto barese

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Stefania Carone o.0 il Lun 9 Nov 2009 - 18:41

salve a tutti,
mi presento, sono Stefania, studentessa universitaria barese, trapiantata momentaneamente a pisa, in procinto di terminale la triennale con una tesi sul mio amato dialetto! facendo ricerche su ricerche in rete mi sono fortunatamente imbattuta nel vostro forum che sto studiando ogni volta che ho un po di tempo, ma dopo aver notato che molti di voi, oltre che cultori di questo dialetto sono anche scrittori e poeti, mi sono chiesta se non fosse il caso di chiedere direttamente a voi qualche consiglio e delucidazione.
Vi do un po di notizie utili su di me e sul mio lavoro:
Io sono di Carbonara (che da Bari si differenzia un pochino a dire il vero per il dialetto);
La mia tesi, essendo all'università, è chiaramente di stampo linguistico (mi pare di aver notato una certa disapprovazione per questo tipo di approccio...ma tant'è...)più precisamente sto lavorando sulla fraseologia tipica e sull'aspetto sociolinguistico (non spaventatevi, non ho molte pretese, sono solo molto curiosa del rapporto tra la relazione tra il barese-lingua con il barese-persona!)
mi interessa particolarmente la vostra esperienza di studio sul dialetto (seminari e quant'altro)
ho tempo fino a gennaio, e a Natale sarò a casa per le feste (quindi sono ben accetti appuntamenti di persona per quel periodo)
altrimenti sarò felice di accogliere tutti i vostri contributi e la vostra disponibilità (anche in privato).
Mi scuso se mi sono permessa di approfittare di questo spazio ma tra amanti dello stesso dialetto mi sono sentita a casa.
Spero di ricevere al più presto risposte positive
e ringrazio in anticipo per la collaborazione
Stefania Carone
stefania.carone87@gmail.com




Stefania Carone o.0




VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Vittorio E. Polito il Lun 9 Nov 2009 - 19:49

Cara Stefania,


benvenuta in questo sito e consentimi di darti del tu, cosa che puoi fare anche tu, solo che io sono un po' matusa (classe 1935) e sono barese dove abito.

La mia biblioteca su dialetto e quant'altro, come puoi leggere su questo sito, è a tua disposizione per la consultazione. Io sono un giornalista pubblicista e da qualche anno anche scrittore di alcuni libri recensiti su questo sito che stanno riscuotendo un discreto successo. Devi solo dargli un'occhiata e farmi sapere quello che può interessarti.

Potremo senz'altro incontrarci quando verrai a Bari.

Cordialmente

Vittorio Polito




VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Stefania Carone o.0 il Gio 12 Nov 2009 - 11:56

la ringrazio per la sua disponibilità,
e mi scuso per il ritardo, ma ho aggiornato il mio ubuntu e ho avuto qualche problemino, in ogni caso le farò sapere se avrò bisogno di qualche testo quando scendo a casa.
per ora il lavoro è all'inizio, quindi continuerò a frugare nel forum, e se avrò domande vi stresserò un pochettino per avere risposte...
intanto vi faccio una provocazione: ho letto in giro, che molti non sono d'accordo con l'uso di lettere straniere nella scrittura del dialetto barese, poichè queste lettere non rientrano nell'alfabeto italiano (cosa che non è sempre vera, fino a qualche anno fa la "j" era utilizzata anche nell'italiano ufficiale per distinguere un suono diverso dalla "i") e inoltre non sarebbero d'accordo ad utilizzare segni "linguistici" per distinguere alcuni suoni. io ho studiato un po di francese e un po di linguistica (non tanta quindi è solo un'osservazione ingenua)
Non credete che il dialetto barese contenge suoni che non esistono nella lingua italiana e quindi irriproducibili con lo stesso sistema grafico? ES. se uno volesse scrivere "schiena" dovrebbe scriverlo come: *schcn? *scken? *schc'n? *scqen?(in prestito dalla traslitterazione dall'arabo); e "schk'n'r" (pigro, che non si presta al lavoro), *schchiner? *sck'ner? (notare che in questa parola la prima (non) vocale è diversa dalla seconda: nessuna delle due si pronuncia, ma come dire, la prima si pronuncia ancora meno della seconda, inoltre il suono "sc" - di sci- nell'italiano, non credo sia mai seguito dal suono "c" o "k" -di casa-.)
io non ho una risposta chiedo a voi





VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty PER STEFANIA



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Gio 12 Nov 2009 - 22:10

Benvenuta nel sito Stefania! Mi chiamo Franz Falanga, sono il papà di questo sito e contemporaneamente l'admin. Sono contento della tua iscrizione a Comanacosaellalde perchè sei una giovane donna, perchè studi in una Università di grande eccellenza e perchè sei interessata al nostro dialetto. A parte poi il fatto che a mio avviso se salvezza dalla barbarie nella quale ci troviamo ci sarà, verrà dalle donne e dal sud del mondo. Qui nel sito generalmente ci si da del tu, quindi regolati di conseguenza. Sono un architetto che ha insegnato nell'Accademia di belle arti di Bari e poi in quella di Venezia, e conosco bene il continente giovanile, che nel cuor mi sta. Terminate le presentazioni ti fornisco alcune info. Se sarai più precisa nell'esporre i tuoi dubbi, le tue curiosità, prova a fare un piccolo elenco iniziale, e vedrai che avrai parecchi risposte. naturalmente ognuna sarà alle volte condivisa, alle volte non condivisa, dai forumisti, ma la dialettica, lo sai meglio di me, è il sale della vita. Tu hai lanciato una faina viva nel pollaio quando ci hai chiesto cosa pensassimo noi dell'utilizzo di lettere tipo j, k, e quant'altre, nel dialetto scritto. La querelle è lunga e molto movimentata, ma penso che vada bene così. Allora siccome da grande voglio fare il pompiere, nel senso che sono attratto dal pericolo, ti dico subito come la penso io sull'uso della j. Io la uso tranquillamente e ritengo sia giusto usarla. Le ragioni se vorrai te le esporrò in un secondo momento. C'è invece chi preferisce non usarla ed è un punto di vista che vale tanto quanto il mio. Tu hai detto una cosa giusta quando hai scritto che ci sono dei suoni nel nostro dialetto che sono intraducibili con la semplice scrittura. Oddìo ci sono annotazioni particolari, accenti e altri accorgimenti grafici per indicare questi suoni, ma di questo se ne può parlare in seguito. Per ora non voglio annoiarti più di tanto, sappi che per quello che so, io , e penso tutti gli altri forumisti, saremo lietissimi di rispondere alle tue domande le più circostanziate. Non tutti i forum hanno la fortuna di collaborare a una tesi e di questo te ne siamo tutti grati.
Scrivici quando e come vuoi, nù stameddò e tutte u gebellere ka sapime tu petime disce sembe. Me sò scherdate de farte sapè ka ji sònnate abbare, ma ormà sò quattodece anne che javetesceche sopallavendre du Monte Grappa jinde alla provinge de Trevise. Quanne vuè, nu stame ddò soposite.
Franz Falanga.
P.S. Vedrai quante obiezioni mi faranno i nostri cari forumisti sul mio modo di scrivere il barese, ma questo è il piacevolissimo scotto da pagare. Il neologismo "forumista" è stato coniato da un nostro carissimo amico che si chiama Felice Alloggio e che non tarderà a farsi vivo. Stammi bene!



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty Re: la mia tesi sul dialetto barese



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Stefania Carone o.0 il Ven 13 Nov 2009 - 1:07

allora, se proprio insistete...vi darò del tu! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_biggrin
avete ragione a porre obiezioni di ogni sorta sulla scrittura del nostro dialetto, senza troppo vantarmi, credo che sia uno dei più difficili da scrivere un po perchè è semi-sconosciuto nel resto dello stivale (qui a pisa, scambiano tutti il mio accento per accento sardo...mah VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_eek ) sia perchè probabilmente ha una tradizione scritta molto meno consistente di tante altre, e probabilmente mi affascina tanto proprio per questo...quando mi scappa qualcosa in dialetto con i miei amici non-pugliesi, loro scoppiano a ridere, qualunque cosa abbia detto (cosa che non succede con loro), pertanto mi sono un po convinta che la forza del nostro dialetto sta anche e soprattutto nella mimica e nella gestualità dei suoi parlanti, un po come -scusate il paragone un po culturalmente blasfemo- il grammelot di Fo. Per questo mi affascina il rapporto tra i modi di dire, che sono notorialmente il fiore della saggezza popolare, e il popolo che detiene questa saggezza! In questo mio approccio timidamente sociolinguistico, ho incontrato il grande problema della scrittura, che non è un problema da poco, poichè io non conosco grammatiche AFFERMATE di dialetto barese (nel senso che possano essere riconosciute a livello universitario come tali- ma potrei sbagliarmi) nè tantomeno riesco io a definire regole universalmente (o quasi) valide per la scrittura del barese (neanche ho la presunzione di farlo). Ma parlando pragmaticamente, devo pur trovare un modo accettabile di trascrivere sulla mia tesi ( e quindi presumibilmente fruibile da chiunque) quei suoni che potrei recitare ad occhi chiusi...così tante volte ascoltati e ripetuti. Ecco il problema ( e probabilmente l'introduzione a un capitolo della mia tesi VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_wink )
Io credo che il dialetto barese, per essere valutato, rivalutato, o conosciuto nel resto d'italia debba essere facilmente leggibile da chiunque, e per essere leggibile deve essere attuale, nel senso che chiunque viva oggi deve poterlo leggere, senza cadere nel volgare deturpamento di ogni regola o ortografia facilmente riscontrabili in rete, ma allo stesso tempo in modo chiaro e poco macchinoso ...ecco perchè secondo me le lettere straniere sono le benvenute, se necessarie, e "gli accorgimenti grafici" come li chiama l'admin Franz, non devono complicare le cose ma semplificarle, quindi ve ne lancio un'altra:
per quel suono muto di "schk(e)n" meglio scrivere la "e" senza nulla, per indicare che non si pronuncia, differenziandola da quelle accentate che invece si pronunciano (seguendo le regole del francese), o sostituirla con un segno, un 'apostrofo, una " ẻ" , "ə", "ɘ" insomma qualcosa....per dire che c'è ma non si sente...? VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_scratch e ancora, e per stasera chiudo, promesso, come si può rendere l'intonazione, che tanto contribuisce al senso dei nostri modi di dire (es. "c schkud n'gill, mbacc 'ng'v(e)n" che in un tono può essere amorevole consiglio,in un altro bruta constatazione di fatti appena accaduti, o ancora sterile commento di una donna invidiosa...)? VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_neutral

aspetto le vostre risposte e i vostri commenti con ansia...
grazie per la pazienza e buenanott'a la k(e)mbagnì! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_surprised





VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty FINALMENTE!



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Ven 13 Nov 2009 - 11:26

Finalmente questo forum serve visibilmente e praticamente! Stefania, lasciami fare il prof per qualche minuto. Avere uno/a studente come te è cosa che ogni prof che si rispetti si augura. Ciò detto veniamo al sodo. Condivido in pieno il tuo msg che più non si può. Perchè mi si chiederà, perchè hai fiutato, intuito, intravisto, tutte le infinite possibilità che la conoscenza del nostro dialetto può offrire a uno studioso. Non ho dubbi che la tua tesi di laurea, discussa in quel di Pisa, sarà una bella pietra angolare per la conoscenza scientifica del nostro nobile dialetto. Perchè nobile mi si chiederà, perchè mi sono accorto (tengo un corso di teatro qui in pedemontana) che il dialetto barese è assolutamente strumentale nel campo della didattica della recitazione (hai ragione riguardo il grammelot di Fo, del carissimo Fo). Hai poi centrato bene quando hai parlato della "e" muta alla francese, vedi musique, che si legge solo quando è accentata, p. es. fescènne fescènne. Forse è l'unica regola sulla quale si sia tutti d'accordo. Tu hai scritto c schkud n'gill, mbacc 'ng'v(e)n, ti mostro adesso come l'avrei scritta io questa frase, premettendo che non è l'ipse dixit, non è assolutamente oro colato, tutt'al più potrebbe essere il MIO oro colato e basta là. Io la scriverei così ci sckùte ngjìele, mbàcce nge vène. Insisto nel dire che questa maniera di scrivere è la mia maniera. Il problema è tutto lì: devono tutti quelli che si interessano al dialetto barese uniformarsi ad un'unica serie di regole oppure ognuno deve scrivere nella sua maniera? Propendo, fatte salve pochissime regole, come quella della "e", per la seconda maniera, la prima strozzerebbe qualunque creatività e renderebbe morto in partenza il nostro dialetto, un pò come l'esperanto che ricchissimo come è di regole e regolette e regolone, è immodificabile, immarscescibile e, ahimè uguale per tutti, nel temnpo e nello spazio, una vera lingua morta, nel nostro caso addirittura in partenza.
Attendo gli sviluppi, ti suggerisco di aggiungere alla tua tesi un CD con qualche esempio di pronunzia di una parola in dialetto letta da diversi esecutori, e molti altri esempi parlati (infatti quelli che parlano i loro dialetti sono "i parlanti"). Sono sicuro che la tua tesi quando la discuterai sarà un momento di grande vivezza nell'aula dedicata alle lauree. Prima di salutarti per ora, sappi che abbiamo nel forum uno strumento assolutamente prezioso: la bibliografia / biblioteca assolutamente disponibile grazie alla squisitezza del suo proprietario, Vittorio Polito, che il nostro amico è stato così gentile da mettere online.
Beh! buon lavoro e ottime cose.
falàn



Faccio seguito al mio messaggio precedente di stamattina. Mi riferisco a quanto tu hai scritto dianzi e cioè: "Per questo mi affascina il rapporto tra i modi di dire, che sono notorialmente il fiore della saggezza popolare, e il popolo che detiene questa saggezza! In questo mio approccio timidamente sociolinguistico..." allora, e chiedo subito scusa a tutti, mi permetto di autocitarmi, lo so benissimo che non è molto elegante, ma mi autocito lo stesso perchè penso che un libro che ho pubblicato tempo fa potrebbe forse interessarti. Sto pensando a circa trecento modi di dire che ho commentato nel libro medesimo. che si chiama O DADO' O DADA' ed è stato editato da Adda editore in Bari. Purtroppo ho terminato tutte le copie che mi aveva inviato l'editore, sennò te ne avrei inviata una, perciò se vorrai ordinarlo, potrai anche farlo on line chiedendo a www.addaeditore.it di spedirti una copia, oppure, quando farai un salto a Bari, potrai acquistarlo in libreria. Any way se vai sul sito di Adda e digiti Falanga troverai le coordinate. Sono convinto che potrai forse individuare qualche spunto per la tua laurea, specialmente per il tuo approccio sociolinguistico. Tu sai come sono fettuccie i baresi quindi qualcuno torcerà il naso assistendo a questa mia incursione nell'autopromozione, ma non ho perso il vizio di entusiasmarmi quando sono in presenza della curiosità giovanile. Tutto qui. Grazie per l'attenzione e, come si conviene fra persone molto educate, i miei più cordiali saluti.
falàn
P.S. Dimenticavo, fettuccia in barese vuol dire persona particolarmente suscettibile, permalosa, sospettosa, rompiscatole perchè trova sempre il pelo nell'uovo, causidica, leggermente incazzosa. Insomma ci siamo capiti.
2° P.S. Una cosa fondamentale nel dialetto barese, nella sua pronunzia è l'intonazione che ti farà aprire varchi straordinari nella tua conoscenza del tuo mondo d'origine. E, perchè no, anche negli altri mondi.



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target felice.alloggio il Lun 16 Nov 2009 - 9:55

Gentile Stefania,
ho letto del suo interesse per motivi di studio del nostro dialetto e, se me lo permette, vorrei aiutarla. In passato mi è già capitato di aiutare un'altra studentessa barese che nell'Università di Bologna(Sede di Forlì) ha svolto la tesi "Viaggio nel mondo del vernacolo barese: analisi e proposta di traduzione del 1° atto della commedia "Vecchi tempi..." di Felice Alloggio (a cura di), nel'ambito del Corso di laurea in Traduzione e Interpretazione di Trattativa, tesi di laurea in traduzione dell'Italiano in Spagnolo. relatori i Chiar.mi prof.: Maria Soledad e Aguilar Domingo.
E vengo al punto. Qui a Bari da oltre un anno è stato istituito il "Seminario Permanente di Studio sul Dialetto" con lo scopo di crare un sistema di scritura semplificato e al tempo stesso unficato, per dare la possibiltià a tutti i Baresi di poter leggere e scrivere il dialetto possibilmente allo stesso modo. Naturalmente fin dall'inizio sapevamo benissimo che l'unico modo per ottenere questo era quello di utilizzare l'alfabeto fonetico dei Glottologi dell'Università-Facoltà di Lettere, ma questo avrebbe creato notevoli problemi interpretativi a chi del mestiere non lo fosse stato. Allora si è intrapreso un lavoro cosiddetto di "traduzione vulgata" e, per questo, pur sapendo ad esempio che talune lettere come ad esempio la X, il K, e lo J, da tempo in Italiano non si usano, in pochissimi casi, in deroga, abbiamo deliberato il loro utilizzo. Vedasi. "Box", Sckaffe (schaffio), Jì (io), Jìdde (lui).
Naturalmente tutto il materiale del Seminario, quattordici incontri, più i prossimi (il seminario si pensa chiuderà i lavori entro giugno del 2010) lo può trovare nel sito. [url=http://www.mondoanticoetempimoderni.it]www.mondoanticoetempimoderni.it[/url], oppure può richiederlo al prof. Nicola Cutino, Presidente del Seminario e dell'Associazione che, credo, non avrà difficoltà anche ad inviarglielo, attento com'è alle esigenze di alunni e studenti.
Per quel che riguarda infine l'altra sua esigenza di studio e cioè quella relativa al rapporto fra barese-lingua e barese-persona, sono certo che troverà spunti molto interessanti ed opportuni nel libro di Vittorio Polito "Baresità, curiosità e.." edito da Levante Editori di Bari, nel quale ho scritto un capitolo di circa ottanta pagine, che parla, attraverso il vettore del dialetto, proprio del rapporto e delle relazioni dei Baresi con molto "istituzioni", vedi i Baresi e la focaccia, i Baresi e la Fiera del Levante, i Baresi e la squadra di calcio, i Baresi e Rosa Marina, i Baresi e il gioco delle carte e del biliardo, etc., etc.
Spero di averle fatto cosa gradita e opportuna. A risentirla.
Ciao
Felice Alloggio


Re: a Vittorio Polito
Stefania Carone o.0 il Ven 13 Nov 2009 - 1:12

.io ora sto studiando loporcaro... e darò l'esame col prof. fanciullo (un altro linguista dialettologo affascinato dal nostro dialetto)
non mi sembra di averli letti fra questi...ma magari qualcuno può darmi consigli: un buon vocabolario barese/italiano e una grammatica affidabile, ci sono?
grazi'assè! .
Stefania Carone o.0


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Data d'iscrizione: 09.11.09



Re: BIBLIOGRAFIA POLITO DIALETTO BARESE - AGGIORNAMENTO AL 4 NOVEMBRE 2009
Vittorio E. Polito il Ven 13 Nov 2009 - 7:48

.Ciao Stefania,

la mia bibliografia comprende anche altre pagine e credo tu le abbia viste, oltre gli aggiornamenti. Alcuni autori certamente mancano, ma io sono solo un giornalista e non sono dialettologo. Posso consigliarti i dizionari attualmente presenti sul mercato ed una grammatica (oggetto di molte discussioni nell'ambito di un Seminario e fra i poeti dialettali baresi):


Gentile - Nuovo dizionario dei baresi (italiano-barese e barese-italiano) (Levante Editori Bari 2007), che potrai visionare quando verrai a Bari. Di questo trovi la recensione su questo stesso sito. E' una chicca perchè è il primo e, credo, unico dizionario che comprende anche l'italiano-barese


Barracano - Vocabolario dialettale barese (Mario Adda Editore Bari 1981).


Per quanto riguarda la grammatica al momento è sul mercato una sola ed quella di


Giovine - Il dialetto di Bari (Edizioni Giuseppe Laterza Bari 2005, che non è quella di Via Sparano).


Di questa grammatica non sono in grado di informarti sulla sua bontà, ma lo potrai fare tu stessa quando la consulterai, in considerazione della tua preparazione universitaria.


Infine segnalo il "Dizionario dei dialetti pugliesi" di Giovanni Colasuonno (Franco Milella Editore 1991, 2 volumi), nel quale si parla anche del dialetto barese con alcuni cenni di grammatica (disponibile presso il figlio dell'autore in quel di Grumo Appula). Tutte le opere citate sono in mio possesso. In ogni caso quando verrai a Bari ne potremmo riparlare e visionare il materiale di cui sopra.


Un cordiale saluto


Vittorio


Sui dialetti di Bari è interessante il lavoro di:
F. Colantuono, I dialetti di terra di bari. Levante Editori, 2005.

Sommario: Prefazione - I. Storia linguistica della Puglia: 1. La Preistoria in Puglia: 1.1. Dal Paleolitico al Colcolitico, 1.2. L'età del bronzo, 1.3. La precolonizzazione micenea, 1.4. L'età del ferro; 2. La Puglia preromana: 2.1. Iapigi e Greci, 2.2. Gli Italici, 2.3. Incursione dei Celti; 3. La Puglia romana: 3.1. La conquista romana, 3.2. Retaggio della civiltà osca, 3.3. La Puglia sotto la dominazione romana, 3.4. Il processo di romanizzazione della Puglia, 3.5. Diffusione del Cristianesimo; 4. Decadenza romana e lingue neolatine; 5. Il Medioevo barbarico in Italia: 5.1. Le invasioni barbariche, 5.2. Frantumazione dell'unità linguistica latina; 6. La Puglia dal Medioevo all'Unità: 6.1. Goti e Bizantini, 6.2. Longobardi, Franchi e Saraceni, 6.3. I Normanni, 6.4. Dalla dominazione angioina a quella borbonica, 6.5. Dall'età napoleonica all'Unità d'Italia; 7. Italiano e dialetti dall'Unità ad oggi; 8. I dialetti d'Italia: 8.1. Linguistica strutturale e dialetti, 8.2. Studio e rivalutazione dei dialetti, 8.3. Dialetti e folklore, 8.4. Classificazione dei dialetti in Italia - II. Fonetica descrittiva dei dialetti apulo-baresi (Vocalismo e Consonantismo): Premessa; Sezione A: Vocalismo: 1. Accento tonico; 2. Dilatazione e frangimento: 2.1. Semplice dilatazione nei dialetti urbani (Bari), 2.2. Dilatazione di /a/ nei dialetti rurali dell'interno, 2.3. Frangimento nel dialetto di Grumo, 2.4. Frangimento epitetico, 2.5. Vocalismo instabile (dittongazione e monottongazione), 2.6. Monottongazione; 3. Prostesi semiconsonantica; 4. Attenuazione vocalica: 4.1. Vocali protoniche, 4.2. Vocali postoniche; 5. Parole sdrucciole; 6. Metafonesi: 6.1. Contro-metafonesi, 6.2. Propagazione vocalica; 7. Uso degli accenti su parole piane: 7.1. Uso degli accenti su parole tronche, 7.2. Uso degli accenti su sdrucciole e bisdrucciole, 7.3. Accenti sull'intermedia /e/, 7.4. Accenti sull'intrermedia /o/; Sezione B: Consonantismo: 1. Assimilazione e Sonorizzazione; 2. Epentesi; 3. Metatesi; 4. Dissimulazione: 4.1. /n/ suffissale; 5. Prostesi e Aferesi; 6. Consonanti liquide: 6.1. Retroflessione, 6.2. Rotacismo; 7. Concrezione dell'articolo; 8. Palatalizzazione: 8.1. Altri casi di palatalizzazione, 8.2. Fricativa sibilante prepalatale sonora /x/, 8.3. Dilazione dell'elemento palatale, 8.4. Esito palatale della labiovelare /kw/; 9. Anaptissi e Velarizzazione; 10. Labiovelarizzazione di /k/; 11. Raddoppiamento; 12. Lenizione: 12.1. Strascico palatale, 12.2. Lenizione in semiconsonante; 13. Rafforzamento; 14. Sincope di /r/: 14.1.Lenizione e Sincope di /v/; 15. Aferesi o Sincope di /g/ - III. La lingua osca di sostrato: 1. Genti e lingue indoeuropee in Italia: 1.1. Ondate migratorie di indoeuropei in Italia, 1.2. Gli osco-umbro-sabelli e i loro idiomi, 1.3. Sanniti e Romani in Puglia, 1.4. Integrazione dell'osco nella lingua latina; 2. Testimonianze epigrafiche in lingua osca; 3. Peculiarità della lingua osca: 3.1 Accento espiatorio e protosillabico e protosillabico, 3.2. Fenomeni di spirantizzazione, 3.3. Labializzazione delle labiovelari, 3.4. Trattamento del nesso /tl/, 3.5. Fenomeni di assimilazione consonantica, 3.6. Particolarità verbali dell'osco; 4. Influenze dell'osco sui dialetti apulo-baresi: 4.1. Indebolimento articolatorio delle vocali atone, 4.2. Forme apocopate, 4.3. Spirantizzazione, 4.4. Assimilazione consonantica, 4.5. Evoluzione dei nessi consonantici liquidi - App. I) Peculiarità della varietà dialettale oparlata in Toritto - App. II) Rassegna di proverbi dialettali di Grumo e dintorni: 1. Storia dei proverbi dall'antichità all'Ottocento; 2. Nascita della Paremiologia; 3. Origine, natura e impianto dei proverbi; 4. La moderna Paremiologia e i proverbi dialettali; 5. Proverbi della Terra di Bari; 6. Introduzione alla raccolta dei proverbi dialettali: 6.1. Alterne sorti degli uomini, 6.2. Amicizia e Amore, 6.3. Amore per gli animali, 6.4. Avarizia e amore per la propria privacy, 6.5. Bambini, 6.6. Bellezza e culto dell'apparire, 6.7. Comportamento, 6.8. Consanguineità e tratti comuni, 6.9. Cultura e istruzione, 6.10. Destino: fortuna e sfortuna, ricchezza e povertà, 6.11. Dio e la provvidenza, 6.12. Donne e guai, 6.13. Economia: operosità e lavoro, 6.14. Effetti del trascorrere del tempo, 6.15. Gioco, vizi e stravizi, 6.16. Guai e preoccupazioni, 6.17. Incontentabilità umana, 6.18. Ineluttabilità del trascorrere del tempo, 6.19. Ladri e malviventi, 6.20. Legge: corte di giustizia e burocrazia, 6.21. Maldicenza e pettegolezzo, 6.22. Mamma, 6.23. Mare, 6.24. Matrimonio: mariti, mogli e figli, 6.25. Meteorologia: ciclo delle stagioni, 6.26. Miscellanea di varia saggezza, 6.27. Morte: detti, esorcizzazione e pregiudizi, 6.28. Necessità di adattarsi alle circostanze, 6.29. Parenti serpenti, 6.30. Prosopopea del cane, 6.31. Rapporti umani difficili, 6.32. Roba e terre, 6.33. Salute e alimentazione, 6.34. Sortilegi del diavolo ed eccessi della religione, 6.35. Stupidità umana, 6.36. Valore dei sogni, 6.37. Vicinato - Glossario - Sinossi fonematica - Abbreviazioni - Simboli - Bibliografia essenziale.


VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty RECENSIONE DEL VOLUME DI COLANTUONO



VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Vittorio E. Polito il Mer 2 Dic 2009 - 15:50

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Scan0019

Da Barisera 31 gennaio 2005, pag. 18
Francesco S. Colantuono
I dialetti di Terra di Bari
Levante Editori, Bari
pp. 280, € 22,00


I DIALETTI DELLA TERRA DI BARI


Recentemente si è svolto a Bari un Convegno regionale “Le lingue salvate”, in occasione del quale si è parlato, tra l’altro, dello stato dell’arte dell’educazione linguistica, discutendo non solo della salvaguardia della lingua, ma anche delle lingue, ovvero dei dialetti, sottolineando come la Puglia sta diventando laboratorio di una serie di esperimenti di didattica delle lingue e dei luoghi.

Per Paolo Sobrero, che insegna Linguistica all’Università di Lecce, il Convegno ha il senso di evitare che il dialetto venga espulso dalla scuola. Mentre la cronaca ci informa che a Taranto, ad esempio, l’Amministrazione comunale si è fatta promotrice di un corso di dialetto tarantino che coinvolgerà i ragazzi di dodici scuole elementari e medie. A Lecce, invece, l’Ateneo a partire da questo anno accademico, ha varato un master avanzato su “Lingua, storia e cultura della Grecìa salentina”, finalizzato a preparare quindici operatori che avranno il compito di lavorare per mantenere vivo il grico, lingua neogreca che si parla in Calabria e nelle zone dell’Otranto. Anche un telegiornale nazionale ci ha informato recentemente che anche nella capitale alcune scuole impartiranno lezioni di dialetto.

In realtà oggi vi è un gran movimento intorno ai dialetti evidenziato dalle numerose attività e iniziative che sottolineano come il vernacolo è più vivo che mai. Ovviamente ci riferiamo al buon dialetto, quello con la D maiuscola.

Stiamo parlando della prima pubblicazione dell’anno sull’argomento: “I dialetti di Terra di Bari”, edito da Levante Editori, nel quale l’autore fa una disamina attenta e scrupolosa delle particolarità fono-morfologiche delle varietà dialettali di Grumo Appula e Toritto, attraverso storia, fonematica e folklore.

Francesco Colantuono, docente negli Istituti tecnici commerciali e per Geometri, cultore di lingue straniere e di socio-linguistica, nonché studioso delle tradizioni e del folklore della natia terra, ha impegnato tre lustri alla stesura della sua opera prima e ci è riuscito benissimo. Infatti, partendo dalla preistoria linguistica pugliese, passa in rassegna i relativi periodi storici, gli influssi sul dialetto delle varie dominazioni, i proverbi dialettali di Grumo e dintorni. Insomma, ha preparato un testo storico-dialettologico soprattutto per studiosi e cultori della materia. La pubblicazione è anche corredata da un corposo glossario etimologico essenziale ed è arricchita da una serie di pregevoli disegni a china del prof. Vito Falcicchio, pittore grumese, e di varie foto di Grumo, Toritto, Altamura (mura megalitiche) e Modugno (menhir, detto “Il Monaco”).

Lodevole il contributo che l’autore dà al dialetto, ma è anche doveroso dare atto all’Editore Levante di Bari per la disponibilità e il decoro che riserva a questo genere di pubblicazioni, molto apprezzate dagli studiosi e dai cultori del vernacolo.


Vittorio Polito




Vi sarete resi conto che ci sono diversi post a firma altrui ma che hanno la mia immagine. Mi premeva dirvi che io li ho semplicemente spostati da un argomento mettendoli su questo dedicato alla laurea di Sefania. Purtroppo questo programma segnala anche chi sposta soltanto i post, facendo scomparire il nome del vero postatore, che però è sempre leggibile in calce al messaggio. Questo è uno dei difetti di questo programma. Comunque sapendo come vanno le cose, regolatevi, please, di conseguenza.
Salute e vino della migliore qualità a tutti.
L'admin.




VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Stefania Carone o.0 il Ven 18 Dic 2009 - 0:58

salve a tutti e ben ritrovati,
dopo un periodo di intenso studio per l'ultimo esame (di dialettologia di cui ho già parlato) ri-eccomi alle prese con la bibliografia per la mia tesi! Siccome sono un po confusa faccio il punto della situazione indicandovi alcuni testi che ho scoperto (e potrebbero interessare altri)/di cui sono alla ricerca/che ho intravisto ma non riesco a trovare traccia:

  • Abbatesciani, fonologia del dialetto barese, 1896 (è alla biblioteca della Normale, qui a Pisa, spero che possa prenderlo in prestito)
  • Loporcaro, Note sul lessico dei dialetti baresi, in L'italia dialettale (rivista, L 1987) pp.73-94 (in lettura)
  • Cortellazzo, Dizionario etimologico dei dialetti italiani, 1992 (idem in Normale)
  • Sada - Scorcia - Valente, Dizionario storico etimologico del dialetto barese, 1971 (pare che l'abbia solo l'accademia della Crusca a Firenze, chiusa per ristrutturazione, quindi...qualcuno sa se in qualche biblioteca di Bari si possa trovare?)
  • Merlo, Il vocalismo tonico del dialetto di Carbonara di Bari, 1926 (fotocopiato e gelosamente custodito!)
  • Loporcaro, Profilo linguistico dei dialetti italiani, 2009 (contiene un capitolo dedicato ai dialetti meridionali, di cui fa uno studio fonologico approfondito con numerosi esempi in tutto il bacino pugliese!)

Infine, ho deciso di indirizzare la mia tesi su un piano sociolinguistico, e mi sto preparando a fare indagini sul campo, analizzando e registrando un campione di parlanti di Carbonara e un campione di parlanti di "Bari vecchia" o di Japigia.
Chi si offre volontario???
Le interviste avranno come oggetto i modi di dire baresi, e io sarò a Bari da domenica 20 dic sino a sabato 9 gennaio!
Chiunque voglia farsi avanti come volontario o per suggerimenti di qualsivoglia natura è pregato di farsi avanti!
grazjiassè!
cordialmente...
ste!






VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Vittorio E. Polito il Ven 18 Dic 2009 - 7:04

Ciao Stefania,

grazie, anche a te. Io ho disponibili, se non ho capito male la tua missiva, i volumi di Cortelazzo e Loporcaro. Io, compatibilmente con gli impegni, posso darti una mano come volontario.
Noto attraverso le tue espressioni dialettali la "cadenza" carbonarese. In ogni caso ti aspettiamo.
Il mio portatile è 333.6767004.
Saluti
Vittorio

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty PER STEFANIA

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Icon_post_target Admin il Ven 18 Dic 2009 - 10:52

Ehilà Stefania, ben tornata dagli esami che saranno stati certamente un trionfo.Mi piacerebbe personalmente darti una mano in quanto parlante, ma sono qui sulla pancia del Monte Grappa, sotto zero e quindi mi sarà difficile spostarmi. Any way, permettemi di citarmi, ho scritto un libro dal titolo O DADO' O DADA' Adda editore in Bari, dove potrai trovare 358 modi di dire baresi. Lo trovi nelle librerie di Bari. Vedi un pò tu. Per intanto stammi bene e durante le feste bevi sempre del vino della migliore qualità!
Franz Falanga


Ultima modifica di Admin il Ven Apr 02, 2010 3:41 pm - modificato 2 volte.
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty BARI COM'È (vista da Giorgio Saponaro). Gazzetta del Mezzogiorno del 28 aprile 2010, pag. XXVI

Messaggio  Vittorio E. Polito Gio Apr 29, 2010 5:40 am

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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty L'ALTRA BARI

Messaggio  felice.alloggio Gio Mag 20, 2010 6:00 am

VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Bari_c10


Che tristezza e che rassegnazione!

Desidero dire a Giorgio Saponaro che Bari è anche altro. Tanto pessimismo da parte di un intellettuale può solo nuocere. E allora...Esiste una Bari ricca di Associazioni che assistono con gioco e svago i bambini leucemici; esiste una Bari ricca di eventi culturali perpetrantesi in luoghi poco frequentati dalla cosiddetta cultura che conta: sono i teatri parrocchiali, gli auditorium delle scuole statali e non statali, le fredde aule della Facoltà di Lettere al secondo piano dell'Ateneo, etc; esiste in Barivecchia una piccola ma ricca libreria contenitrice di storia locale in assoluta controtendenza con il fasto e le luci e i prezzi carissimi delle due principali librerie del centro murattiano; esiste una Bari dei mercati, che non è solo luogo di commercio ma anche di passeggio e aggregazione; esiste una Bari solidale con quanti perdono il lavoro, esiste una Bari dell'antiusura, esiste una Bari che attraverso il dialetto cerca di non far cadere nell’oblio il nostro passato e, con questi, le tradizioni, i valori; esiste una Bari che lotta affinchè l’educazione civica abbia il sopravvento sulla barbarie del linguaggio e dei comportamenti; esiste una Bari che si occupa concretamente degli anziani nelle libere Università della terza età; esiste una Bari che fa parlare gli altri; esiste una Bari che usa il cibo solo per nutrirsi e consuma quanto basta per vivere decorosamente e contribuire allo sviluppo economico della città; esiste una Bari che ama la sua città e che con le proprie azioni contribuisce sempre a migliorarla. E' la Bari che prima o poi vincerà, ma questo forse mai nessuno lo saprà, e questa Bari andrà in quel paradiso in cui tutti gli altri non ci andranno mai. (La fase in grassetto e in corsivo l'ho mutuata e adattata dalla canzone di Paolo Vallesi, Le persone inutili)

Un saluto affettuoso

Felice
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty BRAVO FELICE

Messaggio  Admin Gio Mag 20, 2010 1:47 pm

D'accordo su tutto! Un abbraccio felice da franz falanga
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VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! VARIE! - Pagina 2 Empty MESCERUDDE

Messaggio  Admin Gio Giu 02, 2011 3:45 pm

MESCERUDDE
felice.alloggio il Mar 22 Feb 2011 - 18:05

.Buona sera agli amici,
ho bisogno di aiuto perchè sul dizionario che ho non riesco a trovare quello che cerco.
Qualcuno mi sa dire se nel dialetto barese esiste il termine "mescerudde". E se esiste cosa vuol dire?
Inoltre qualcuno mi sa dire come si scrive in dialetto barese una moschetta o un moschino (piccola mosca)?
Si scrive mesckuèdde o mesckudde o in un altro modo ancora?
Grazie e un saluto a tutti.
Felice.
felice.alloggio


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RE: mescerudde
Nico Lomuto il Mer 23 Feb 2011 - 18:08

.vajacchie.
Nico Lomuto


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RE: MESCERUDDE
Vittorio E. Polito il Mer 23 Feb 2011 - 20:12

.In dialetto barese mescerudde non esiste.
mescerudde è un sostantivo molfettese = micino.

Moscerino si scrive mesquìdde (Gentile - Romito)
Qualcuno scrive anche mesquigghie .
Vittorio E. Polito


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MESCERUDDE
felice.alloggio il Gio 24 Feb 2011 - 9:31

.Vi ringrazio cari amici, comunque ho saputo che qui a Bari "mescerudde" vuol dire "persona che conta poco o niente".
"Mesquidde" è "moscerino", mentre piccola mosca, che non è una moscerino, qualcuno mi ha riferto che si scrive "mesquèdde"
(moschetta).
Comunque grazie.

.
felice.alloggio


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Re: MESCERUDDE
Vittorio E. Polito il Gio 24 Feb 2011 - 10:19

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Da: Giovanni Colasuonno - Dizionario dei dialetti pugliesi. Franco Milella Editore.
Vittorio E. Polito


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Messaggio  Admin Gio Giu 02, 2011 3:51 pm

AUGURI LAICI
felice.alloggio il Ven 10 Apr 2009 - 9:55

.da Felice al Forum COMANACOSAELLALDE


La scarcèdde de Pasque




Stève a mètte tre scarcèdde jìnde o stipe

addò stèvene taràlle e dolge d'ogni tipe

apprisse a mmè la patròne condrollàve

ca ogni ccose bbèlle bbèlle sestemàve.




All'imbrovvìse m'auuandò nu sckànde

e m'assidibbe subbete sope a na pànghe

pure Marì, megghièreme, sckandò brutte

percè devendàbbe bbianghe come o strutte.








Ce a seccìsse, le fermìche avonne fegghiàte?



Ma ce fermiche, né vècchie né appèna nàte,

però mo ià fa u stèsse nu quarandòtte.



Madonne Giuànne si viste na magnòtte?



Ma ce magnòtte e magnotte d'eggitte

chiù ppèsce sora mè, probbie nu dèlitte,

alle scarcèdde, acchiaminde tu stèsse



nge ammanghene le buche e l'ove allèsse


Felice Alloggio.
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