FRASI IDIOMATICHE BARESI
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RE: Ehilà, si dorme?!
Cara Santa,
non sei l'unica femminuccia del forum, ve ne sono diverse altre. Basta visionare la lista utenti per ricrederti.
Saluti
Vittorio
non sei l'unica femminuccia del forum, ve ne sono diverse altre. Basta visionare la lista utenti per ricrederti.
Saluti
Vittorio
Lo so, Vittorio...
... io intendevo dire, con una punta di rammarico, che sono l'unica femminuccia parlante, anzi digitante!
Spero di avere presto compagnia.
Buona serata,
Santa
Spero di avere presto compagnia.
Buona serata,
Santa
santa vetturi- Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 26.02.08
A PROPOSITO DI FEMMINUCCE
Hai ragione Santa, ancora troppo poche femminucce nel nostro sito, quelle due che conosco sono straindaffarissime. Certa è una cosa, che noi del sito siamo arcidisponibili alla presenza femminile. Forse siamo dotati di scarso appeal culturale, mah! In ogni caso si spera, si spera, anche se, come diceva Goethe (mi scuso se mi ripeto) la speranza è una dolce forma di pazzia.
In ogni caso di una cosa sono arcicertissimamente certissimo: se un giorno ci sarà una nuova rinascenza, considerate la piattezza e la scadentissima situazione culturale nella quale ci troviamo in Italia, la salvezza verrà dal meridione e dalle donne, queste ultime del sud e del nord. I maschietti, a partire dalla mia generazione, hanno fatto una riuscita da vere fetecchie, come diceva Totò. E pensare a che meravigliosi giorni pieni di speranza e di progettualità abbiamo avuto subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. La mia generazione di maschietti e quelle seguenti hanno combinato un disatro totale. Non vorrei lanciare anatemi, mi limiterò a dire che non li amo per niente. Chissà se sono stato chiaro.
P.S. Il disastro è che queste generazioni (la mia compresa) oltre ai danni hanno anche rincoglionito alla perfezione quelle nuove, oltre a devastare l'intero territorio. Non riesco a perdonarglielo.Naturalmente esclusi i presenti come si dice fra persone per bene.
Saluti a tout le monde
falàn
In ogni caso di una cosa sono arcicertissimamente certissimo: se un giorno ci sarà una nuova rinascenza, considerate la piattezza e la scadentissima situazione culturale nella quale ci troviamo in Italia, la salvezza verrà dal meridione e dalle donne, queste ultime del sud e del nord. I maschietti, a partire dalla mia generazione, hanno fatto una riuscita da vere fetecchie, come diceva Totò. E pensare a che meravigliosi giorni pieni di speranza e di progettualità abbiamo avuto subito dopo la fine della seconda guerra mondiale. La mia generazione di maschietti e quelle seguenti hanno combinato un disatro totale. Non vorrei lanciare anatemi, mi limiterò a dire che non li amo per niente. Chissà se sono stato chiaro.
P.S. Il disastro è che queste generazioni (la mia compresa) oltre ai danni hanno anche rincoglionito alla perfezione quelle nuove, oltre a devastare l'intero territorio. Non riesco a perdonarglielo.Naturalmente esclusi i presenti come si dice fra persone per bene.
Saluti a tout le monde
falàn
Sei barese se...
Sei barese se al bar col caffè vuoi il goccio d'acqua
sei barese se sai adeguatamente usare la locuzione "AUEEEE”
sei barese se ami la ricotta sckuante nei panzerotti
Sei barese se la salsa la fa nonna Rosa, l'olio lo fa la zia Maria, il vino lo fa zio Michele, le pappardelle le fa nonna Pupetta
Sei barese se sai che al ragù non si fa la BRACIOLA ma la BRASCIOLA... con la SC!
Sei barese se CI N'AMA FA D'U PORCINE... VUè METT C'U CARDONGELLE?
sei barese se sai cosa vuol dire fare la Pasquetta alla Foresta Mercadante
Sei barese se cerchi di convincere tutti che il Barolo al Primitivo gli fa una pippa...
Sei barese se compri il pane ad altamura e vai a savelletri a mangiare i ricci di mare... col pane di altamura
sei barese se sai cos'è uno scafista
sei barese se in passato compravi le sigarette senza uscire dalla macchina... sò zerocinghe? angòre sò zeroquatte, ca da'ninde méttene u remmàte
sei barese se la tua prima vacanza all'estero è stata a Corfù
sei barese se non ti stanchi mai di guardare il mare dai balconi di Polignano
sei barese se già dopo 4 giorni in spiaggia a santo domingo ti rompi le palle e vuoi tornare sulla murgia (esperienza personale... motooo ce paranoje)
Sei barese se U finocchje, u'acce, u barattjire, e u cucumarazze freschi a pranzo... alias U SOPATAUVE. che se sei barese, la domenica accompagni ai MINZE-ZITE col RAGU' DI CAVALLO, alla BRASCIOLA AL RAGU', poi alla FETTINA arrosto, poi alle SCARCIOFF FRITT, poi o' PREV'LONE poi alle NOCI, poi agli SCIU' ( o alla paperella di ABBATICCHIO) poi al LIMONGELLO... fino alla fine del pranzo... tutto PER TOGLIERE LA BOCCA!!!
e se sei davvero barese, inizi il pranzo in giacca e cravatta, togli la giacca all'antipasto, arrotoli le maniche della camicia al secondo, allenti la cravatta alla frutta e la nonna, al dolce, ti dice "Mé alla nonna, sbottoni la cinda ai pandaloni che senò non digerisci"
Sei barese, se il panzerotto fritto dev'essere da DI COSIMO
Sei barese se anche a trentatre anni, quando vai a trovare la nonna, ti esce la cinquanta euro per "il gelato"
sei barese se sai cos'è U LISC'E'BUSSE
Sei un barese chic se a fare shopping non vai in Corso Cavóur ma in Corso Cávour
Sei barese se in passato almeno una volta ti è capitato di essere sorpassato da una colonna di Suv corazzati carichi di sigarette (e ti è andata così bene da poterlo raccontare)
Sei barese (cap d'cazz ce barés!) se sai dov'è Myra e sai cosa accadde lì nel 1087
Sei barese se da piccolo ti hanno regalalto almeno una volta U V'RRUZZE
sei barese se il pane lo compri a chili e non a due michette alla volta... ma ce so le michette??? aaahh le rosette!
sei barese se ad Agosto sul tuo balcone c'è una distesa di pomodori da essiccare per fare i sott'oli... e sei barese se sempre sul balcone hai un vaso con gli "odori" tipo basilico, mentuccia, rosmarino, origano, che curi come un figlio
sei barese se a volte esclami: "L'MUERTE A DDUDECE"
sei barese se i tuoi capisaldi per le bibite alcoliche sono:
PERONGÍN e SAMBUCHE
sei barese se conosci "LA STORIE D'MINZE CULE"
viva Bari e la Bari
Preso fa FACEBOOK
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Sei barese se la salsa la fa nonna Rosa, l'olio lo fa la zia Maria, il vino lo fa zio Michele, le pappardelle le fa nonna Pupetta
Sei barese se sai che al ragù non si fa la BRACIOLA ma la BRASCIOLA... con la SC!
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sei barese se in passato compravi le sigarette senza uscire dalla macchina... sò zerocinghe? angòre sò zeroquatte, ca da'ninde méttene u remmàte
sei barese se la tua prima vacanza all'estero è stata a Corfù
sei barese se non ti stanchi mai di guardare il mare dai balconi di Polignano
sei barese se già dopo 4 giorni in spiaggia a santo domingo ti rompi le palle e vuoi tornare sulla murgia (esperienza personale... motooo ce paranoje)
Sei barese se U finocchje, u'acce, u barattjire, e u cucumarazze freschi a pranzo... alias U SOPATAUVE. che se sei barese, la domenica accompagni ai MINZE-ZITE col RAGU' DI CAVALLO, alla BRASCIOLA AL RAGU', poi alla FETTINA arrosto, poi alle SCARCIOFF FRITT, poi o' PREV'LONE poi alle NOCI, poi agli SCIU' ( o alla paperella di ABBATICCHIO) poi al LIMONGELLO... fino alla fine del pranzo... tutto PER TOGLIERE LA BOCCA!!!
e se sei davvero barese, inizi il pranzo in giacca e cravatta, togli la giacca all'antipasto, arrotoli le maniche della camicia al secondo, allenti la cravatta alla frutta e la nonna, al dolce, ti dice "Mé alla nonna, sbottoni la cinda ai pandaloni che senò non digerisci"
Sei barese, se il panzerotto fritto dev'essere da DI COSIMO
Sei barese se anche a trentatre anni, quando vai a trovare la nonna, ti esce la cinquanta euro per "il gelato"
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Sei barese (cap d'cazz ce barés!) se sai dov'è Myra e sai cosa accadde lì nel 1087
Sei barese se da piccolo ti hanno regalalto almeno una volta U V'RRUZZE
sei barese se il pane lo compri a chili e non a due michette alla volta... ma ce so le michette??? aaahh le rosette!
sei barese se ad Agosto sul tuo balcone c'è una distesa di pomodori da essiccare per fare i sott'oli... e sei barese se sempre sul balcone hai un vaso con gli "odori" tipo basilico, mentuccia, rosmarino, origano, che curi come un figlio
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santa vetturi- Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 26.02.08
RE: SEI BARESE SE...
ATTENZIONE "SEI BARESE SE..." VA NELLA PAGINA DELLE CURIOSITA', OVE E' PRESENTE ALTRA PAGINA SULL'ARGOMENTO.
SALUTI
VITTORIO
SALUTI
VITTORIO
E MANIPOLIAMOLE UN PO' QUESTE PAROLE!
So benissimo che molti arricceranno il naso, ma mi sto divertendo moltissimo per cui buon pro per chi non si troverà d’accordo con me. Sto manipolando un poco la scrittura di espressioni dialettali baresi, per l’esattezza sto accorpandone alcune insieme, rifacendomi a come si usa fare nella nobile lingua tedesca. Le vocali “e” quando sono accentate si pronunziano, quando non sono accentate non si pronunziano. Come la “e” muta in francese di “musique”. Ciò detto, eccovi qui alcuni esempi:
Nongesìdescènnenùdd
Kamustògaccrèsce
Kamlastogaccrèsce
Indacchìssèdodì
Sèmìsouànn
Ecchèccàzz!
Avèvrasciònubbarlettàne
Addòiàvete?
Mèmòmelavogaffà
Odadòodadà
Abbuènabbuène
Addòadafescì
Addòvvàbadànn
Addòsciàtebadànn
Aspìzzechèmmedìche
Dannadènz
Tuttoattaccato
L’idea che certe frasi vengano percepite come un tutto unico è veramente attraente, purché non si voglia estendere il concetto: peresempioquestatiratasarebbeunpoindigestacomeunaparolaunica. Ma ecco alcuni esempi
civvacchiann
civvafacenn
eccivvolecusse
eccusse civvole
ciadditte? (notare la differenza con ci ha ditt, che è una semplice domanda).
civvacchiann
civvafacenn
eccivvolecusse
eccusse civvole
ciadditte? (notare la differenza con ci ha ditt, che è una semplice domanda).
Nico Lomuto- Messaggi : 18
Data d'iscrizione : 17.02.08
QUESTA E' L'ULTIMA
Un maestro muratore aveva praticamente terminato di posare un pavimento, gli mancava l’ultimo mattone e il suo aiutante glielo portò. Il maestro cercò di inserire quest’ultimo elemento ma si accorse che non riusciva a sistemarlo per cui chiese al suo aiutante di portargli ancora un altro mattone. La risposta del giovane aiutante fu secca: U meste chesse è l’uldema quadre. Maestro questa è l’ultima quadra.
Questo significava che se l’ultima mattonella non corrispondeva al proprio alloggiamento, il lavoro sarebbe stato per sempre difettoso. Come dire: questa è veramente l’ultima occasione per portare a compimento un lavoro. Considerazione amarissima. Come al solito lo straordinario dialetto barese ancora una volta ci insegna qualche cosa. Come tutti i dialetti, peraltro. franz falanga
P.S. Troveremo la quadra invece corrisponde a un desiderio impossibile. La quadra intesa come quadratura del cerchio. Non esiste. Un cerchio si può inscrivere in un quadrato, si può circoscrivere ad un quadrato, ma non si può farlo coincidere con il quadrato in questione. O dentro o fuori, tertium non datur, non esiste una terza soluzione. Ancora una volta l’importanza delle parole.
Questo significava che se l’ultima mattonella non corrispondeva al proprio alloggiamento, il lavoro sarebbe stato per sempre difettoso. Come dire: questa è veramente l’ultima occasione per portare a compimento un lavoro. Considerazione amarissima. Come al solito lo straordinario dialetto barese ancora una volta ci insegna qualche cosa. Come tutti i dialetti, peraltro. franz falanga
P.S. Troveremo la quadra invece corrisponde a un desiderio impossibile. La quadra intesa come quadratura del cerchio. Non esiste. Un cerchio si può inscrivere in un quadrato, si può circoscrivere ad un quadrato, ma non si può farlo coincidere con il quadrato in questione. O dentro o fuori, tertium non datur, non esiste una terza soluzione. Ancora una volta l’importanza delle parole.
PERNICOLOMUTOEPERTUTTIGLIALTRI
Nico Lomuto ha scritto:L’idea che certe frasi vengano percepite come un tutto unico è veramente attraente, purché non si voglia estendere il concetto: peresempioquestatiratasarebbeunpoindigestacomeunaparolaunica. Ma ecco alcuni esempi
civvacchiann
civvafacenn
eccivvolecusse
eccusse civvole
ciadditte? (notare la differenza con ci ha ditt, che è una semplice domanda).
E' sempre un piacere pingpongare con te, fratello. D'accordo per non estendere il concetto sennò sarebbe un chiangone difficile da digerire. Vedo che tu, caro Nico, scrivi il dialetto barese in maniera difforme da come lo scrivo io, oppure io scrivo il dialetto barese in maniera difforme da come lo scrivi tu. Però io ho capito i tuoi meccanismi così come mi auguro tu abbia compreso i miei. Va benissimo così, ognuno ha il suo modo di scrivere il barese. Ma pare bellissima e vivacissima cosa.
T'abbràzzeche Colì!
falàn
T'abbràzzeche Colì!
falàn
ALTRE DUE FRASETTINE
Continuando a cercare nella memoria propria e altrui sono riuscito a ricostruire due filastrocche della parlata barese che vi espongo subito. La prima filastrocca appartiene ad anni lontani, addirittura agli anni precedenti gli anni cinquanta, quando era abitudine per i baresi, specialmente per quelli che non avevano eccessive disponibilità economiche per avere un’automobile (allora si chiamava così, non era ancora invalso l’uso delle parole auto o macchina) fare delle lunghe passeggiate a piedi nelle campagne circostanti la città. La primavera e l’estate erano evidentemente le stagioni preferite. Specialmente dai ragazzini che andavano a caccia di lucertole utilizzando dei fili di erba particolarmente adatti alla bisogna, fili ai quali era praticato in cima un piccolo cappio con il quale si riusciva spesso a prendere per la coda o per la testa la povera lucertola. La presa per la coda era spesso traumatica per l’animaletto il quale a furia di strattonarsi lasciava il pezzettino di coda nel cappio e scompariva di colpo nelle fessure dei muri a secco pugliesi. Le storie raccontano che la coda ricrescesse loro. Ma non è questo lato della faccenda ad interessarci, quanto un’altra credenza. Si diceva che la coda, ancora fornita di vita propria, con il suo movimento scomposto, malgrado fosse stata già mozzata, facesse venire, per vendicarsi, un gran mal di testa all’autore del misfatto. C’era a tutto ciò un assoluto rimedio. Il ragazzino, autore del fattaccio, conoscendo questo pericolo, si avvicinava a circa mezzo metro dal muretto di campagna e, toccando alternativamente con la mano la propria fronte e il muretto, pronunciava ad alta voce la seguente filastrocca per diverse volte, onde esorcizzare il pericolo: non sò stàte jì è stàte u càne de la massarì, non sono stato io è stato il cane della masseria. Cosi comportandosi per un buon minuto, il mal di testa cambiava destinatario ed andava ad infelicitare un non meglio individuato cane di una qualsiasi masseria lì nei paraggi. Gli anni passavano e il ragazzino diventava grandicello e poi approdava, nel migliore dei casi, all’università. Era allora sana abitudine il riunirsi in tre o quattro a casa dell’amico più fortunato e più ricco che aveva tutti i libri per studiare insieme e, perché no, anche per approfittare dell’ospitalità della mamma che, verso le cinque del pomeriggio ci portava dei panzerotti tiepidi fatti a mezzogiorno. Capitava talora, che qualcuno, durante lo studio, rilasciasse in silenzio delle puzzette, senza peraltro farsene accorgere. Dovendo individuare chi fosse stato, si faceva una specie di conta fra gli amici studiosi, utilizzando la seguente filastrocca, ci ha fàtte u pèpete fetènde SandAntònie ngiabbrùsce la vèndre, ci ha fàtte u pezzarùle, SandAntònie ngiabbrùsce u cùle. Chi ha fatto la scorreggia fetente Sant’Antonio gli brucia il ventre, chi ha fatto il pezzarùlo Sant’Antonio gli brucia il culo. Sono convinto che qualcuno di voi si divertirà, qualcuno di voi lo saprà per la prima volta e qualcuno di voi penserà che, alle volte, sono troppo scapricciatello. Ahimè, nell’ultimo caso la risposta è sì, ma spero che continuiate a leggere, già che siamo in tema di parolacce, le mie adorabili cazzate. Naturalmente a parte la modestia che non è una delle mie caratteristiche migliori. E vi ringrazio per continuare a sopportarmi malgrado tutto. franz falanga
RE: ALTRE DUE FRASETTINE
COME AL SOLITO, CARO FRANZ, TU NON RICORDI SOLO IL DIALETTO BARESE, MA ANCHE QUELLO DI TRANI O DI VATTELAPPESCA E NE FAI UNA MISCELA.
TU SCRIVI:
"ci ha fàtte u pèpete fetènde SandAntònie ngiabbrùsce la vèndre, ci ha fàtte u pezzarùle, SandAntònie ngiabbrùsce u cùle. Chi ha fatto la scorreggia fetente Sant’Antonio gli brucia il ventre, chi ha fatto il pezzarùlo Sant’Antonio gli brucia il culo".
VITO SIGNORILE NEL SUO DISCO "QUANDO IL LUPO DORME" DECLAMA LA STESSA NENIA CANTANDOLA ED IL TESTO E' IL SEGUENTE:
"Ci ha fatte u pèpete dò drete a la porte du segnòre, ce se n’avverte la segnòre ngià va dà nu calge ngule. Sandandè nge avà brescià u cule".
Pertanto, come puoi vedere, non c'entra nè la scorreggia fetente, nè ventre, che a Bari si dice vènde, ne pezzarùle, che nel nostro dialetto non c'è e neanche Sant'Antonio poichè Sandandè corrisponde a Sant'Antonio Abate.
TU SCRIVI:
"ci ha fàtte u pèpete fetènde SandAntònie ngiabbrùsce la vèndre, ci ha fàtte u pezzarùle, SandAntònie ngiabbrùsce u cùle. Chi ha fatto la scorreggia fetente Sant’Antonio gli brucia il ventre, chi ha fatto il pezzarùlo Sant’Antonio gli brucia il culo".
VITO SIGNORILE NEL SUO DISCO "QUANDO IL LUPO DORME" DECLAMA LA STESSA NENIA CANTANDOLA ED IL TESTO E' IL SEGUENTE:
"Ci ha fatte u pèpete dò drete a la porte du segnòre, ce se n’avverte la segnòre ngià va dà nu calge ngule. Sandandè nge avà brescià u cule".
Pertanto, come puoi vedere, non c'entra nè la scorreggia fetente, nè ventre, che a Bari si dice vènde, ne pezzarùle, che nel nostro dialetto non c'è e neanche Sant'Antonio poichè Sandandè corrisponde a Sant'Antonio Abate.
CARO VITTORIO
Ad andare tutto male, se io avessi sbagliato dalle fondamenta, il ping pong sarebbe stato comunque fruttuoso, perchè si sono aggiuti tre modi di dire (le due puzzette e la coda delle lucertole) al patrimonio di comanacosaellalde. E questo mi pare cosa buona e giusta. Mi permetto di farti notare in maniera assolutamente damascata, mio caro Victor, che la mia frase incriminata non l'ho ascoltata a Trani, ma moltissimi anni fa quando io ero studente con i capelli neri e andavo a studiare a casa di amici che erano al mille per mille baresi quanto meno di settima generazione. Non erano quindi tranesi. Che significa questo? Che possono esserci modi dire nati nello stesso luogo e leggermente diversi fra loro. Quindi sia benvenuto tutto ciò che porta ad arricchire la nostra nobile parlata. Oddio, che se poi la mia parlata barese fosse, come dire, "inquinata" dalla nobila parlata tranese per me sarebbe una conquista straordinaria, visto che io sarò sempre dalla parte del meticciato e del novantanove per cento. Sui maccheroni al forno non c'è storia, me li devi eccome! franz falanga
RE: CARO VITTORIO
D'ACCORDO SU TUTTO, MA IN QUESTA PAGINA SI PARLA DI DIALETTO BARESE, QUINDI SI NOTA LA DIFFERENZA, DIVERSAMENTE C'E' LA PAGINA "ALTRI DIALETTI".
BUONA GIORNATA
VICTOR
BUONA GIORNATA
VICTOR
UMORISMO RUVIDO
A proposito di un certo umorismo ruvido dei baresi ricordate il modo di dire fatte nu chiappe? Ricordate quando è nato e dove è nato? Ricordate anche come si traduceva in barese sandokan e merci beacoup? E che frasettina simpatica si diceva quando qualche incauto amico diceva io abito a via de Rossi oppure io abito a via imbriani? l'admin
PER FRANZ
Per Franz
"...non sò stàte jì è stàte u càne de la massarì..." non sono stato io è stato il cane della masseria" Se non sbaglio si dicèva anche: "Non nzo state jì ma è state u cane de la vecciarì".
Ciao Felix
"...non sò stàte jì è stàte u càne de la massarì..." non sono stato io è stato il cane della masseria" Se non sbaglio si dicèva anche: "Non nzo state jì ma è state u cane de la vecciarì".
Ciao Felix
felice.alloggio- Messaggi : 139
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Località : Bari
LUCERTOLE
"...non sò stàte jì è stàte u càne de la massarì..." non sono stato io è stato il cane della masseria" Se non sbaglio si dicèva anche: "Non nzo state jì ma è state u cane de la vecciarì".
Ciao Felix.
Verissimo Felix! Grazie per avermelo/avercelo ricordato. Dirò di più, sono d'accordo con come hai scritto non nzo, io ho scritto non state jì, ma va meglio non nzo come hai scritto tu.
E' sempre un piacere. Stammi bene e fraterni saluti!
franz
Ciao Felix.
Verissimo Felix! Grazie per avermelo/avercelo ricordato. Dirò di più, sono d'accordo con come hai scritto non nzo, io ho scritto non state jì, ma va meglio non nzo come hai scritto tu.
E' sempre un piacere. Stammi bene e fraterni saluti!
franz
PENSIERI
Caro Vittorio,
nel tuo precedente post è evidente il riferimento all'antologia sulla quale anch'io e altri rispettabili autori, abbiamo scritto delle poesie. Per questo motivo, piaccia o no, il "Florilegio di errori", come lo definisci tu, entra a far parte delle pubblicazioni sul dialetto barese e sarà presente in molte biblioteche italiane e straniere quale contributo letterario-poetico dialettale che, come ben sai, ha la stessa dignità degli scritti di poesia e letteratura italiana.
Mi spiace tanto che tu stia dando un giudizio negativo sulla pubblicazione, ma non hai speso una parola sulle poesie che ivi sono inserite, fra cui le mie.
A te e Rosa Lettini ho fatto sinceri complimenti per la vostra pubblicazione e per la bella interpretazione delle preghiere, nonostante non mi sia assolutamente piaciuto l'aver inserito inopportuni inserti pubblicitari dei quali, peraltro, nessuno dei giornalisti recensori ne ha parlato, dando così una informazione bibliografica incompleta. E tu, in quanto attento bibliotecario, al riguarda non puoi che essere d'accordo con me.
Gradirei, pertanto, che la si smettesse di criticare tutto e tutti, così come ha fatto Il De Santis giorni fa nei miei confronti, e che si desse il giusto valore ai contenuti del libro, facendo opportune e legittime critiche/recensioni letterario-poetiche, laddove se ne sia capaci, e mettendo in secondo piano la scrittura dialettale. Del resto non sei stato proprio tu ad affermare, che ognuno scrive il dialetto come vuole perchè il dialetto "iè come a la rascie ca come la uè la fasce" . Questa tua affermazione significa che nessuno può fare il "professore" sugli altri, nè improvvisate Accademie, nè presunti saccenti appartenenti a Seminari di studio sul dialetto nè, ovviamente, tu che invece nel post precedente hai definito il Florilegio "un florilegio di errori", a meno che non ti riferissi ad altro. Nel qual caso ti chiedo scusa.
Comunque, ribadisco a titolo assolutamente personale, che gradirei più rispetto chiedendoti infine di cancellare il post.
Ciao Felice
nel tuo precedente post è evidente il riferimento all'antologia sulla quale anch'io e altri rispettabili autori, abbiamo scritto delle poesie. Per questo motivo, piaccia o no, il "Florilegio di errori", come lo definisci tu, entra a far parte delle pubblicazioni sul dialetto barese e sarà presente in molte biblioteche italiane e straniere quale contributo letterario-poetico dialettale che, come ben sai, ha la stessa dignità degli scritti di poesia e letteratura italiana.
Mi spiace tanto che tu stia dando un giudizio negativo sulla pubblicazione, ma non hai speso una parola sulle poesie che ivi sono inserite, fra cui le mie.
A te e Rosa Lettini ho fatto sinceri complimenti per la vostra pubblicazione e per la bella interpretazione delle preghiere, nonostante non mi sia assolutamente piaciuto l'aver inserito inopportuni inserti pubblicitari dei quali, peraltro, nessuno dei giornalisti recensori ne ha parlato, dando così una informazione bibliografica incompleta. E tu, in quanto attento bibliotecario, al riguarda non puoi che essere d'accordo con me.
Gradirei, pertanto, che la si smettesse di criticare tutto e tutti, così come ha fatto Il De Santis giorni fa nei miei confronti, e che si desse il giusto valore ai contenuti del libro, facendo opportune e legittime critiche/recensioni letterario-poetiche, laddove se ne sia capaci, e mettendo in secondo piano la scrittura dialettale. Del resto non sei stato proprio tu ad affermare, che ognuno scrive il dialetto come vuole perchè il dialetto "iè come a la rascie ca come la uè la fasce" . Questa tua affermazione significa che nessuno può fare il "professore" sugli altri, nè improvvisate Accademie, nè presunti saccenti appartenenti a Seminari di studio sul dialetto nè, ovviamente, tu che invece nel post precedente hai definito il Florilegio "un florilegio di errori", a meno che non ti riferissi ad altro. Nel qual caso ti chiedo scusa.
Comunque, ribadisco a titolo assolutamente personale, che gradirei più rispetto chiedendoti infine di cancellare il post.
Ciao Felice
felice.alloggio- Messaggi : 139
Data d'iscrizione : 21.02.08
Località : Bari
RE PENSIERI
Caro Felice,
come puoi leggere nel sottostante trafiletto ripreso dal II volume del Vocabolario della Lingua Italiana "Treccani" (pag. 469) il sostantivo florilegio può riferirsi alla raccolta di qualsiasi cosa, anche di errori, insulti, parolacce, preghiere, ecc., per cui non vedo il tuo riferimento ad antologie od a pubblicazioni. Io non ho espresso alcun commento o giudizio riferito ad alcun testo e mi spiace pertanto per quanto tu scrivi riferito a me, anche perché non credo di aver mancato di rispetto a nessuno.
Ti saluto
come puoi leggere nel sottostante trafiletto ripreso dal II volume del Vocabolario della Lingua Italiana "Treccani" (pag. 469) il sostantivo florilegio può riferirsi alla raccolta di qualsiasi cosa, anche di errori, insulti, parolacce, preghiere, ecc., per cui non vedo il tuo riferimento ad antologie od a pubblicazioni. Io non ho espresso alcun commento o giudizio riferito ad alcun testo e mi spiace pertanto per quanto tu scrivi riferito a me, anche perché non credo di aver mancato di rispetto a nessuno.
Ti saluto
FRASE IDIOMATICA
Ho scoperto una frase idiomatica tipica della malavita barese degli anni cinquanta. Ci si metteva le mani sul petto e si diceva ad alta voce U bene de cheda mamme poi si aprivano le braccia in modo ecumenico e si aggiungeva e la stime de le chembagne. franz falanga
MOTE DE SANGHE
Qualche anno fa ho scritto un piccolo lessico barese. Ho deciso di inserire ogni tanto qualche mia definizione, admin.
Motedesànghe (U). Gagliardo modo di dire. Letteralmente significa "mòto di sàngue". Sta a significare un' emozione violentissima in negativo o in positivo, un sommovimento di sangue. Generalmente chi sta scrivendo queste noterelle ha un moto di sangue tutte le volte in cui gli capita di incontrare sulla sua rotta un paio di tette sublimi. Al moto di sangue subentra la "furia di sangue" che indica il passaggio dalla contemplazione alla scrittura. Quando si passa dalla teoria alla pratica, quando si passa, insomma, alle vie di fatto. Va subito detto che l'autore del detto "furia di sangue" è Tonino, la chitarra dell’Ensemble, che a sua volta l’ha mutuato dal fratello Angelo. Si deve anche a Tonino la nascita del neologismo "scrivere" che, con grande e superbo spirito di finezza, sostituisce icasticamente il verbo "scopare". C’è stato un tempo in cui la gioventù barese, non essendo afflitta da certe preoccupazioni di ordine medicale presenti all’oggi sulla scena mondiale, in primis l’AIDS, scriveva moltissimo senza tante paure. Ricapitolando, si ha un sommovimento di sangue quando, all’improvviso, ci si trova in presenza di una strafiga siderale, di una donna dalla assoluta bellezza mediterranea. Tutti i sensi immediatamente si rimettono in discussione e l’attenzione si concentra in modo assoluto sull’oggetto del desiderio. Auguro ai miei cortesissimi quattro lettori un moto di sangue al giorno. Ancor meglio sarebbe se poi al suddetto moto seguisse una corretta e giusta soluzione del problema.
RE: MOTE DE SANGHE
La scrittura, secondo Romito (Levante Editori) è motesanghe e definito "spavento fortissimo, forte disturbo che può dare anche un collasso".
Per Scorcia, invece, si scrive modesanghe (Edizioni Levante, 1972), che è così definito: "avere sangue rimescolato per una paura improvvisa o una violenta emozione. Batticuore, tachicardia, palpitazione, agitazione di sangue, 'moto di sangue'. Trattandosi di malore momentaneo, unico e pronto intervento era quello di dare a bere un bicchiere di acqua fresca, e poi una tazza di camomilla, che avevano il potere di sedare ogni disturbo e calmare il turbamento. A questo malanno attribuivano eccessivi pericoli, e non mancavano di dire ca u modesanghe fasce stà che la sckèn-apérte, che il moto di sangue fa stare con la schiena aperta, cioè, preoccupati".
Anche per Barracano (Adda Editore) si scrive modesànghe che definisce agitazione, spavento.
Per Scorcia, invece, si scrive modesanghe (Edizioni Levante, 1972), che è così definito: "avere sangue rimescolato per una paura improvvisa o una violenta emozione. Batticuore, tachicardia, palpitazione, agitazione di sangue, 'moto di sangue'. Trattandosi di malore momentaneo, unico e pronto intervento era quello di dare a bere un bicchiere di acqua fresca, e poi una tazza di camomilla, che avevano il potere di sedare ogni disturbo e calmare il turbamento. A questo malanno attribuivano eccessivi pericoli, e non mancavano di dire ca u modesanghe fasce stà che la sckèn-apérte, che il moto di sangue fa stare con la schiena aperta, cioè, preoccupati".
Anche per Barracano (Adda Editore) si scrive modesànghe che definisce agitazione, spavento.
PER POLITO
Più cose si sanno meglio è. I moti di sangue di cui parlavo io, evidentemente, anzichè in ambienti clinici, fiorivano deliziosamente in ben altri ambienti, che, per quanto mi riguarda, conoscevo e conosco alla perfezione. In ogni caso, più sappiamo meglio è. Quindi grazie per gli aggiornamenti. admin
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