DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOTIZIE, APPUNTAMENTI, INFORMAZIONI, NOVITÀ ED ALTRO
+8
armando santoro
Nico Lomuto
GIUSEPPE GIOIA
Antonella Romano
Admin
santa vetturi
felice.alloggio
Vittorio E. Polito
12 partecipanti
Pagina 6 di 22
Pagina 6 di 22 • 1 ... 5, 6, 7 ... 14 ... 22
LA "BARESITÀ" ALLA TECA DEL MEDITERRANEO DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA
CON VITTORIO POLITO, VITO SIGNORILE, MICHELE FANELLI
SI ESIBIRA' L'ATTORE REGISTA FELICE ALLOGGIO
TESTIMONIAL: DANIELE GIANCANE
DUE COMMEDIE DI FELICE ALLOGGIO AL PREZIOSISSIMO SANGUE
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Gio Apr 15, 2010 2:22 pm - modificato 4 volte.
RICORDATO MARIO PIERGIOVANNI A UN ANNO DALLA SCOMPARSA
da "LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO" DELL'11 APRILE 2010, PAG. XVII
da "PUGLIA" DELL'11 APRILE 2010, PAG. 13
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Ven Lug 23, 2010 6:29 pm - modificato 2 volte.
Re: DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOTIZIE, APPUNTAMENTI, INFORMAZIONI, NOVITÀ ED ALTRO
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Mer Apr 21, 2010 6:32 pm - modificato 5 volte. (Motivazione : «BARESITÀ, CURIOSITÀ E…» SI PRESENTA ALLA CHIESA RUSSA)
Re: DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOTIZIE, APPUNTAMENTI, INFORMAZIONI, NOVITÀ ED ALTRO
VALUTANDO LE TESI SOSTENUTE DALL'ILLUSTRE PROF. CESARE SEGRE, SI EVINCE CHE NON SERVONO NE' GRAMMATICHE, NE' DIZIONARI E NEANCHE COLORO CHE SI SENTONO MAESTRI E "PROFESSORI" DI DIALETTO, ANCHE PERCHE' LE STATISTICHE DICONO CHE IL DIALETTO LO PARLA SOLO IL 6% DEGLI ITALIANI
Discussioni L' opera collettiva della Utet, dedicata al rapporto fra parlate locali e idioma nazionale, pone il problema del suo peso in Europa
Italiano, non dialetto del mondo
Il prestigio di una lingua viene dalla cultura, prima che dalla diffusione
Sarebbe difficile una convivenza umana senza l’intervento della parola, che può trasmettere istruzioni e disposizioni, leggi e regolamenti, ma anche esprimere emozioni e idealità, istigare e tranquillizzare, dare parole al pensiero astratto e alle religioni. Se gli animali non ci hanno mai conteso il dominio della terra, è anche perché usano linguaggi molto più rozzi del nostro. La lingua poi dice cose di cui magari non siamo nemmeno consapevoli: narra la storia del nostro Paese e di chi lo abitò e lo abita, è il principale collante della nostra nazionalità. Però le conoscenze linguistiche sono spesso sommarie ed erronee, come risulta anche dalla recente, volonterosa ma non sempre sagace legiferazione in difesa delle lingue minoritarie. Fa perciò piacere constatare che la grande opera collettiva della Utet dedicata a La cultura italiana e diretta da Luigi Luca Cavalli-Sforza, offre, dopo quello su Terra e popoli, un secondo volume su Lingue e linguaggi, prefato e organizzato da Gian Luigi Beccaria. Già a sfogliare il volume ci si rende conto della sua originalità: non parla solo, come sarebbe ovvio, delle origini della nostra lingua, dell’italiano regionale, dei dialetti, ma anche della toponomastica e dell’antroponomastica (nomi di luogo e di persona), su cui le nostre curiosità sono infinite, mentre le notizie accertate alquanto scarse; e poi delle minoranze linguistiche, degli apporti alla lingua dovuti a mutamenti tecnici, scientifici, economici, eccetera, delle «calunnie etniche», infine della gestualità, che ha anch’essa il suo linguaggio e i suoi dialetti, come noi stessi avvertiamo osservando, empiricamente, la diversità dei gesti rilevabile nelle varie regioni. Sul tema dei dialetti ci offrono un’informazione esauriente Michele Loporcaro, per gli aspetti linguistici, e Fiorenzo Toso, per quelli «politici» e di costume. Si sa infatti che l’Italia presenta una varietà di dialetti superiore a quella di qualunque Paese europeo; e ai dialetti si aggiungono le lingue straniere proprie di alcune regioni di frontiera, come il francese, il tedesco, lo sloveno, o importate in antico da colonie di lavoratori provenienti dalla Svizzera tedesca, dalla Grecia, dall’Albania. E molte volte non c’è soltanto bilinguismo (dialetto di fronte alla lingua) ma plurilinguismo (in Val d’Aosta quelli che parlano dialetti valdostani, cioè francoprovenzali, guardano come lingue di cultura da una parte al francese, dall’altra all’italiano, ma perfino al piemontese, per gli scambi con la regione vicina). Lingue, dialetti, varietà locali hanno origini e modelli diversi, senza che questo crei dei conflitti, almeno sinchè qualche fanatico non riesca a convincere i parlanti che uno solo degli idiomi che usa va difeso e, possibilmente, propagato, ai danni degli altri. I movimenti che hanno rivendicato i diritti di singoli dialetti si sono trovati di fronte situazioni diversissime: dialetti, come il lombardo o il veneto, il sardo o il siciliano, che hanno avuto per qualche tempo una diffusione scritta e una grafia riconosciuta, talora un uso pubblico; e invece dialetti, e sono i più, limitati all’impiego familiare e municipale, senza regole riconosciute, e per di più in competizione, impari, non solo con la lingua nazionale, ma con i dialetti regionali (per esempio una parlata bergamasca si trova di fronte prima il lombardo, poi l’italiano). Rispetto ai dialetti, la lingua può vantare la sua diffusione in tutto il Paese (e anche fuori) e la capacità di esprimersi su tutti i temi e a tutti i livelli, di contro al provincialismo e all’inesportabilità dei dialetti. Che è certo necessario e lodevole studiare a fondo, insieme con il folclore e con tutte le tradizioni, e che alcuni poeti hanno usato efficacemente come una «lingua della poesia»; ma rassegnandosi al fatto che nessun provvedimento può prolungarne la vita, già precaria come risulta da tutte le indagini (mentre per secoli il dialetto è stato il primo e principale mezzo d’espressione, nell’ultimo decennio del Novecento gli italiani che parlano esclusivamente dialetto sono scesi dall' 11,3 al 6 per cento). La linguistica del Novecento ha messo a punto, oltre a criteri strettamente glottologici, anche dei principi a cui si possono riportare i problemi dei dialetti. Uno di questi è il concetto di «prestigio», che motiva la generale subordinazione dei dialetti rispetto alla lingua. Il prestigio ha motivazioni storiche maturate nei secoli, ma può anche essere ricondotto alla sfera del pratico: la mobilità dei lavoratori è ad esempio facilitata dalla conoscenza e dalla spendibilità della lingua in tutto il territorio nazionale, rispetto al limitatissimo orizzonte di qualunque dialetto. Però oggi il criterio del prestigio non mette solo a confronto idiomi comunque di origine italiana, ma anche lingue e dialetti di tutto l’orbe terracqueo. E il prestigio non è solo quello della lingua più o meno parlata, ma anche quello della religione, delle consuetudini familiari, eccetera. Si aprono per i linguisti ambiti tematici sempre più complessi e sociologicamente sensibili. Grave poi quando il prestigio viene applicato non, com’è «fisiologico», ai rapporti dinamici tra idiomi concorrenti sul terreno, ma a misurare, senza criteri accettabili, l’autorevolezza delle lingue nazionali; così, per esempio, è stato escluso l’italiano dal novero delle lingue (inglese, tedesco, francese) in cui si possono sostenere le prove per l' ammissione agli organismi dell’Unione Europea. Ma torniamo fra noi. Ormai ospitiamo, in forma spesso definitiva, milioni di stranieri. E per afferrare i problemi che essi pongono, può essere utile un’occhiata ai «blasoni popolari», cioè ai luoghi comuni, per lo più oltraggiosi, con cui si definiscono gli appartenenti a regioni e paesi diversi dai nostri. Ne parla qui Federico Faloppa, partendo dai nomi con cui si indicano gli appartenenti alle varie etnie. Lo studio fa leva ovviamente sull' opposizione noi/gli altri, dove chi parla considera il proprio gruppo (nazione, regione, città) superiore ai gruppi «diversi», e questi, con varie sfumature, spregevoli. Faloppa guarda soprattutto alle denominazioni degli stranieri, indagandone le motivazioni. Nella carrellata spicca il panorama storico dei termini che indicano degli zingari, fitto purtroppo di tracce persecutorie; ma è curioso che, mentre gli zingari erano considerati imbroglioni (inzinganare vuol dire «imbrogliare» in veneto e friulano), maghi e ladri, persino portatori del colera, veniva creato un eroe sia pur trasgressivo come il Cingar del Folengo e s’inventavano canzoni «zingaresche» inneggianti alla vita errabonda delle gitane, e più tardi Bizet farà di Carmen un’eroina romantica. Gli zingari sono stati quasi sempre scacciati od osteggiati: ma continuano a resistere, e in parte rinunciano al nomadismo e s’inseriscono nei Paesi che li ospitano. Quelli che sono da secoli in Italia, la nostra lingua l’hanno appresa da tempo. Insomma, mentre il rapporto lingua-dialetto continua a essere all’ordine del giorno, con un esito prevedibile, la globalizzazione da un lato, l’immigrazione di massa dall’altro, ci costringono ad affrontare il problema linguistico tenendo conto del continuo mutare degli elementi in gioco. Occorre salvare i valori nostri, ma anche rispettare i valori altrui, e puntare al miglior tipo di convivenza tra tutti. Non è un programma da poco. RIPRODUZIONE RISERVATA
Il tema Se l’Europa ci discrimina nei concorsi «Lingua italiana, scuola, sviluppo» è il titolo del documento con cui le accademie della Crusca e dei Lincei hanno denunciato la crisi dell' insegnamento scolastico dell' italiano: un allarme raccolto da Paolo Di Stefano sul «Corriere» del 18 dicembre. Sul tema sono poi intervenuti Giulio Ferroni (22 dicembre), Giorgio De Rienzo (24 dicembre) e Cesare Segre (13 gennaio 2010). In seguito la questione della nostra lingua si è riproposta con una denuncia di Francesco Sabatini, ex presidente della Crusca, sul primato che l' Unione Europea assegna nei concorsi a inglese, francese e tedesco, discriminando l' italiano («Corriere», 20 marzo). Del problema si è fatto carico il ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, che ha preannunziato in sede Ue («Corriere», 6 aprile) «iniziative a tutti i livelli» in difesa dell’italiano. Sempre in campo politico la deputata Paola Frassinetti (Pdl) ha proposto di creare un Consiglio superiore della lingua italiana.
Segre Cesare
Cesare Segre è un filologo, semiologo e critico letterario italiano. Attualmente è Professore Emerito dell'Università di Pavia e dirige il Centro di Ricerca su Testi e tradizioni testuali dello Iuss di Pavia.
Pagina 54
(10 aprile 2010) - Corriere della Sera
Italiano, non dialetto del mondo
Il prestigio di una lingua viene dalla cultura, prima che dalla diffusione
Sarebbe difficile una convivenza umana senza l’intervento della parola, che può trasmettere istruzioni e disposizioni, leggi e regolamenti, ma anche esprimere emozioni e idealità, istigare e tranquillizzare, dare parole al pensiero astratto e alle religioni. Se gli animali non ci hanno mai conteso il dominio della terra, è anche perché usano linguaggi molto più rozzi del nostro. La lingua poi dice cose di cui magari non siamo nemmeno consapevoli: narra la storia del nostro Paese e di chi lo abitò e lo abita, è il principale collante della nostra nazionalità. Però le conoscenze linguistiche sono spesso sommarie ed erronee, come risulta anche dalla recente, volonterosa ma non sempre sagace legiferazione in difesa delle lingue minoritarie. Fa perciò piacere constatare che la grande opera collettiva della Utet dedicata a La cultura italiana e diretta da Luigi Luca Cavalli-Sforza, offre, dopo quello su Terra e popoli, un secondo volume su Lingue e linguaggi, prefato e organizzato da Gian Luigi Beccaria. Già a sfogliare il volume ci si rende conto della sua originalità: non parla solo, come sarebbe ovvio, delle origini della nostra lingua, dell’italiano regionale, dei dialetti, ma anche della toponomastica e dell’antroponomastica (nomi di luogo e di persona), su cui le nostre curiosità sono infinite, mentre le notizie accertate alquanto scarse; e poi delle minoranze linguistiche, degli apporti alla lingua dovuti a mutamenti tecnici, scientifici, economici, eccetera, delle «calunnie etniche», infine della gestualità, che ha anch’essa il suo linguaggio e i suoi dialetti, come noi stessi avvertiamo osservando, empiricamente, la diversità dei gesti rilevabile nelle varie regioni. Sul tema dei dialetti ci offrono un’informazione esauriente Michele Loporcaro, per gli aspetti linguistici, e Fiorenzo Toso, per quelli «politici» e di costume. Si sa infatti che l’Italia presenta una varietà di dialetti superiore a quella di qualunque Paese europeo; e ai dialetti si aggiungono le lingue straniere proprie di alcune regioni di frontiera, come il francese, il tedesco, lo sloveno, o importate in antico da colonie di lavoratori provenienti dalla Svizzera tedesca, dalla Grecia, dall’Albania. E molte volte non c’è soltanto bilinguismo (dialetto di fronte alla lingua) ma plurilinguismo (in Val d’Aosta quelli che parlano dialetti valdostani, cioè francoprovenzali, guardano come lingue di cultura da una parte al francese, dall’altra all’italiano, ma perfino al piemontese, per gli scambi con la regione vicina). Lingue, dialetti, varietà locali hanno origini e modelli diversi, senza che questo crei dei conflitti, almeno sinchè qualche fanatico non riesca a convincere i parlanti che uno solo degli idiomi che usa va difeso e, possibilmente, propagato, ai danni degli altri. I movimenti che hanno rivendicato i diritti di singoli dialetti si sono trovati di fronte situazioni diversissime: dialetti, come il lombardo o il veneto, il sardo o il siciliano, che hanno avuto per qualche tempo una diffusione scritta e una grafia riconosciuta, talora un uso pubblico; e invece dialetti, e sono i più, limitati all’impiego familiare e municipale, senza regole riconosciute, e per di più in competizione, impari, non solo con la lingua nazionale, ma con i dialetti regionali (per esempio una parlata bergamasca si trova di fronte prima il lombardo, poi l’italiano). Rispetto ai dialetti, la lingua può vantare la sua diffusione in tutto il Paese (e anche fuori) e la capacità di esprimersi su tutti i temi e a tutti i livelli, di contro al provincialismo e all’inesportabilità dei dialetti. Che è certo necessario e lodevole studiare a fondo, insieme con il folclore e con tutte le tradizioni, e che alcuni poeti hanno usato efficacemente come una «lingua della poesia»; ma rassegnandosi al fatto che nessun provvedimento può prolungarne la vita, già precaria come risulta da tutte le indagini (mentre per secoli il dialetto è stato il primo e principale mezzo d’espressione, nell’ultimo decennio del Novecento gli italiani che parlano esclusivamente dialetto sono scesi dall' 11,3 al 6 per cento). La linguistica del Novecento ha messo a punto, oltre a criteri strettamente glottologici, anche dei principi a cui si possono riportare i problemi dei dialetti. Uno di questi è il concetto di «prestigio», che motiva la generale subordinazione dei dialetti rispetto alla lingua. Il prestigio ha motivazioni storiche maturate nei secoli, ma può anche essere ricondotto alla sfera del pratico: la mobilità dei lavoratori è ad esempio facilitata dalla conoscenza e dalla spendibilità della lingua in tutto il territorio nazionale, rispetto al limitatissimo orizzonte di qualunque dialetto. Però oggi il criterio del prestigio non mette solo a confronto idiomi comunque di origine italiana, ma anche lingue e dialetti di tutto l’orbe terracqueo. E il prestigio non è solo quello della lingua più o meno parlata, ma anche quello della religione, delle consuetudini familiari, eccetera. Si aprono per i linguisti ambiti tematici sempre più complessi e sociologicamente sensibili. Grave poi quando il prestigio viene applicato non, com’è «fisiologico», ai rapporti dinamici tra idiomi concorrenti sul terreno, ma a misurare, senza criteri accettabili, l’autorevolezza delle lingue nazionali; così, per esempio, è stato escluso l’italiano dal novero delle lingue (inglese, tedesco, francese) in cui si possono sostenere le prove per l' ammissione agli organismi dell’Unione Europea. Ma torniamo fra noi. Ormai ospitiamo, in forma spesso definitiva, milioni di stranieri. E per afferrare i problemi che essi pongono, può essere utile un’occhiata ai «blasoni popolari», cioè ai luoghi comuni, per lo più oltraggiosi, con cui si definiscono gli appartenenti a regioni e paesi diversi dai nostri. Ne parla qui Federico Faloppa, partendo dai nomi con cui si indicano gli appartenenti alle varie etnie. Lo studio fa leva ovviamente sull' opposizione noi/gli altri, dove chi parla considera il proprio gruppo (nazione, regione, città) superiore ai gruppi «diversi», e questi, con varie sfumature, spregevoli. Faloppa guarda soprattutto alle denominazioni degli stranieri, indagandone le motivazioni. Nella carrellata spicca il panorama storico dei termini che indicano degli zingari, fitto purtroppo di tracce persecutorie; ma è curioso che, mentre gli zingari erano considerati imbroglioni (inzinganare vuol dire «imbrogliare» in veneto e friulano), maghi e ladri, persino portatori del colera, veniva creato un eroe sia pur trasgressivo come il Cingar del Folengo e s’inventavano canzoni «zingaresche» inneggianti alla vita errabonda delle gitane, e più tardi Bizet farà di Carmen un’eroina romantica. Gli zingari sono stati quasi sempre scacciati od osteggiati: ma continuano a resistere, e in parte rinunciano al nomadismo e s’inseriscono nei Paesi che li ospitano. Quelli che sono da secoli in Italia, la nostra lingua l’hanno appresa da tempo. Insomma, mentre il rapporto lingua-dialetto continua a essere all’ordine del giorno, con un esito prevedibile, la globalizzazione da un lato, l’immigrazione di massa dall’altro, ci costringono ad affrontare il problema linguistico tenendo conto del continuo mutare degli elementi in gioco. Occorre salvare i valori nostri, ma anche rispettare i valori altrui, e puntare al miglior tipo di convivenza tra tutti. Non è un programma da poco. RIPRODUZIONE RISERVATA
Il tema Se l’Europa ci discrimina nei concorsi «Lingua italiana, scuola, sviluppo» è il titolo del documento con cui le accademie della Crusca e dei Lincei hanno denunciato la crisi dell' insegnamento scolastico dell' italiano: un allarme raccolto da Paolo Di Stefano sul «Corriere» del 18 dicembre. Sul tema sono poi intervenuti Giulio Ferroni (22 dicembre), Giorgio De Rienzo (24 dicembre) e Cesare Segre (13 gennaio 2010). In seguito la questione della nostra lingua si è riproposta con una denuncia di Francesco Sabatini, ex presidente della Crusca, sul primato che l' Unione Europea assegna nei concorsi a inglese, francese e tedesco, discriminando l' italiano («Corriere», 20 marzo). Del problema si è fatto carico il ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, che ha preannunziato in sede Ue («Corriere», 6 aprile) «iniziative a tutti i livelli» in difesa dell’italiano. Sempre in campo politico la deputata Paola Frassinetti (Pdl) ha proposto di creare un Consiglio superiore della lingua italiana.
Segre Cesare
Cesare Segre è un filologo, semiologo e critico letterario italiano. Attualmente è Professore Emerito dell'Università di Pavia e dirige il Centro di Ricerca su Testi e tradizioni testuali dello Iuss di Pavia.
Pagina 54
(10 aprile 2010) - Corriere della Sera
Re: DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOTIZIE, APPUNTAMENTI, INFORMAZIONI, NOVITÀ ED ALTRO
PRESENTATA CON SUCCESSO LA COMMEDIA IN DIALETTO BARESE DI FELICE ALLOGGIO
"U SCORFENE"
Notevole gradimento ha suscitato la commedia in dialetto barese di Felice Alloggio "U Scorfene". Questo lavoro ha evidenziato con molta ironia episodi e fatti che accadono realmente nei nostri ospedali e che il pubblico conosce benissimo poiché è il vero protagonista.
Gli attori, tutti volontari che frequentano l'Università della Terza Età "EUROLEVANTE", annesso all’Istituto Preziosismo Sangue di Bari, sono stati bravissimi e più volte applauditi a scena aperta dal numeroso pubblico che ha seguito la brillante commedia. Non si può che complimentarsi con Felice Alloggio che riesce con molta semplicità a scrivere ed a dirigere farse e commedie con interpreti che non sono attori ma che mostrano tutta la loro bravura e che il pubblico gradisce partecipando con molto entusiasmo alle rappresentazioni. A seguire alcune foto (di Vittorio Polito) che mostrano scene della divertente farsa. Non si può non segnalare Giuditta Abatescianni (l'ausiliaria) e il giovanissimo Antar Faiçal soprannominato Picasse che interpreta il venditore di merci varie nelle corsie dell’ospedale.
Il Primario (Mimmo Marino)
IL REGISTA (Felice Alloggio)
Le foto sono di Vittorio Polito
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Dom Feb 27, 2011 7:27 am - modificato 3 volte.
NOTIZIE SUL DIALETTO BARESE & DINTORNI
Caro Vittorio,
ti ringrazio per le foto dello spettacolo che con premura e gentilezza hai inserito nel forum, e per le parole di elogio che mi hai riservato. Ringrazio gli amici presenti, Rosa Lettini, Nicola Cutino, Gaetano Mele e tanti altri la cui presenza mi ha gratificato e incoraggiato per proseguire così nel futuro. Con l'ironia e la satira ben veicolati dal nostro dialetto, ho voluto mettere in evidenza i mancati diritti di pazienti e parenti allorquando talvolta sono alle prese con problemi di salute, e il fatto che talvolta dirigenti medici e non medici si sottraggono ai loro doveri.
Spero che si possa ricomporre, con le potenzialità presenti oggi e con l'aiuto degli amici di ieri e di oggi, l'antico gruppo teatrale dal quale ho avuto altrettante soddisfazioni, e del quale ho ancora tanta nostalgia.
Ciao Felice.
ti ringrazio per le foto dello spettacolo che con premura e gentilezza hai inserito nel forum, e per le parole di elogio che mi hai riservato. Ringrazio gli amici presenti, Rosa Lettini, Nicola Cutino, Gaetano Mele e tanti altri la cui presenza mi ha gratificato e incoraggiato per proseguire così nel futuro. Con l'ironia e la satira ben veicolati dal nostro dialetto, ho voluto mettere in evidenza i mancati diritti di pazienti e parenti allorquando talvolta sono alle prese con problemi di salute, e il fatto che talvolta dirigenti medici e non medici si sottraggono ai loro doveri.
Spero che si possa ricomporre, con le potenzialità presenti oggi e con l'aiuto degli amici di ieri e di oggi, l'antico gruppo teatrale dal quale ho avuto altrettante soddisfazioni, e del quale ho ancora tanta nostalgia.
Ciao Felice.
felice.alloggio- Messaggi : 139
Data d'iscrizione : 21.02.08
Località : Bari
A PROPOSITO DELL'ARTICOLO DI SEGRE SUL CORSERA
Dopo aver letto il ponderoso articolo del prof. Segre sul Corsera mi sono convinto sempre di più che la ricchezza di un qualsivoglia dialetto è formata dai suoi parlanti, indipendentemente da come lo parlano e da come lo scrivono. In altre parole penso che cercare di incanalare una variegata ricchezza di modi di parlare e di scrivere in binari artificiali e artificiosi di strutture grammaticali e logiche che sono dei cloni di quelle più paludate delle grammatiche e delle sintassi di un lingua nazionale sia un'operazione secondo me poco influente sui modi di scrivere e di parlare dei parlanti medesimi.
franz falanga
P.S. Il prof Segre ha usato l'aggettivo rozzo per connotare i linguaggi degli altri esseri viventi altri dall'uomo esistenti sulla faccia della terra. Ci andrei piano nel definire rozzi questi linguaggi dei quali conosciamo pochissimo.
franz falanga
P.S. Il prof Segre ha usato l'aggettivo rozzo per connotare i linguaggi degli altri esseri viventi altri dall'uomo esistenti sulla faccia della terra. Ci andrei piano nel definire rozzi questi linguaggi dei quali conosciamo pochissimo.
Re: DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOTIZIE, APPUNTAMENTI, INFORMAZIONI, NOVITÀ ED ALTRO
PRESENTAZIONE DEL LIBRO
“Baresità, curiosità e...” di Vittorio Polito (Levante Editori)
La Biblioteca della VI Circoscrizione Carrassi-San Pasquale, è lieta di invitarvi venerdì 28 maggio 2010, alle ore 17,00, presso la propria sede in C.so Benedetto Croce, 130 dove si terrà la presentazione del libro “Baresità, curiosità e...”, Levante editori, scritto dal giornalista Vittorio Polito, con prefazione del Rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli.
L’appassionato studioso di storia e cultura locale, coglie l’inevitabile legame fra questa ed i costumi, le tradizioni, il dialetto barese, offrendo nel testo un colorito sguardo a personaggi, vicende, tradizioni, rime vernacolari ed espressioni proverbiali che, come tante tessere di un mosaico originale vanno a ricomporre una singolare realtà del tessuto barese, Il libro si avvale, dei contributi di altri autori, fra cui Felice Alloggio, Linda Cascella, Franz Falanga, Lorenzo Gentile e Giovanni Panza.
Presenterà il libro Felice Alloggio, autore di saggi e commedie in vernacolo, mentre Emanuele Battista, Liliana Cucinella Gioia, Rosa Lettini Triggiani e Peppino Zaccaro declameranno alcune poesie tratte dal volume.
Per qualsiasi altra informazione relativa all’iniziativa è possibile contattare la Biblioteca al numero fisso 080/5520790.
Vi aspettiamo numerosi
La Biblioteca
NICO SALATINO
dal quotidiano "PUGLIA" DEL 12 MAGGIO 2010, PAG. 14
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Mer Mag 12, 2010 6:05 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : Dal quotidiano)
A PROPOSITO DEGLI SMS E DEI LINGUAGGI GIOVANILI
Molti guardano con curiosità sospettosa e con una punta di superbia intellettuale i nuovi linguaggi giovanili che sovente vengono usati negli sms, chessò X al posto di per, tvb al posto di ti voglio bene, xchè al posto di perchè e così via. Per quanto mi riguarda Non mi meraviglio, Non mi scandalizzo e osservo con tenerezza queste esemplificazioni linguistiche e i nuovi neologismi della scena quotidiana.
Ai mei tempi ne esistevano degli altri, così come ai tempi di mio padre, di mio nonno e così indietro nel tempo.
Questi contemporanei che si scandalizzano dei linguaggi giovanili o non sono stati mai giovani loro o non so che altro.
Qualcuno della mia generazione ricorderà Nulla è, Fatte nu chiappe e molto altro ancora.
Per cui viva l'evoluzione della lingua e dei linguaggi e dei lessici giovanili.
franz falanga
Creatività barese
Un giovane rapper nostrano e un videoclip autoprodotto, che riflette la difficile realtà del San Paolo, non senza lanciare un messaggio positivo... il tutto utilizzando il nostro amato dialetto: per chi non se ne fosse ancora accorto... il barese è una lingua MUSICALE!
Ascoltatelo con attenzione e, se potete, diffondetelo.... i nostri giovani meritano di andare avanti.
https://www.youtube.com/watch?v=PNSGIbO6pto
Ciao a tutti,
Santa
Ascoltatelo con attenzione e, se potete, diffondetelo.... i nostri giovani meritano di andare avanti.
https://www.youtube.com/watch?v=PNSGIbO6pto
Ciao a tutti,
Santa
santa vetturi- Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 26.02.08
Musica, giovani e dialetto
Ancora un contributo musicale, stavolta con contaminazioni brasiliane, da un giovane barese che si esprime nel nostro dialetto, a testimonianza della sua vitalità e della sua presa, anche sulle giovani generazioni.
Altro che patrimonio di noi... ehm... ehm... attempati, il barese è apprezzato anche dai nostri ragazzi e si adatta perfettamente ad ogni genere musicale... ascoltare per credere!
https://www.youtube.com/watch?v=ON9CTZ7pQR8
Buona giornata,
Santa
Altro che patrimonio di noi... ehm... ehm... attempati, il barese è apprezzato anche dai nostri ragazzi e si adatta perfettamente ad ogni genere musicale... ascoltare per credere!
https://www.youtube.com/watch?v=ON9CTZ7pQR8
Buona giornata,
Santa
santa vetturi- Messaggi : 20
Data d'iscrizione : 26.02.08
DA "BARISERA" DEL 17 GIUGNO 2010, PAG. 21
17 GIUGNO 2010, PAG. 21
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Gio Lug 22, 2010 7:14 am - modificato 1 volta.
ANCHE CON IL DIALETTO SI SOLIDARIZZA PER HAITI
21 GIUGNO 2010, PAG. 20
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Ven Lug 23, 2010 6:23 pm - modificato 1 volta.
SPERPERO DI VOCALI E CONSONANTI: "MA CE TENITE NGAPE?"
5 LUGLIO 2010, PAG. 23
Ultima modifica di Vittorio E. Polito il Ven Lug 23, 2010 6:27 pm - modificato 1 volta.
DOPPIE CONSONANTI E QUANT'ALTRO
Anche se con un pò di ritardo vorrei intervenire sulla campagna del Comune di Bari a favore dell'uso del casco in moto. La frase scritta in dialetto è la seguente. Ma cce ttìine n-gàpe?
Nuccio Mele in un articolo di Vittorio Stagnani apparso su E Polis a proposito della maniera di scrivere il dialetto barese giustamente dice "prendetevi il fastidio di conoscere anche le minestre che hanno preparato altre persone". Prendendo lo spunto da questa frase di Mele, mi piace dire la mia. Personalmente avrei così scritto:
Ma ce ttjìene ngàpe?
Anticamente dicevano: tante teste tante idee, vi risparmio il latinorum, all'oggi la domanda che mi pongo è la seguente: esiste una maniera unica, definitiva e incontrovertibile di scrivere il nostro nobile dialetto barese?
Grazie per avermi letto!
franz falanga
DOPPIE VOCALI
Vorrei esprimere alcune mie considerazioni sull’uso delle doppie. Parlerò delle vocali doppie, nel nostro caso della u. In barese per dire agguantare si dice auuandà. Per cui l’imperativo è auuande! Chiunque sia fautore della doppia vocale scriverà quindi come ho scritto io. Chi invece pensa che le doppie vocali in barese non debbano essere scritte, si limiterà a scrivere auande. Basterebbe già osservare le due maniere di scrivere l’imperativo per capire che è preferibile scrivere la doppia consonante, perché, EVIDENTEMENTE, la doppia vocale ha sostituito la doppia consonante e ne costituisce ricordo. A questo mio micro ragionamento ne aggiungerò un altro che lo rinforza ulteriormente. Mostrate ad una persona che abbia scarsa dimestichezza con il dialetto barese (potrebbe essere anche un barese, ce ne sono molti che hanno difficoltà a leggere il dialetto a prima vista) e mostrategli le due parole:
AUANDE
AUUANDE
Fategliele leggere senza spiegargli il perché e noterete che leggerà la parola con la doppia u in maniera molto più vicina all’effettivo “suono” della parola stessa. Quando leggerà la parola con una sola vocale noterete che qualche cosa non funziona.
Parecchi saluti a tutti.
falàn
P.S. In questo caso la doppia vocale funziona da rafforzativo.
Contenuto sponsorizzato
Pagina 6 di 22 • 1 ... 5, 6, 7 ... 14 ... 22
Argomenti simili
» ALTRI DIALETTI: NOTIZIE, BIBLIOGRAFIA, INFORMAZIONI, NOVITA' ED ALTRO
» DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOVITA' EDITORIALI
» SCRIVIAMO IN DIALETTO BARESE
» DIALETTO BARESE
» DIALETTO BARESE: CURIOSITA'
» DIALETTO BARESE E DINTORNI: NOVITA' EDITORIALI
» SCRIVIAMO IN DIALETTO BARESE
» DIALETTO BARESE
» DIALETTO BARESE: CURIOSITA'
Pagina 6 di 22
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.
|
|